Trebisacce-22/03/2012:PEDAGOGIA E DIDATTICA SPECIALE di Pino Cozzo

PEDAGOGIA E DIDATTICA SPECIALE

di Pino Cozzo

 

Già con la legge 118/1971, la società italiana ha aperto ai disabili le scuole comuni per facilitarne l’integrazione nelle scuole superiori, pur non abolendo le scuole speciali e le classi differenziate. Il sistema educativo italiano si è dunque ispirato, e continua a farlo, ai princìpi di sussidiarietà, equità, solidarietà e responsabilità, mettendo al centro della sua azione la crescita e la valorizzazione della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell’età evolutiva e delle differenze e identità di ognuno; la salvaguardia delle pari opportunità formative; la reciproca cooperazione fra individui ed istituzioni, nella scuola, per il bene comune; l’interazione attiva per costruire un percorso adatto ad ogni alunno, inteso come persona. Una scuola che si orienta qualitativamente non solo per formare e informare, ma anche e soprattutto per far crescere e per consentire a ciascun ragazzo di inserirsi nel tessuto sociale. Così, al fine di tendere al miglioramento delle relazioni tra cittadini, aumentare la ricchezza del Paese, accrescere il bagaglio etico e multiculturale della società, il docente deve utilizzare una didattica personalizzata, perché rappresenti una strategia attenta ai bisogni di ogni alunno, ne interpreti la personalità, ne comprenda i problemi, sia vicina agli interessi culturali e quelli relazionali. Il concetto di handicap riguarda la menomazione, la perdita cioè di strutture o funzioni psicologiche, fisiche o anatomiche, la disabilità, la riduzione cioè parziale o totale dello svolgimento di un’attività, o l’handicap, o condizione di svantaggio. Il nuovo approccio verso le persone diversamente abili deve incoraggiare la cultura dell’integrazione, intesa come partecipazione sociale  tra le loro specifiche condizioni di salute e le condizioni ambientali, culturali e personali, o fattori contestuali, in cui essi vivono. L’integrazione scolastica degli allievi in situazione di handicap, dalla scuola materna fino all’università, è stabilità dall’art 12 della                L 104/1992, e la frequenza delle classi comuni è un diritto soggettivo esigibile, e la scuola, anche in assenza di adeguate capacità ricettive, non può rifiutarne l’iscrizione. Il diritto all’istruzione e all’integrazione scolastica dei disabili è basato sui principi organizzativi dell’elaborazione di una documentazione specifica che coinvolga diverse istituzioni, finalizzata a interventi individualizzati, e sulla nomina di docenti specializzati, in possesso di particolari titoli culturali e professionali stabiliti dal DPR 970/1975. Il progetto di vita del disabile passa attraverso accordi di programma, che rappresentano lo strumento giuridico per facilitare la costituzione di intese fra le istituzioni che sottoscrivono compiti specifici, ognuno per la propria parte di competenze, con finalità, obiettivi, modalità, corsi di formazione e interventi adatti al recupero dell’individuo. Il PEI (piano educativo individualizzato) contiene i percorsi volti sia a sviluppare il senso di autoefficacia sia il conseguimento di competenze necessarie a vivere in contesti di esperienze comuni. Esso dovrà anche contenere le possibili scelte che l’alunno vorrà o potrà intraprendere dopo aver concluso il percorso di formazione scolastica. La dislessia, la disgrafia, la discalculia e la disortografia sono classificati dalla L.170 dell’8.10.2010 come disturbi specifici di apprendimento, che possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana. E’ questa un’importante conquista per la pedagogia, perché consente ai docenti curriculari e di sostegno di riconoscere le vere cause di insuccesso scolastico di alunni, non imputabili a negligenza o incapacità.