Morano Calabro-10e11/03/2012:’O SCARFALIETTO” DI EDUARDO SCARPETTA
COMUNICATO STAMPA
SABATO E DOMENICA A MORANO CALABRO SI RIDE CON “’O SCARFALIETTO” DI EDUARDO SCARPETTA
UNA DELLE COMMEDIE PIU’ BELLE DEL TEATRO NAPOLETANO NELLA RASSEGNA TEATROMUSICA
MORANO CALABRO – Risate garantite all’Auditorium di Morano Calabro con una delle commedie più belle di Eduardo Scarpetta: “‘O scarfalietto”, vortice inarrestabile di comicità che risucchia il pubblico in una spirale di trovate. Lo spettacolo è inserito nel cartellone dell’undicesima stagione di “Teatromusica”, ideata e organizzata da L’Allegra Ribalta, sotto la presidenza di Massimo Celiberto e la direzione artistica di Franco Guaragna, presidente provinciale della Federazione Italiana Teatro Amatori. A portare in scena quest’opera intramontabile sono gli attori de L’Allegra Ribalta, diretti da Casimiro Gatto; due gli spettacoli previsti, il primo, sabato alle 20,30 e la replica domenica alle 18,30. “’O scarfalietto” è un’opera nata nel 1881 dalla penna di uno dei padri della commedia napoletana, Eduardo Scarpetta, ispirata all’opera francese “La Boulé” di Meilhac e Halévy. Con questa commedia comincia il grande vero successo di Scarpetta inaugurando un nuovo corso nella drammaturgia del teatro napoletano che si veste di una nuova comicità di derivazione francese ma di ambientazione fisica e psicologica del tutto napoletana. Il personaggio centrale è don Felice Sciosciammocca, la maschera inventata da Scarpetta che sostituì Pulcinella. Maschera tra le maschere con il suo bastoncino di canna, le scarpe lunghissime, il mezzo tubo e il fracchettino che anticipò Charlot, Felice Sciosciammocca risponde al disegno dell’autore di avvalorare le esigenze della sua variopinta fantasia con il controllo del quotidiano, esprime in sé i caratteri fondamentali della commedia napoletana, i quali ricorrono senza alcun dubbio nell’arte di Eduardo De Filippo. I protagonisti de “’O scarfalietto” sono Amalia e Felice, freschi sposi, che litigano per qualsiasi banalità. Stavolta è la rottura di uno scaldino nel letto nuziale a provocare il finimondo, con convocazione di avvocati e richieste di separazione. Alle liti violente dei due sposi assiste Gaetano Papocchia, buffo carattere di anziano pretendente che capita in casa della coppia per affittare un “quartino” destinato alla soubrette Emma Carcioff, per cui da tempo spasima. Da questa crisi matrimoniale scaturiscono una serie di situazioni esilaranti, comiche, al limite del grottesco fino al delirio finale all’interno del tribunale, alla brillante esplosione dei meccanismi drammaturgici scarpettiani. L’impostazione classica prevede tre atti: nel primo s’intreccia la diatriba dei coniugi Sciosciammocca con un matrimonio in avanzato stato di crisi; nel secondo la follia trova spazio nel teatro dove una soubrette prova uno spettacolo; nell’ultimo, tutti in tribunale a tirare le somme di una folle corsa verso la separazione coniugale e la perdita di qualsivoglia razionalità residua, a beneficio di una liberatoria sregolatezza.
DOMENICO DONATO