Cosenza-18/08/2013:A COSENZA LA MOSTRA “PARTONO I BASTIMENTI”
Un capitolo ancora poco conosciuto della nostra storia, quello del “grande esodo” degli italiani verso le Americhe, verrà illustrato e messo a fuoco dalla grande mostra “Partono i bastimenti”, in programma dal 17 luglio al 15 settembre presso il Museo Nazionale di Cosenza – Palazzo Arnone.
La rassegna si deve alla collaborazione tra la Fondazione Roma-Mediterraneo e la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Calabria.
Significativo il patrocinio dato all’iniziativa, oltre che da Regione Calabria, Provincia e Comune di Cosenza, della National Italian American Foundation, organizzazione leader dei 26 milioni di americani di origine italiana.
La mostra, racconta la storia dell’emigrazione nelle Americhe seguendo un percorso di foto ed altre immagini su pannelli che va dalle partenze di folle di disperati sulle “carrette del mare” di fine ‘800, per arrivare ai successi raggiunti in tutti i campi, soprattutto negli Stati Uniti, dai discendenti dei nostri emigrati.
Una storia che si snoda attraverso i periodi più difficili del ‘900, come le due guerre mondiali, il fascismo e la grande crisi economica degli anni ’20, che vide milioni di emigrati italiani in lotta a fianco degli altri lavoratori americani.
Correda questo percorso una ricca raccolta di documenti e oggetti originali:modelli in scala di navi storiche dell’emigrazione, passaporti di diverse epoche, biglietti e documenti di navigazione, riproduzioni di puzzle di Ellis Island, opuscoli di norme per gli emigranti, libri, giornali ed oggetti delle Little Italy, insegne ed etichette di prodotti italiani degli anni ‘20 (pasta e pomodori). E poi lettere e foto rare, quadri ad acquarello e ad olio di famosi transatlantici, poster delle compagnie di navigazione, orari di arrivi e partenze, valigie e bauli contenenti cose tipiche degli emigranti, dai corredi agli strumenti musicali, dai libretti da messa al quadro del santo protettore del paese di origine.
Gli italiani portarono nella nuova Patria la loro innata passione per la musica e il canto. Così la rassegna presenta una ricca collezione di “copielle”, cioè piccoli spartiti originali di canzoni, quasi tutte in dialetto napoletano, in voga nella Little Italy dei primi decenni del secolo scorso.
In mostra anche diversi bellissimi spartiti originali di tango. Non tutti sanno che la maggior parte delle canzoni e delle musiche del tango sono di autori italiani, emigrati o discendenti di emigrati: nelle loro composizioni cantarono la vita di tutti i giorni nel nuovo mondo, passioni, illusioni e delusioni, ma anche la nostalgia per la Patria perduta.
Per la prima volta in una rassegna del genere viene dedicato un focus a una categoria particolare di “emigranti”: le migliaia di soldati dello sconfitto esercito borbonico che nel 1861, da Napoli, furono imbarcati per New Orleans con la prospettiva di essere arruolati nell’esercito degli stati secessionisti del Sud, nella guerra civile americana. Un pagina davvero poca conosciuta della storia italiana. La ricordiamo perché è certo che diversi superstiti di quel conflitto immane scelsero di restare in America e possono considerarsi tra i primi italo americani.
La loro partenza, non propriamente volontaria (l’alternativa poteva essere una lunga prigionia nelle gelide fortezze alpine del Piemonte), è ricostruita con un po’ di fantasia in una vetrina che ha il Vesuvio come sfondo e in primo piano, sul molo del porto di Napoli, i soldatini all’imbarco, sorvegliati dalle truppe di Re Vittorio, mentre sulle torri dei castelli partenopei la bandiera borbonica sventola a mezz’asta.
Altre due vetrine sono dedicate alle guerre degli Stati Uniti combattute anche da emigranti italiani, per l’indipendenza dall’Inghilterra alla guerra civile, fino al secondo conflitto mondiale.
In mostra anche , custodita in una teca, il modello in scala (cm 220×40) e lo spaccato del transatlantico “Giulio Cesare”, la nave che negli anni venti del secolo scorso portò in Argentina con altri emigranti, la famiglia del futuro Papa Francesco.