Amendolara-21/03/2013: Conferenza su Pomponio Leto
Amendolara:21/03/2013
Sull’umanista Pomponio Leto si è tenuta una conferenza, lo scorso 21 marzo, presso la Sala Consiliare. Nel ruolo di moderatore Gianni Esposito, Vicesindaco e assessore alla Cultura del comune, che ha invitato i relatori a fare chiarezza sulle origini dell’umanista, se amendolarese o no, perché le opinioni sono contrastanti. A porgere il saluto istituzionale, segnando l’inizio dei lavori, il sindaco Antonello Ciminelli che ha affermato:” tra le tante bellezze che vanta l’alto jonio vi sono anche quelle culturali e che sicuramente Pomponio Leto è nato a Amendolara”. Antonio Gerundino, autore di testi storici su Amendolara, ha sostenuto la tesi che Leandro Alberti, storico e filosofo, ha scritto a suo tempo (1479) delle origini calabresi e amendolaresi di Leto. Da qui servendosi di altre fonti ha delineato per sintesi la biografia dell’umanista vissuto dal 1428 all’anno 1498 quando morì a Roma. Visse la prima giovinezza da figlio non legittimo del principe di Salerno Giovanni Sanseverino. Leto si impegnò molti negli studi in molti campi-è stato detto-che lo portarono a maturare una conoscenza enorme sui monumenti della Roma antica. Così ,pare e si racconta, che in perfetta solitudine, il Leto, amava passeggiare anche di notte tra i beni culturali della Roma antica per ammirare in pace e tranquillità le opere d’arte che l’umanista amava, apprezzava e conosceva nei minimi particolari la loro singola storia. Fu insegnante presso l’università di Roma e scrisse dei commenti storici su imperatori romani, bizantini e su Virgilio. Il relatore Leopoldo Conforti, membro dell’Accademia Cosentina, racconta dell’umanista come di una figura imponente che ha dato un valido contributo alla letteratura. Certamente –ha affermato il relatore- l’istruzione ricevuta presso la famiglia Sanseverino e dalla scuola primaria è stata determinante considerando il successo incassato nel suo futuro. “La nostra colpa è quella di non essere riusciti a valorizzare questo personaggio così autorevole”, ha chiosato. La matrigna, moglie di Giovanni Sanseverino, odiava la Calabria e riversò quest’odio sul figliastro Leto, tanto che l’umanista fu costretto a fuggire dalla casa dei Sanseverino, portandosi prima in Sicilia e poi a Roma, e tutto ciò per colpa della matrigna che oltretutto non accettava il Leto in amicizia con i figli legittimi. Leto fondò l’accademia romana e il suo metodo di insegnamento era così efficace che i discepoli apprendevano bene anche il greco che allora si iniziava a studiare. Leto era balbuziente, ma il suo metodo scientifico portava i risultati attesi. Trascurò il cristianesimo, ma non si può dire che fosse ateo, è stato sottolineato dal relatore. Maurizio Silenzi, studioso di Archeologia, ha pensato di immaginare un dialogo attuale tra Nerone e Claudio che potrebbe rappresentare una trasposizione del pensiero di Pomponio Leto, oggi. Per fare ciò ha riportato una parte di storia di Nerone come imperatore romano su cui i giudizi sono piuttosto controversi. E ancora sulla madre di Nerone, Agrippina, sul filosofo Seneca nel primo periodo equilibrato di governo e la seconda parte quando venne definito tiranno, dai sudditi odiato e sino a maturare il suicidio all’età di 30 anni. Così anche su Pomponio Leto i giudizi sono contrastanti, così come le sue origini.
Francesco Lofrano