Rocca Imperiale-18/01/2012:L’Orlando Furioso al Castello Svevo di Rocca Imperiale presentazione
Domenico Corrado | 18 gennaio 18.04.41 |
L’Orlando Furioso
al Castello Svevo di Rocca Imperiale
presentazione
Un passaggio alternativo in un viaggio fantastico che ci conduce circa 500 anni indietro nel tempo. “L’idea di stare un po’” seguendo un tema antico ma attuale che ci regala “il senso del recupero del sogno dell’amore” … L’immaginazione viene configurata concretamente nel castello svevo di Rocca Imperiale: un luogo dove lo spazio e il tempo non conoscono confini, dove il mare e il verde delle colline riescono ad accarezzare un cielo da favola e a rimandarci un’infinita e tormentata pace. Perche tormentata? Aldilà delle torri e della imponente struttura medievale, si ambienta l’Orlando Furioso, dando vita al folle sogno di un amore che prima ti nutre di speranza e poi ti abbandona… Qui la pazzia è di casa! Tra la leggera aria fina e la possenza delle mura si sviluppano varie scene dell’obliosa follia d’amore di Orlando per Angelica. Ariosto traduce e accompagna tutti gli innamorati che desiderano smarrire la loro anima per perdersi profondamente alla vista di un amore folle. E poi il panorama che contorna di immensità questa favola atroce, violenta, “animata” dal senso di vastità imperiale. Questa è la nuova conoscenza della storia nella storia, del tempo nello spazio, dell’inconsapevolezza dei propri limiti e delle emozioni che sconfinano in follia pura. Si odono voci nell’immenso castello, si vivono luci che filtrano suoni di conoscenza di un viaggio attraversato nei ricordi incancellabili di un fantasma che vaga per smarrire: l’essenza… Insomma tutto lo spettacolo è una lettera alla vita che ci consente di riflettere sull’amore, sulla follia che si compie ogni qualvolta ci innamoriamo e perdiamo il senno; un immergersi nei meandri delle generazioni e verso tutto ciò che ci appassiona mentre siamo intenti a viverci altro per rendere migliore e più intensa la nostra lenta ma attenta voglia di superare ogni limite previsto dal senso comune… Anche se per risposta l’amore rende folli e può distruggerci la vita, in questo spettacolo invece si vivrà l’intensità delle emozionanti vibrazioni di cui l’amore ci adorna e per quanto possa essere una bufera emotiva altamente pericolosa, riusciamo ad uscirne ed entrarne con l’abilità di chi sa e non vuole però ricordare. Tutti studiano il fenomeno “amore” e le tecniche che possono aiutarci a vivere con meno diavoli in mente ma non sappiamo che quando ne siamo colti invece ne gustiamo solo intensamente il suo fascino e … che sia…. L’amore è quel sentimento che ci dona la pace… è tutto! Eppure possiamo perderlo in qualsiasi momento e quando ci viene sottratto diventa tutto buio… (nel castello si spengono le luci) …nulla più è garantito… silenzio!!!! L’afflato spegne le anime e cominciano i lamenti del dolore infernale che la perdita e il vuoto dell’abbandono ci lascia ….devastante… e poi tutto scorre… “panta rei”. Eraclito ci accompagna nella vita e nelle azioni ripetitive che cancellano il vuoto… e poi il peccato di aver amato troppo o troppo poco o in maniera dispersiva e non intensa o… apprendere un nuovo modo di guardare alla follia. Tutto dipende dal modo in cui noi viviamo e ci lasciamo vivere dalle emozioni. Tutto ciò che ci suggeriva Erasmo da Rotterdam in “Elogio alla follia”. Infatti egli scriveva anche nel periodo dello stesso Ariosto: “La saggezza sta alla follia come la ragione sta al sentimento”… tutto è in relazione alla follia che “libera dagli affanni, prolunga la vita, dà sapore alla vita, guida alla saggezza…il vero senno è la pazzia…” La Follia è figlia della ninfa Neotete, la Giovinezza, e di Pluto, il dio della ricchezza. Tutto si fonde nell’idea dell’impossibile e dell’imprevisto che segna profondamente le anime e le menti giganti…secondo Erasmo la follia domina ovunque e tutti gli uomini. A lei obbedisce quel senso di “piacere” che viene in più tempi ripreso alla massima espressione da vari autori come D’Annunzio e altri. Per tutta la durata dello spettacolo si possono rivivere le tensioni comuni a tutti: come siamo protesi al successo, al danaro e alla ricerca del potere. In Orlando invece predomina la conoscenza del perdersi per amore che eleva alla fine a ragione di vita! Orlando dà parola direttamente alla follia “in persona” che col suo tono gioioso ma serio inneggia al completo desiderio di fondersi completamente con essa, nel corpo e nell’anima. Ma prima di lasciare intrappolato questo fantasma “follia” nel castello imperiale riflettiamo su un pensiero: siamo tutti già stati, almeno una volta nella vita, a teatro per guardare uno spettacolo? Ebbene, proviamo ora a pensare a tutto quello che abbiamo visto… il palcoscenico, gli attori, le scenografie, le maschere, il pubblico, la storia… e se tutto questo potesse diventare per una serata una metafora perfetta della nostra vita?
Sicuramente è tutta la nostra immaginazione che scende in campo e che dà forma e vita a questa commedia ma la “nostra personale” non consente altro svolgimento che il viversi il tutto senza schemi….
Ma tutto questo a che serve? A tutto e a niente. Ma i messaggi che Ariosto probabilmente ha voluto lanciarci riguardano più l’essere liberi dalle catene crudeli dell’avere e dell’apparire piuttosto che l’essere se stessi nella gloria di una passione… qualsiasi….
E come nel film “Prendimi l’anima” in cui il famoso Jung, innamoratosi della sua paziente, esclama: ” l’amore è il sentimento più prossimo alla follia”, così Ariosto, nelle vesti di Orlando, descrive l’amore… pura, follia (unico rimedio contro la noia) essenziale per la vita!!!!
al Castello Svevo di Rocca Imperiale
presentazione
Un passaggio alternativo in un viaggio fantastico che ci conduce circa 500 anni indietro nel tempo. “L’idea di stare un po’” seguendo un tema antico ma attuale che ci regala “il senso del recupero del sogno dell’amore” … L’immaginazione viene configurata concretamente nel castello svevo di Rocca Imperiale: un luogo dove lo spazio e il tempo non conoscono confini, dove il mare e il verde delle colline riescono ad accarezzare un cielo da favola e a rimandarci un’infinita e tormentata pace. Perche tormentata? Aldilà delle torri e della imponente struttura medievale, si ambienta l’Orlando Furioso, dando vita al folle sogno di un amore che prima ti nutre di speranza e poi ti abbandona… Qui la pazzia è di casa! Tra la leggera aria fina e la possenza delle mura si sviluppano varie scene dell’obliosa follia d’amore di Orlando per Angelica. Ariosto traduce e accompagna tutti gli innamorati che desiderano smarrire la loro anima per perdersi profondamente alla vista di un amore folle. E poi il panorama che contorna di immensità questa favola atroce, violenta, “animata” dal senso di vastità imperiale. Questa è la nuova conoscenza della storia nella storia, del tempo nello spazio, dell’inconsapevolezza dei propri limiti e delle emozioni che sconfinano in follia pura. Si odono voci nell’immenso castello, si vivono luci che filtrano suoni di conoscenza di un viaggio attraversato nei ricordi incancellabili di un fantasma che vaga per smarrire: l’essenza… Insomma tutto lo spettacolo è una lettera alla vita che ci consente di riflettere sull’amore, sulla follia che si compie ogni qualvolta ci innamoriamo e perdiamo il senno; un immergersi nei meandri delle generazioni e verso tutto ciò che ci appassiona mentre siamo intenti a viverci altro per rendere migliore e più intensa la nostra lenta ma attenta voglia di superare ogni limite previsto dal senso comune… Anche se per risposta l’amore rende folli e può distruggerci la vita, in questo spettacolo invece si vivrà l’intensità delle emozionanti vibrazioni di cui l’amore ci adorna e per quanto possa essere una bufera emotiva altamente pericolosa, riusciamo ad uscirne ed entrarne con l’abilità di chi sa e non vuole però ricordare. Tutti studiano il fenomeno “amore” e le tecniche che possono aiutarci a vivere con meno diavoli in mente ma non sappiamo che quando ne siamo colti invece ne gustiamo solo intensamente il suo fascino e … che sia…. L’amore è quel sentimento che ci dona la pace… è tutto! Eppure possiamo perderlo in qualsiasi momento e quando ci viene sottratto diventa tutto buio… (nel castello si spengono le luci) …nulla più è garantito… silenzio!!!! L’afflato spegne le anime e cominciano i lamenti del dolore infernale che la perdita e il vuoto dell’abbandono ci lascia ….devastante… e poi tutto scorre… “panta rei”. Eraclito ci accompagna nella vita e nelle azioni ripetitive che cancellano il vuoto… e poi il peccato di aver amato troppo o troppo poco o in maniera dispersiva e non intensa o… apprendere un nuovo modo di guardare alla follia. Tutto dipende dal modo in cui noi viviamo e ci lasciamo vivere dalle emozioni. Tutto ciò che ci suggeriva Erasmo da Rotterdam in “Elogio alla follia”. Infatti egli scriveva anche nel periodo dello stesso Ariosto: “La saggezza sta alla follia come la ragione sta al sentimento”… tutto è in relazione alla follia che “libera dagli affanni, prolunga la vita, dà sapore alla vita, guida alla saggezza…il vero senno è la pazzia…” La Follia è figlia della ninfa Neotete, la Giovinezza, e di Pluto, il dio della ricchezza. Tutto si fonde nell’idea dell’impossibile e dell’imprevisto che segna profondamente le anime e le menti giganti…secondo Erasmo la follia domina ovunque e tutti gli uomini. A lei obbedisce quel senso di “piacere” che viene in più tempi ripreso alla massima espressione da vari autori come D’Annunzio e altri. Per tutta la durata dello spettacolo si possono rivivere le tensioni comuni a tutti: come siamo protesi al successo, al danaro e alla ricerca del potere. In Orlando invece predomina la conoscenza del perdersi per amore che eleva alla fine a ragione di vita! Orlando dà parola direttamente alla follia “in persona” che col suo tono gioioso ma serio inneggia al completo desiderio di fondersi completamente con essa, nel corpo e nell’anima. Ma prima di lasciare intrappolato questo fantasma “follia” nel castello imperiale riflettiamo su un pensiero: siamo tutti già stati, almeno una volta nella vita, a teatro per guardare uno spettacolo? Ebbene, proviamo ora a pensare a tutto quello che abbiamo visto… il palcoscenico, gli attori, le scenografie, le maschere, il pubblico, la storia… e se tutto questo potesse diventare per una serata una metafora perfetta della nostra vita?
Sicuramente è tutta la nostra immaginazione che scende in campo e che dà forma e vita a questa commedia ma la “nostra personale” non consente altro svolgimento che il viversi il tutto senza schemi….
Ma tutto questo a che serve? A tutto e a niente. Ma i messaggi che Ariosto probabilmente ha voluto lanciarci riguardano più l’essere liberi dalle catene crudeli dell’avere e dell’apparire piuttosto che l’essere se stessi nella gloria di una passione… qualsiasi….
E come nel film “Prendimi l’anima” in cui il famoso Jung, innamoratosi della sua paziente, esclama: ” l’amore è il sentimento più prossimo alla follia”, così Ariosto, nelle vesti di Orlando, descrive l’amore… pura, follia (unico rimedio contro la noia) essenziale per la vita!!!!
Domenico Maria Corrado
Ideatore Autore e Regista