Trebisacce-24/12/2013:Grandi domande e riposte incerte (di Pino Cozzo )
Grandi domande e riposte incerte
di Pino Cozzo
Ogni uomo è alla ricerca di qualcosa che soddisfi la sua sete di sapere e apprendere, porsi delle domande e attendere delle risposte convincenti. Oggigiorno, tutto ciò sembra essere qualcosa di veramente tumultuoso: cercare di produrre perché è necessario consumare per trarre profitto, cercare di possedere molto perché così ci si sente più al sicuro, andare alla ricerca di nuove esperienze, il più futili possibili perché tanto la società vuole questo, bramare il piacere immediato perché non si ha la pazienza di attendere, insomma avere tutto e subito. Non sempre però ci accorgiamo di correre senza una meta, di aspirare a cose senza senso e senza gusto, di farci riempire la vita di cose inutili e passeggere, di agognare il vuoto e l’effimero. E allora, tanti lamentano un impoverimento dei rapporti umani, a cominciare da quelli familiari, con il vicinato, con le associazioni sociali, sul posto di lavoro: il vivere nell’anonimato, l’estraneità anche in famiglia e con gli amici, gli incontri superficiali e frettolosi, l’emarginazione a tutti i livelli, la conflittualità e la delinquenza dilagante, e tutto sembra contrastare con quello che dovrebbe essere il nostro anelito primario: l’amare e l’essere amati. Ma se la nostra vita è breve e costellata di dolore e sofferenze, rappresenta il dileguarsi di un’ombra, consiste nel veloce soffio di un alito di vento, allora, cerchiamo di goderci quello che il Signore, generosamente e quotidianamente, vuole concederci, avviciniamoci alle cose e alle persone con ardore e spirito di gioia, arricchiamoci della giustizia divina, sforzandoci di applicare il dettato biblico che certamente ci darà più soddisfazione. Oggi, le scienze sembrano essersi perfezionate e appare che esse procurino un crescente e preciso dominio sugli eventi naturali e sulla società. Ma possono esse assicurare un indirizzo del potere che noi abbiamo in mano? E’ utile e pregnante pensare che solo quello che si tocca o si vede debba essere oggetto della nostra attenzione e del nostro impegno? O non si lascia fuori dalla nostra portata il nucleo fondante della nostra esistenza che sono la fiducia, l’amore, la bellezza, la bontà, la felicità e tutto ciò che con la vita il Signore ci ha chiamato a godere? Occorre, forse, liberarsi, dal pregiudizio e dal conformismo, occorre essere persone che riflettono sulla propria esistenza, sul proprio scopo, sul proprio futuro. Se pensiamo che veniamo dall’infinito Amore e andiamo verso l’eterno Amore, ecco che avremo chiaro il nostro cammino, il nostro operato sarà pieno di significato e la nostra vita sarà piena di gioia. La fede in Colui che ci ha creato ci dà la certezza del nostro agire e la certezza di essere amati se non altro da Lui, ci libera dall’angoscia della solitudine e dal timore del nulla, ci ben dispone ad accettare i fratelli e noi stessi per quello che siamo, perché ognuno di noi è stato creato per portare a termine un compito, serio ed impegnativo, e ci dà il coraggio forte di sfidare l’ignoto e di arrivare alla vittoria finale. La fede è sì il più grande dono di Dio, ma implica una totale accettazione dell’impegno, adesione a Lui, affidamento di sé agli altri e decisone libera e ragionata. Ma il Signore non lo vediamo nel fiore che sboccia, nell’abbraccio di un amico, nel bacio di una mamma, nella carezza di una donna, nel sorriso di un bambino? Di cos’altro abbiamo bisogno?Non sono già questi dei miracoli? Non sono forse questi elementi che ci avvicinano a Dio, a Lui che le ha create ed ha il potere su tutto e su ciascuno? E allora, chiediamo di dialogare prima con i fratelli, con quelli che si manifestano tali, quelli che accettano il confronto e la dialettica, ed poi con Dio, che ascolta le nostre parole e le nostre richieste, e le esaudisce, se sappiamo porgerle nel modo dovuto. Consideriamolo nostro amico, Colui con il quale condividiamo il tempo della preghiera e il cibo della Comunione, al quale manifestiamo i nostri più nascosti sentimenti e i nostri pensieri che sono inseriti nel nostro cuore. Cerchiamo di andargli incontro, di volerlo vedere, e ci accorgeremo che è Lui che per primo ha intrapreso la strada che porta a noi, perché ci stava già cercando. Facciamone esperienza diretta, proviamo a vederlo noi e a non fidarci di quello che ci dicono gli altri e facciamo riferimento solo alla parola che Dio ci ha lasciato.