Trebisacce-25/03/2012:GANGS OF NEW YORK DI MARTIN SCORSESE

GANGS OF NEW YORK DI MARTIN SCORSESE

Si mette in scena la Guerra tra Poveri

 

Due sono i capolavori che hanno aperto in modo preveggente il XXI secolo, anticipandone la sintomatica attualità. Da un lato Eyes Wide Shut di Stanley Kubrick, maestro indiscusso del linguaggio cinematografico, dall’altro il film sopraindicato di Martin Scorsese. Mentre il primo affonda la sua analisi sociale nella psicologia sessuale dell’uomo e della donna contemporanei, il secondo analizza, non solo a livello di dialoghi, ma anche come forma, quindi inquadratura e montaggio, la tematica dei conflitti sociali e delle guerre di classe.

Gli irlandesi immigrati, detti “Conigli Morti”, approdano al porto di New York dal 1846 al 1862 trovando l’ostilità sanguinaria dei Nativi, riuniti nel partito Know Nothing avente come base elettorale i braccianti del Nord Est degli Stati Uniti d’America. Guida di questa fazione è un esponente realmente esistito della piccola borghesia, il macellaio Bill Poole, battezzato nel film Bill “Cutting” per la sua abilità nell’usare coltelli e mannaie, adirato con gli irlandesi. Costoro, storicamente, contendevano le licenze comunali di macellai agli americani nativi. Ma, ancor di più, l’ afflusso in massa degli irlandesi, portava i capitani d’industria ad abbassare ad arte il prezzo del lavoro (salario orario) per prolungare gli orari di lavoro dalle 12  ore di base a 16 ore: l’irlandese per aumentare il suo salario giornaliero, trovandosi di fronte ad un basso salario orario, era indotto a lavorare per 16 ore al giorno. Forti di questa massa disperata disposta a tutto pur di lavorare, i datori di lavoro imponevano le stesse condizioni agli operai americani, oppure non li impiegavano perché avevano sul mercato un salario più alto rispetto agli irlandesi. Gli americani dunque vedevano negli irlandesi la causa della disoccupazione e dei bassi salari. Su queste basi, la lotta tra membri della stessa classe assume il colore di un conflitto tra Protestanti (i Nativi) e Cattolici (“ Conigli Morti”), tra “patrioti” e “feccia straniera”.

Il capolavoro di Martin Scorsese mette in scena questo conflitto con la composizione dell’inquadratura, grazie al suo scenografo Dante Ferretti. Le strutture scenografiche sono basate non sulla simmetria tra porte e finestre (ordine, rigidità), ma su una disposizione asimmetrica (disordine, tensione) e su soluzioni di continuità architettonica. La massa povera si trova a volte collocata in impalcature lignee aventi antenne (verticali) e stabilizzatori (diagonali) che “dividono” i figuranti. Asimmetrica è la scansione delle coppie variabili di assi verticali e delle traverse di sostegno a Y che separano la massa abbrutita collocata nell’ampia costruzione di legno all’inizio del film, poco prima della battaglia. Durante le Draft Riots, le sommosse scoppiate nel 1863 a New York contro la leva militare, l’aristocratico Mr. Schermerhorn pronuncia, sul finire del film, la seguente frase: “ Si può sempre assoldare una metà dei poveri per uccidere l’altra metà”.

Un pezzo di montaggio tratto dalla scena di battaglia iniziale vede questa successione: Monk sferra un colpo di mazza in basso; un’ inquadratura, della lunghezza di circa 1 fotogramma, mostra la mazza che spacca la testa dell’avversario. Ma tale inquadratura è di durata tanto breve (flash cut) che il colpo sembra proiettarsi su un compagno di lotta che si accascia con la gola squarciata.

E’ dunque mostrato figurativamente il seminar zizzania di un industriale americano, Jason Jay Gould, che pronunciò realmente la frase sopra indicata durante i tumulti operai del 1877: “Posso assumere una metà della classe operaia perchè uccida l’altra metà”.

 

Francesco Lupinacci.