Montegiordano-19/04/2014:COME RIVITALIZZARE LE CAMPAGNE (di Antonio Farina)
COME RIVITALIZZARE LE CAMPAGNE
Ci sono amministratori, a tutti i livelli, che riescono appena a guardare al di là del loro naso e altri, per fortuna, che vedono lontano, che sanno intuire alcuni processi a cui si va incontro nel futuro. A questi uomini lungimiranti va data testimonianza del loro operato ed è per questo che ricordo che alla fine degli anni 80 il Prof. Carmelo Tucci, allora amministratore della Comunità Montana dell’Alto Ionio Cosentino, con sede in Trebisacce, e Sindaco di Montegiordano, fece pubblicare un manifesto sul quale era scritto: “L’acqua è vita, non sprecarla”! Un ammonimento subito trasformato in progetto, in ricerca pratica per trovare soluzioni al fine di fornire risorse idriche a basso costo ai contadini che nel periodo estivo penavano per la siccità. Carmelo Tucci fece trivellare nelle fiumare di Rendeti e del Castello, in agro di Montegiordano, dei pozzi artesiani dove ancora oggi alcuni contadini nel periodo estivo si approvvigionano del prezioso liquido. Un inizio pioneristico accolto da tutti con entusiasmo.
Quando il Prof. Tucci pensò di realizzare quelle opere, il costo energetico per il sollevamento delle acque sui crinali del territorio era molto elevato tant’è che i pozzi sono serviti allora e servono ancora oggi, nel periodo estivo, solo per l’approvvigionamento di piccole quantità d’acqua che gli agricoltori riescono a trasportano attraverso l’uso di cisterne trainate da trattori. E’ inutile sottolineare che questa pratica ha un costo elevato e un notevole dispendio di tempo, tanto è vero che i pochi contadini ancora presenti e ancorati al territorio limitano le loro colture e gli allevamenti solo per fini domestici.
Se si vuole dare un futuro alle nostre campagne è necessario cambiare politica, radicalmente e senza tentennamenti o dubbi. Bisogna inventarsi nuovi sistemi di approvvigionamenti idrici, per esempio, la realizzazione di laghetti collinari la cui alimentazione deve avvenire attraverso sorgenti che abbiano un’altezza superiore rispetto alla ubicazione dei laghetti in modo che l’acqua possa arrivare direttamente per caduta. Oppure bisogna utilizzare energie motrici alternative, con impianti che costano poco ma che abbiano una lunga durata come quelli fotovoltaici ed eolici per sollevarel’acqua dalle fiumare.
Certo, ci vorrà coraggio e decisione, idee chiare e negazione ai compromessi!
Montegiordano gode del privilegio di avere la sorgente dell’Acquarra (negli anni 60-70 l’acqua veniva pompata e alimentava per uso domestico il paese. Fu dismessa quando arrivò l’acquedotto del Frida perché meno costoso), copiosa d’inverno, e con una buona portata anche estiva, ad un’altezza superiore alla pianura che si snoda lungo la strada che collega la marina al paese. Un laghetto collinare nella pianura, di diversi metri cubi, potrebbe essere alimentato dalla sorgente dell’Acquarra, e sarebbe in grado di fornire acqua di irrigazione alle Contrade: Ragione, Difesa, Mandrone, Cancello, Maurella, Zamarra e Padula. Con un piccolo impianto fotovoltaico la stessa sorgente potrebbe alimentare un altro laghetto da ubicare in prossimità della vedetta di avvistamento per gli incendi estivi ubicata sul Monte Soprano, il quale potrebbe fornire acqua di irrigazione agli agricoltori dell’Acquarra e delle Vigne. Un altro laghetto collinare, alimentato dall’energia prodotta da un impianto fotovoltaico e da una mini pala eolica, potrebbe essere costruito nei pressi della Contrada Calopardo. L’acqua, in questo caso, verrebbe attinta dal torrente Garibaldi e distribuita alle contrade Calantonio, Previticchio, San Francesco e scendere fino alla Contrada Farinella, passando prima attraverso il territori delle masserie Franchino e Fiordalisi.
Un sistema idrico di questa portata, organizzato capillarmente, darebbe a tutte le campagne di Montegiordano la possibilità di una rifioritura immediata, di una vera e propria svolta nella produzione agricola e in quella zootecnica, con la conseguenza di creare decisamente nuove opportunità di lavoro. I nuovi sistemi permetterebbero al turismo rurale, di cui tanto si parla da troppo tempo in maniera pomposa e astratta, di realizzare “bed end breakfast”, “agriturismi”, “fattorie didattiche”, “laboratori di trasformazione” ecc.con un afflusso di vacanzieri non indifferente.
Se si vuole salvare la comunità montegiordanese, ormai avviata sulla via della cancellazione (se le cose nei prossimi anni dovessero rimanere nelle condizioni attuali si condannerebbe questa comunità ad una sicura implosione con la conseguente scomparsa della cultura centenaria della quale Montegiordano può vantarsi (vedi le nostre origini: Catasto Onciario di Carmelo Mundo). Bisogna spremere le meningi e pensare politicamente alla grande affinché si trovino soluzioni idonee per evitare lo spopolamento del territorio. L’epoca dei proclami e delle chiacchiere è finita, bisogna davvero rimboccarsi le maniche e agire con criterio, con professionalità in modo che, come gli anziani rappresentano una risorsa di lavoro (vedi la mio pubblicazione su marina ionica.org), anche l’agricoltura ammodernata possa dare il suo contributo per la realizzazione di posti di lavoro. Ammodernare le campagne significa ripopolare i siti e dare concrete speranze ai giovani che non vogliono sradicarsi e perdere la loro identità altrove. Abbiamo già un larvato piccolo turismo estivo, per potenziarlo e allargarlo occorre un raccordo serio e ponderato con un turismo rurale che non sia pura improvvisazione dei soliti furbetti. Così facendo gli arrivi, non soltanto stagionali, a Montegiordano non resterebbero occasionali e sono sicuro che perfino le aziende ormai in via di declino tornerebbero a verdeggiare, a vivere in pienezza.
Dr. Antonio Farina