TREBISACCE, 15 NOVEMBRE – Una giovane donna di origine cubana salvata da morte certa per il pronto ricovero presso il PPI (punto di I° intervento) di Trebisacce. Così l’ex ospedale “Chidichimo”, pur ridotto a brandelli per via delle gravi mutilazioni subite, si segnala per episodi di buona sanità, che dovrebbero far riflettere i dirigenti regionali e aziendali della sanità ostinatamente orientati a fare piazza pulita dell’assistenza sanitaria nell’Alto Jonio, soprattutto quella relativa all’emergenza-urgenza che, come nel caso in specie, ha salvato la vita a questa giovane donna, così come si era dimostrato efficiente ed efficace nell’accogliere e assistere nel migliore dei modi i pazienti dell’ospedale di Mormanno sfrattati dal loro ospedale per via del grave sisma, alcuni dei quali da poco sottoposti ad interventi di tipo cardiologico.Ecco comunque la cronaca dell’ultimo episodio di buona sanità: una giovane donna cubana, A.C. D.S., 23 anni, martedì sera, poco dopo le 21.30, colpita da shock anafilattico causato da edema della glottide, viene accompagnata con urgenza dal marito e utilizzando la propria auto presso il PPI di Trebisacce. Qui la donna, in preda a grave crisi respiratoria, viene accolta e prontamente sottoposta alle cure del caso dal personale di turno guidato dal dottor Giovanni Parrotta che, con l’assistenza del personale infermieristico, provvedono a stabilizzarla secondo il protocollo previsto in casi del genere, facendola scampare a morte quasi certa. In questo caso, come del resto succede in tutti gli episodi di emergenza-urgenza, la brevità della distanza e quindi il tempo necessario per ricevere assistenza, ha giocato a favore della giovane donna cubana.
«Immaginiamo cosa sarebbe successo – ha commentato quest’ultimo episodio il segretario aziendale della Fials Antonio Paolino – se, al posto del medico, il marito della signora, in base alle fantasiose trovate contenute nel recente Decreto n. 94, avesse trovato un apparecchio telefonico. Sarebbe stata morte certa. Ecco allora la inderogabile necessità di ripensare le scelte fatte e di restituire al “Chidichimo” il suo ruolo di presidio sanitario in una zona periferica e tormentata come l’Alto Jonio. Invece di pensare al nuovo Ospedale della Sibaritide, che non si realizzerà mai – ha concluso Paolino – i responsabili della nostra sanità, pensassero a riempire di contenuti ed a mettere in rete i quattro ospedali esistenti. Si sprecherebbero meno risorse e si avrebbe una sanità più virtuosa».
Pino La Rocca