CANNA-29/05/2012: IL CENTRO DI RIABILITAZIONE CHIUDE I BATTENTI. IL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI

CANNA IL CENTRO DI RIABILITAZIONE CHIUDE I BATTENTI. IL SILENZIO DELLE ISTITUZIONI

 

 

L’instancabile presidente dell’ Adaj (Associazione Disabili Alto Jonio), Caterina Pisilli, continua a lottare contro i mulini al vento, in un Alto Jonio ormai alla deriva. Persino il centro di riabilitazione del centro montano  chiude i battenti. In un’accorata lettera scritta dalla Psilli e indirizzata al presidente Scopelliti e al direttore generale dell’Asp di Cosenza, Scarpelli, è riassunto il dramma delle famiglie che facevano riferito a questo centro.<< L’Adaj-  Associazione Disabili Alto Jonio-, esprime alle SS.LL. tutto il proprio disappunto, come cittadina ma anche come rappresentante di un’Associazione che da diversi anni si batte per affermare i diritti dei disabili sul distretto di Trebisacce, sul  grave problema che sta investendo i cittadini in riguardo alla chiusura del “Centro di Riabilitazione” di Canna, facciamo giungere la nostra voce per non essere abbandonati alla malattia  e alla sofferenza che da circa un anno affligge i pazienti portatori di handicap ma soprattutto i loro familiari.  Circa 70 famiglie rischiano l’abbandono da parte della Regione Calabria e dall’ASP di Cosenza che con palleggiamento di responsabilità non danno risposte concrete all’AIAS di Potenza che già da anni ha investito ed ha garantito assistenza a tutto il distretto di Trebisacce. Da circa un anno si è spento ogni interesse intorno a questo problema che da sempre è stato tamponato e mai risolto da parte dei vertici aziendali e regionali lasciando tutto nel dimenticatoio più disperato. Gli utenti affetti da queste patologie chiedono risposte concrete, certezze, la carenza di risorse economiche non può essere motivo sufficiente né costituire un alibi per il distretto per negare i contenuti dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) che fino ad oggi devono garantire prestazioni qualitativamente omogenee in tutta la regione, senza disparità di trattamento tra distretto a distretto e tagliando sempre di più nei distretti più distanti. Nessuna “logica” dell’emergenza può sacrificare, per un tempo indefinito, e senza una reale programmazione sul territorio, il diritto alla certezza della continuità riabilitativa che investe sia bambini che adulti delle persone disabili. I cittadini del distretto vivono ormai uno stato di emergenza sanitaria : servizi interrotti che servono a salvare vite umane, ambulatori incapaci di rispondere alle esigenze assistenziali dei malati e chiusura dell’ ospedale, tali provvedimenti ricade sulla coesione sociale, già denunciata diverse volte da questa associazione, resa ancora più drammatica costringendo i cittadini a curarsi altrove e molte volte a rinunciare a curarsi mentre  la Regione sta a guardare. Ai cittadini del Distretto di Trebisacce sono stati richiesti sacrifici di ogni genere senza una valida alternativa a livello territoriale, con la differenza che gli viene anche imposto il sacrificio di rinunciare ad una sanità accettabile sia sul piano della sicurezza che della qualità di prestazioni erogate. Non possiamo – conclude la fondatrice dell’Adaj- continuare ad assistere a questo continuo esproprio e mutismo senza un impegno forte da parte di chi ci rappresenta a livello regionale, così come non è concepibile far diritti inalienabili, e quella della salute lo è, da questioni di bilancio, anche perché da anni la nostra regione non ha erogato un soldo per questi cittadini. Chiediamo che le SS.LL. di affrontare quanto detto in breve tempo possibile, noi esigiamo una risposta>>.

24 maggio 2012.                                                                    Alessandro Alfano