Trebisacce-05/04/2014: Festa dei 100 giorni dei ganzissimi studenti della VA Igea e VC Progr. del Filangieri
Pensieri, riflessioni e auguri per gli alunni delle classi
V C Programmatori e V A I.G.E.A dell’I.T.S. “G. Filangieri” di Trebisacce
(anno scolastico 2013-2014, in occasione del pranzo dei 100 giorni)
di Pino Cozzo
Se il passato, immobile e definito nella sua forma, racconta la storia di avvenimenti trascorsi che lasciano segni nell’animo e nella mente di chi li ha vissuti e rende all’uomo un bagaglio di esperienze e intelletto per far di esso un tesoro e un arricchimento, il futuro si presenta spesso con una illimitata gamma di possibilità. Infatti, in esso si compie la speranza di qualcosa di positivo, il senso del riscatto, il godimento di gioie agognate, la raccolta di frutti a lungo coltivati, spesso con amore e intelletto, per arrivare all’epilogo di un romanzo che tutti speriamo roseo e gratificante. Esso, nel suo divenire, sprona gli ambiziosi e gli intrepidi verso progetti e fantasie, desideri e forse utopie, verso la terra promessa delle aspirazioni umane, che sono tanto più pressanti quanto più represse. Forse, chi spera nel futuro e in esso ripone le sue scommesse, non è soddisfatto del passato e del presente, e, se si valorizza il futuro, si svaluta il presente, anche se questo serve a tracciare la via. Ciò non vuol significare negare il tempo e il suo scorrere, ma giungere ad una progettualità dell’uomo, al suo esplicitarsi nelle diverse attività, e il fine è sempre fondamento e principio dello stesso progetto. Chi è ancora alla sua ricerca e non si è ancora trovato, non possiede sé stesso, non gestisce il suo “io”, non guida le sue azioni e non si prefigge delle mete. Chi, invece, è padrone di sé stesso, mette a frutto i suoi talenti attuando le sue potenzialità nel mondo e contro il mondo, nel sociale e contro il sociale. Il presente, dunque, non rappresenta più il fine, ma il mezzo di un programma più ampio e ambizioso. Il concetto di educazione, in quello che è il suo significato più comune e diffuso, racchiude e contiene un obiettivo finale di formazione ed emancipazione della personalità di chiunque venga chiamato a vivere e godere di una siffatta situazione. I contenuti tradizionali della cultura si trasmettono, si ramificano e si metabolizzano attraverso i processi educativi di cui la società dispone: la famiglia, la scuola, l’ambiente di lavoro, quelli di svago per il tempo libero, gli ambienti religiosi o parrocchiali. Voi, ragazzi, in questi cinque anni di studio in questo prestigioso Istituto, avete trovato un mondo diverso, che vi ha accolto, vi ha plasmato, vi ha fornito indicazioni ed istruzione, vi ha aperto la mente sulle tante conoscenze ed informazioni, ha cercato di donarvi gli strumenti più adatti alla creazione del vostro futuro, che tale resterà, se voi saprete gestire le diverse occasioni che vi capiteranno. Ogni società, più o meno ampia e articolata, ha una sua filosofia operativa, che ne guida lo sviluppo, che resta più o meno percepibile, che prova a risolvere i problemi dell’umanità e cerca di fornire una sua risposta. Se, invece, l’anelito e la ricerca della verità e della conoscenza oggettiva nella verità e nella libertà vengono a mancare, allora, si presenteranno motivazioni forti a favorire l’adagiarsi sull’inerzia dell’approssimazione, l’eliminazione della responsabilità personale e del contributo fattivo, agevolando il crogiolarsi sull’anonimato sociale, il disimpegno e la rinuncia ad un mondo a misura d’uomo. Chi si accinge a esplorare la vita deve essere educato a riconoscere le promesse ingannevoli e a non prestarvi fede, anche se i messaggi inviati da ogni mezzo di comunicazione sono che l’aspetto probante della vita è il piacere, e non esiste alcuno sforzo o impegno, per guadagnarsi, con la quotidiana applicazione, il diritto a vivere una dignitosa esistenza, onde poi svegliarsi un giorno, guardarsi allo specchio e ritrovarsi con un bel paio di orecchie d’asino, per essere venduti come merce di scambio.
Dunque, ragazzi, l’augurio che oggi vi voglio porgere, anche a nome di tutti i vostri docenti che vi hanno seguito ed istruito in questi cinque anni è quello di essere temperanti nella fede, onesti nell’intelletto, seri nelle azioni e scevri da ogni vincolo che ostacoli la vostra libera espressione. Noi, che siamo degli ottimisti impenitenti, siamo sicuri che, in voi, la ricerca della verità e della libertà non verranno meno e che ci saranno in voi infinite motivazioni per non adagiarvi sull’inerzia dell’azione e per non defilarvi dalla responsabilità personale; sarebbe una rinunzia a voi stessi che non vi consentirebbe di raggiungere un “posto al sole” che tanta luce porterebbe nella vostra lunga vita. Solo così potrete dare libero sfogo e libera attuazione ai vostri sogni e alle vostre aspirazioni.
E allora, tanti, tanti auguri. Anzi, “Good luck and our best wishes”.