Trebisacce-18/08/2014:“ Le Piccole Cose” ( violate) -(di Remo Spatola)
“ Le Piccole Cose” ( violate)
Certo, un monumento ai Caduti della Grande Guerra non è solo il gesto per
ricordare la memoria di quanti hanno dato la vita per la Patria, ma è anche la
tangibile espressione culturale di una Comunità che, in una stele, racchiude la
profonda commozione per i suoi figli morti, e la sua vicinanza alle madri che
piangono per il grande dolore. Dinanzi al sacrificio scompaiono le differenze
sociali, le diversità culturali, e le Comunità si stringono intorno al dolore
per esorcizzare il ripetersi delle tragedie. Le piccole cose, fatte a
testimonianza di un ricordo, appartengono indissolubilmente, e per sempre, a
chi le ha fatte a dispetto della furia modernista, intesa solo come
testimonianza del presente e della propria voglia di apparire. Il 1929, la
Comunità trebisaccese erige il suo monumento ai caduti, per celebrare le gesta
di uomini semplici, che si immolarono nell’illusione di aver contribuito alla
pace, ignari che un’altra minaccia, ancora più grave, incombeva su tutta
Europa .La semplicità delle linee del monumento ai Caduti è la testimonianza
della semplicità dei miei concittadini, della mitezza delle genti a me care,
del carattere aperto, ospitale e gentile, tipico delle genti di mare, che non
hanno paura di aprirsi con il forestiero, con altre culture. Spesso, purtroppo,
abbiamo subito la prepotenza di chi ha tentato di travalicare i confini dell’
orgoglio delle proprie origini, nell’eterno conflitto tra la conservazione di
usi e costumi e la pretesa, incomprensibile, di denigrare la cultura, gli
uomini e le donne, che costituiscono la natura e l’essenza, l’identità
insostituibile della nostra Trebisacce. La furia identitaria, la pretesa
superiorità economica, non hanno tenuto conto del rispetto che si deve a chi ti
ospita. A chi, rinunciando ad un pezzo della propria cultura e della propria
storia, ha creato le condizioni per l’altrui integrazione nel tessuto sociale,
economico e culturale. Intervenire sui luoghi fisici, che costituiscono i
caratteri tipologici e costruttivi, che rappresentano un pezzo della storia
della nostra Trebisacce, costituisce un vero e proprio atto di prepotenza da
parte di chi si sente investito da una idea proprietaria delle Istituzioni e
della storia della Comunità, che temporaneamente rappresenta. Certo, va
considerata meritoria l’opera di ricostruzione e ricerca storica, condotte dal
giovane Marco Romano, figlio di questa Comunità, che sapientemente ha ritrovato
altri nomi, dimenticati, da aggiungere alla lista dei caduti della Grande
Guerra. Come va considerata meritoria la donazione economica di un altro
trebisaccese, che vive oltre oceano, l’Architetto Enzo Odoguardi, animato dall’
amore per la sua Trebisacce e per la storia dei luoghi che rappresentano la sua
infanzia e la memoria dei suoi cari. Nessuno in nome e per conto di una sua
personale, discutibile, visione può usurpare la memoria e la storia di una
Comunità, distruggendo i segni tangibili che costituiscono il patrimonio
culturale e storico di se stessa. La sensibilità culturale aiuta ad accostarsi
con attenzione e rispetto alle piccole cose che rappresentano la storia
semplice, ma importante, di Trebisacce. Si può anche essere forestiero, ma non
si può essere insensibile nei confronti della storia dei trebisaccesi e di
Trebisacce. I “forestieri” che avrebbero dovuto vigilare non lo hanno fatto,
perché ignari dell’importanza culturale di quei luoghi semplici, ma cari alla
memoria dei “ragazzi” che in quei luoghi sono cresciuti e sono diventati
adulti. Realizzare opere pubbliche non significa intervenire, impunemente, solo
sui luoghi storico-simbolici della nostra Comunità, devastandone l’
organizzazione spaziale, ma realizzare integrazioni urbane che interagiscono
armoniosamente con l’esistente. Certo, chi è portatore di discutibili opinioni
culturali non saprà coniugare il rispetto delle altre storie con la sensibilità
che si deve ai luoghi che altri hanno costruito.
Trebisacce lì
18/08/2014
Remo Antonio Spatola