Trebisacce-14/02/2014:Spes ultima dea (di Pino Cozzo )
Spes ultima dea
di Pino Cozzo
La vita del mondo e nel mondo è fatta di una storia tutta protesa al pieno compimento in Dio, e quanto di buono fiorisce in essa è destinato all’eternità, e la divina Provvidenza, cui si riferiscono scrittori e scienziati, fornisce segni indicatori del bene che essa stessa compie. Il dono della provvidenza è anche azione e cooperazione dell’uomo, che contribuisce a disegnare il futuro e a preparare la figura del domani. Di questo itinerario, vasto e profondo, fanno parte la conoscenza e il retto uso di tutti i segni di fede che la tradizione di origine biblica e patristica ha consegnato alla Chiesa e che essa accoglie e trasmette nel corso della sua missione nel mondo. Coerente a questa prospettiva, la Chiesa ha sempre dedicato speciale attenzione al decoro della struttura, e si sente obbligata, anche nell’epoca attuale, “a conservare e a tramandare con cura il patrimonio artistico e le testimonianze di fede del passato”. Nel rispetto della propria tradizione, che vede negli edifici di culto i luoghi privilegiati per l’incontro sacramentale con Dio, la Chiesa intende evitare “sia di dissiparne i tesori sia di acconsentire a relegarli al rango di oggetti da museo: una chiesa è un luogo vivo per uomini vivi”.
“Nel tuo amore per l’umanità, o Signore, hai voluto abitare là dove è raccolto il tuo popolo in preghiera per far di noi, con l’aiuto incessante della tua grazia, il tempio dello Spirito Santo, in cui risplenda la santità dei figli di Dio”.
La Chiesa è luogo di incontro, di raccolta, di accoglienza, di “casa” per tante persone. Ed è alla casa, o meglio alla nostra casa, che occorre pensare quando rivolgiamo il pensiero alla nostra chiesa. Come in tutte le case, l’usura e il passare del tempo lasciano segni profondi che costringono a continui interventi; qualche volta, è semplicemente la voglia di renderle più funzionali, sicure, belle e confortevoli a mettere in moto cambiamenti piccoli e grandi, strutturali o semplicemente migliorativi. Così è stato anche per la nostra chiesa, dedicata al Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, che, col trascorrere degli anni (quaranta!) ha visto un susseguirsi di cambiamenti di cui non sempre risulta facile risalire a date e documentazioni certe. In realtà, la mancanza di intonaco sulle colonne esterne che sorreggono il campanile – a causa delle vibrazioni da parte delle campane -, la visibile lesione che percorreva tutto l’arco che divide il presbiterio dagli spazi di sistemazione nei banchi, le ampie macchie di umidità apparse da qualche anno sui muri perimetrali del presbiterio e sul muro esterno della sacrestia – davvero antiestetici, e che aumentavano la loro superficie ad ogni scroscio di pioggia -, le precarie condizioni in cui versava l’impianto elettrico – datato ormai all’epoca della costruzione della chiesa -, la preoccupante umidità, che, penetrando tra i muri, bagnava i cavi dell’impianto acustico, rendendolo inutilizzabile, hanno fatto temere il concretizzarsi di un pericolo imminente e la possibilità di una chiusura al culto. Ora, dallo scorso mese di novembre, dopo anni di forti richieste, implorazioni, domande di concessioni di finanziamenti, sono iniziati i tanto invocati lavori di ristrutturazione da parte della ditta aggiudicataria della gara d’appalto, La Massaro s.r.l. di Civita. Ne sono felici i parroci, Don Pierino De Salvo e Don Nicola Cataldi, e tutti i fedeli, che hanno elevato preghiere e suppliche, al Signore, a ai signori che avessero il “potere” di deliberare in tal senso. In questo momento storico, le “macerie” che fanno da contorno alla struttura parrocchiale danno più un senso di tracollo che di sostegno migliorativo alle condizioni iniziali, ma, come recita il titolo, la speranza che in un prossimo futuro si possa godere di una chiesa più consona alla celebrazione delle varie liturgie è insita nei cuori di tutti i fedeli, con la consapevolezza che il buon Signore Iddio illumini e guidi i cuori e le menti degli addetti ai lavori per la realizzazione di un luogo sacro che abbia anche le connotazioni della sicurezza, prima, e della estetica, poi. Noi, che siamo degli inguaribili ottimisti, confidiamo nella bontà e misericordia del Signore. E come potrebbe essere altrimenti!