Castrovillari-08/02/2012:SOTTO LA MASCHERA I Pulcinella “belli e brutti” di Alessandria del Carretto: una testimonianza sulle origini popolari del Carnevale Mostra fotografica di Francesco Delia
I Pulcinella “belli e brutti” di Alessandria del Carretto: una testimonianza sulle origini popolari del Carnevale
Mostra fotografica di Francesco Delia
54° Carnevale di Castrovillari. Festival Internazionale del Folklore
Inaugurazione sabato 11 febbraio ore 17.00
dall’11 febbraio al 21 febbraio 2012
Cosa c’è sotto la maschera? Qual è l’identità che si nasconde e quale quella che si vuole indossare?
Che origini ha l’esigenza di ricorrere ad un mascheramento collettivo e cosa rappresenta oggi questo rito?
La mostra fotografica di Francesco Delia pone questi e tanti altri interrogativi che rimangono aperti.
Il suo è un vero e proprio reportage fotografico con un taglio decisamente antropologico.
E’ un atto dovuto condividere questo bagaglio culturale quando nasce da energie positive, tenaci, autentiche
e porle all’attenzione pubblica rientra negli scopi e nelle aspirazioni più concrete e socialmente partecipative che un artista qui ed ora può prefiggersi.
Perché cosa c’è di più politicamente dinamico del cercare la propria identità, dello scovare le origini della propria cultura,
E’ un’atmosfera calviniana quella che raccontano le immagini pulite ed essenziali di Delia,
Con la mostra “Sotto la maschera” ho cercato di fare il punto sul Carnevale tradizionale di Alessandria del
Carretto e sulle sue condizioni attuali di fenomeno ludico non più essenziale alla vita della comunità e al suo
contesto economico e sociale: non esiste più l’ansia del buon raccolto e non sussiste più il Carnevale come rito
propiziatorio, non esiste più l’aristocratico e il ricco signorotto e, dunque, non vi è più alcun ordine sociale o
gerarchia da sovvertire.
Prima di Pasqua e dopo Natale, incipit abbondante della povera e catartica Quaresima,
mentre la terra dorme e già si sogna la cornucopia dei suoi frutti, mentre la possibilità del risveglio della natura
include ancora la morte e la malasorte dei raccolti e del lavoro, il Carnevale esplodeva nelle comunità come
forma di supplica tracotante diretta al mondo ultraterreno, ai suoi spiriti malvagi affinché se ne andassero e a
quelli buoni affinché restassero per assicurare le abbondanti messi. Il Carnevale era il tempo scelto dagli uomini
attraverso il quale si invertiva la quotidianità e si creava la cornice straordinaria dentro la quale le comunità, per
tramite del mascheramento, parlavano il linguaggio degli dei e acquisivano così, esse stesse, il potere di influenzare
le leggi della natura e le dinamiche consolidate dei rapporti di potere in terra. Il travestimento, i colori, i suoni, i
balli, il vino e il cibo erano gli ingredienti per la buona riuscita della grande inversione del tempo presente.
Il Carnevale di Alessandria del Carretto è nei nostri giorni “soltanto” una rivisitazione di un aspetto culturale e
una forma d’intrattenimento patrocinato? Ma cosa c’è sotto la maschera?
Sicuramente non ci sono attori, ma persone che trattengono in sé il ricordo bambino di un momento collettivo
di festa e di persone che, un tempo protagonisti delle mascherate, conoscono i gesti e l’attitudine del Pulcinella di
Alessandria del Carretto; ci sono, ancora, i giovani che cercano, entusiasta, di raccordarsi all’ethos e ai simboli dei loro antenati.
Le foto presentate in mostra illustrano tre momenti del Carnevale alessandrino: quello finale della mascherata in piazza, quello preparatorio della vestizione delle maschere, quello incipitario e individuale del costruttore di maschere.
senza influire sulla vita della comunità (anche in termini turistici), le fasi preparatorie, al contrario, si rivelano come quelle
in cui le persone rientrano nell’orizzonte culturale tradizionale ancora incidente sulla loro condotta di vita.
Il rito in sé rivela l’aspetto diacronico della cultura alessandrina (nonostante la mancanza del contesto socio-economico
giustificante l’esistenza del Carnevale, esso si continua a fare), mentre le fasi preparatorie disvelano l’aspetto sincronico della stessa cultura,
perché in esse avvengono consegne di responsabilità, passaggi di conoscenze sul come resistere alla maschera,
riaperture delle casse che custodiscono il corredo del Pulcinella e riallaciamenti alla propria genalogia, riattualizzando
i saperi e l’estetica legate alle pratiche dell’artigianato locale.
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Francesco Delia, 1979.
Fotografo e chitarrista. Laureato in Semiologia dello Spettacolo presso l’Università di Bologna, dove ha studiato anche Antropologia culturale ed Etnomusicologia.
2011. Curatore scientifico della Candidatura Unesco della Festa dell’Abete di Alessandria del Carretto nella Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanita
2009. Mostra fotografica al Centre de Documentation sur la dance, presso la Maison du Spectacle a Bruxelles; Mostra fotografica alFestival di Antropologia Museale Humaines en societé, presso l’Université Catholique di Louvaine-la-Neuve in Belgio
2008. Le dialogue de Babele, fotografia e musica per la Nuit Blanche di Bruxelles; Curatore della mostra fotografica Nelle Indie di quaggiù, di Francesco Faeta, durante l’edizione del Festival Radicazioni
2007. Relatore della conferenza-mostra L’abbondanza della morte: un percorso iconografico fra i Carnevali tradizionali europei, Galleria A+A, Venezia