Trebisacce-14/02/2013:L’INSEGNAMENTO DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI “ COM’E’ BELLO E DIFFICILE COMUNICARE”
L’INSEGNAMENTO DEL CARDINALE CARLO MARIA MARTINI
“ COM’E’ BELLO E DIFFICILE COMUNICARE”
Commosso unanime cordoglio per la scomparsa del Cardinale Carlo Maria Martini, un “ padre generoso che ha svolto la sua missione senza mai rifiutare l’incontro e il dialogo con tutti” ha scritto il Papa.
Una delle massime autorità spirituali del nostro tempo.
Ora rimane il suo insegnamento.
La Palestra vuole rendere omaggio al Cardinale Martini, ricordandolo attraverso le sue riflessioni su un tema oggi rilevante, quello del comunicare, che non è “accessorio” o “di lusso”.
Leggiamo allora cosa scrive il Cardinale nel suo libro “ Il dialogo con il televisore”: “ nasce una domanda angosciosa: come ritrovare nella Babele di oggi una comunicazione vera, autentica, in cui le parole, i gesti, i segni corrono su strade giuste, siano raccolti e capiti, ricevano risonanza e simpatia? E’ possibile oggi nella famiglia, nella società, nella Chiesa, nel rapporto interpersonale?
Come educarsi al comunicare autentico anche in una civiltà di comunicazione di massa?
C’è un’ “etica della responsabilità” in opposizione con l’ “etica della convinzione” per i “fabbricatori di notizie e di immagini”?
Hai presente quando scrivi le persone che leggono o che vedono? Oppure ti viene più naturale pensare al giudizio dei colleghi che ti leggeranno, ovvero accarezzi in anticipo l’apprezzamento ( o temi le critiche) del politico, dell’amministratore, dei personaggi influenti nel settore di cui ti occupi? O ancora paventi che qualcuno di quelli che contano telefoneranno al Direttore per protestare? Oppure pensi a omologarti alla linea del tuo giornale o della tua TV e quindi alla “carriera” che ti potrà facilitare?
Non sta scritto che si debba essere degli eroi, ma uomini sì: a questo siamo chiamati.
Quanti scrivono per indottrinare, per convincere, per conculcare e finiscono così con piegare i fatti, circostanze, comportamenti, ad una tesi lucidamente argomentata.
Troppo spesso mi indispettiscono alcuni toni un po’ ossequiosi, quasi che si svolgessero funzioni di portavoce e non invece di interlocutori a nome della gente che non ha la possibilità di rivolgere domande ma che pure vorrebbe vedere qualcuno che sappia farlo.
Perché non si usa il potere di contradditorio? Perché hai timore di esercitare la tua libertà e la tua discrezionalità di professionista in grado di discernere le parole che hanno sostanza da quelle che sono vuota apparenza?
Anche la Chiesa appare spesso non sciolta nel suo comunicare quotidiano.
Il livello di litigiosità della società si trasmette in parte anche nelle istituzioni ecclesiastiche.
Non di rado si comunica con difficoltà all’interno, ad esempio della parrocchia, tra parroco e presti collaboratori, tra preti e movimenti, tra i diversi gruppi di fedeli e le diverse categorie sociali e culturali.
Anche la comunicazione della fede, che pure è un compito primario della comunità cristiana, appare spesso titubante e incerta.
E il Cardinale così prega: “ Laudato sìì, mio Signore, per ogni tipo di informazione che è molto utile quando sa essere umile e veritiera e casta.
Laudato, sìì, mio Signore, per i comunicatori grazie ai quali illumini la mente e doni gioia e forza al nostro cuore quando essi servono la verità, con modestia.
Specialmente sìì lodato per quanti, usando i mass media, sapranno ricordarsi che nulla al mondo vale più della persona umana”.
Com’è bello e difficile comunicare.
GIULIO BURGO