Trebisacce-27/10/2012:LA NUOVA S.S. 106: RIFLESSIONI.
Andrea Petta | 27 ottobre 12.05.47 |
La realizzazione della nuova S.S. 106 che va da Roseto Capo Spulico a Sibari, una grande Superstrada a quattro corsie, con spartitraffico e con una serie di svincoli, ci impone delle riflessione e ci pone di fronte ad inquietanti domande: la nuova arteria viaria sarà strumento di sviluppo e di progresso delle nostre comunità, con il potenziamento della mobilità e con l’offerta di opportunità occupazionali, oppure tale opera pubblica, con la sua inevitabile capacità impattante, rischia di avere un effetto fortemente lesivo dell’integrità ambientale e paesaggistica del territorio?
Da una parte l’esigenza di un asse stradale che contribuisca a collegare meglio una Regione periferica e marginale come la Calabria con il resto dell’Italia, dall’altra il rischio concreto ed effettivo che la nuova opera rappresenti un rilevante danno ambientale per il nostro territorio, un territorio già cicatrizzato dal passaggio di altre tre infrastrutture fortemente impattanti: la linea ferroviaria che costeggia il mare e che squarcia il perimetro urbano dei nostri Comuni, la vecchia S.S. 106 che attraversa Roseto, Amendolara, Trebisacce, Villapiana ed è ormai parte integrante del tessuto urbano di queste comunità, la c.d. S.S. 106 raddoppiata, realizzata negli anni ‘90 che, per quanto ci riguarda e ci colpisce più da vicino, violenta, in particolare, il territorio del Comune di Trebisacce con l’ecomostro del viadotto sulla Pagliara.
L’Amministrazione Comunale di Trebisacce, nella assoluta consapevolezza di tutto ciò, si è attivata con determinazione per proporre modifiche e adeguamenti al tracciato della costruenda arteria, per l’individuazione di soluzioni progettuali che abbiamo il minore impatto ambientale.
Le linee-guida dell’azione amministrativa devono essere, in questo momento, da una parte, cercare di minimizzare, per quanto possibile, nelle condizioni date, la valenza vulnerante dell’integrità territoriale dell’intervento, dall’altra massimizzare le opportunità di cui tale opera potrà essere portatrice sotto un duplice ordine di profili:
a) approfittare del miglioramento del collegamento viario e della mobilità e, quindi, della più agevole raggiungibilità delle nostre città, per esplicare finalmente la vocazione turistica delle stesse, finora rimasta malinconicamente frustata, rendendole più appetibili e attrattive sotto questo punto vista;
b) adoperarsi perché questa opera dia lavoro alle nostre popolazioni: la forza lavoro impiegata – mi preme evidenziarlo con forza perchè questo aspetto rappresenta dal nostro punto di vista uno degli aspetti dirimenti dell’utilità complessiva dell’opera per le nostre comunità – dovrà essere costituita da personale locale; le imprese appaltatrici dovranno avvalersi di manodopera e maestranze direttamente attinte dalle nostre città.
Sotto questo profilo, nella consapevolezza che l’opera necessita non di forza lavoro “generica” ma il più possibile “specializzata”, saranno avviati al più presto dei corsi di formazione per offrire personale adeguatamente preparato.
Dipende, allora, anche da noi che la nuova opera sia il meno possibile danno ambientale e il più possibile opportunità di sviluppo e di lavoro.