Rocca Imperiale-27/08/2014:Cronaca sulla presentazione del libro:”Dalla Poesia al Teatro” di Alessandro Quasimodo- Lo svelamento della stele Poetica e i vincitori del Poetry Slam-
Rocca Imperiale:27/08/2014
Riflettori accesi su Alessandro Quasimodo (autore, regista, attore), nella quarta giornata, su nove in programma, del Festival Poetico “Il Federiciano”. “Dalla Poesia al Teatro”, Biografia per immagini a cura di Vittorio Del Piano, è il titolo del libro di Alessandro Quasimodo, figlio del Nobèl Salvatore Quasimodo, che è stato presentato lo scorso martedì 26 agosto, nella magica cornice del chiostro del Monastero dei Frati Osservanti. L’editore Giuseppe Aletti, prima di iniziare i piacevoli lavori ha invitato per un saluto, in rappresentanza dell’amministrazione, l’assessore ai Beni Culturali, Cittadinanza Attiva, Politiche d’integrazione degli immigrati e Pari Opportunità, Brigida Cospito, che ha voluto declamare la poesia “Lamento per il Sud” in onore di Salvatore Quasimodo e l’assessore alla Formazione, Volontariato e del Sistema Bibliotecario, Rosaria Suriano, che, insieme, hanno consegnato ad Alessandro Quasimodo una targa ricordo con l’immagine del Palazzo della Provincia. Racconta l’autore del libro che inizialmente l’idea non l’aveva condivisa: perché un libro su di me? Ma poi Vittorio Del Piano e Torres mi hanno coinvolto. Del Piano era un rivoluzionario e raggiungeva tutti gli obiettivi che individuava. Per un anno mi ha ossessionato e mi metteva fretta per inviargli le foto, forse perché già sentiva dentro di se la sua fine. Morì infatti il 14 giugno e non ha avuto la possibilità di vedere il libro finito. E Aletti lo incalza su Maria Cumani Quasimodo, la madre. E Quasimodo: era sempre alla ricerca della parola giusta esatta e una volta trovata era quella e basta. E aveva ragione. Provate a cambiare qualche parola a un suo verso e notate che cambia la musicalità. Era una donna semplice e pensate che comprava i sui vestiti alla Standa e poi cambiava i bottoni o qualcosa e quel vestito cambiava l’aspetto e sembrava di alta moda. Era così. La maggior parte delle foto contenute nel libro-continua Quasimodo- si trovano a casa mia e per la nitidezza, per la bellezza e per i contenuti e ricordi sembrano delle vere opere d’arte. Aletti: ”Spero, il prossimo anno, di arricchire il Paese della Poesia con una stele su tua madre”. Quasimodo: ”Perché no, so bene che sei di parola e non fai promesse a vuoto..”. E mentre Aletti scorre le pagine del libro, Quasimodo commenta le foto con particolari anche inediti. “Le foto parlano anche della tua attività teatrale”, fa volutamente notare Giuseppe Aletti. E l’autore: “Sì, è la Scuola del piccolo teatro che ho frequentato e qui sono con il maestro che mi ha formato e la ritengo una foto importante e in tanti siamo usciti da questa scuola” e “quest’altra foto riporta Corso Garibaldi,16 che è lo studio storico di mio padre”. E l’autore da qui parte per parlare della Casa del Poeta Carducci a Bologna e di altri. E ancora il dialogo è scivolato sui rapporti con i luoghi che ha frequentato: Sicilia, Bergamo. Roma, Milano, ecc. E per ogni luogo ha ricordato particolari di vita vissuta e aneddoti. Ha ricordato la figura dei nonni, di amici, esperienze lavorative importanti come quella a sostegno del Papa, Giovanni XXIII, rivoluzionario che ha lottato contro una curia reazionaria. E sulla parte conclusiva del libro “Persone speciali” ha raccontato di Milly, cantante straordinaria, di Teresa Franchino (sua insegnante nel Centro sperimentale teatrale), di Emma Gramatica (mostro di cultura nel senso latino di miracolo), di Dusa dalla quale ha ricevuto una lezione: “Non vorrei mai entrare in scena e per qualsiasi prezzo, ma quando sono in scena per nessun prezzo tornerei indietro”. Uno spazio ora si dedica a Valentina Meola e a Quasimodo per declamare delle poesie, della Cumani e di Quasimodo. L’esperienza di Quasimodo consolidata nel tempo e la sperimentazione passionale di Valentina, a confronto. Nessuno ha avvertito la differenza tra il maestro e il discepolo. Ambedue sono stati bravissimi e sono riusciti a creare quell’atmosfera magica di attenzione incredibile. Nessuno si muoveva, tutti i presenti in religioso silenzio ad ascoltare chi voleva trasmettere al cuore dei presenti la musicalità dei versi, regalando emozioni a iosa. Qualche signora si è dovuta nascondere con le mani il viso perché si era talmente commossa che le lacrime erano uscite incontrollate. “La punteggiatura oggi è diventata opinabile anche a livello universitario: il punto e virgola è sparito o si usa senza verbo”, ha affermato Quasimodo. E ancora: “L’alto Veliero” è la più onirica delle poesie di mio padre. La poesia “Nessuno”, spiega Quasimodo, racchiude la storia di un’amicizia con Giorgio La Pira. “Confessione” nasce in seguito ad una lettera di La Pira che gli chiede di confessarsi. Quasimodo si confessò scrivendo la poesia. E ora il Quasimodo si mette a scrivere dediche sui libri richiesti e a sorpresa i libri dichiarano il tutto esaurito e via con le prenotazioni, il libro arriverà alle persone per posta. Un bel successo di vendita! Alle 21,30 il gruppo si porta davanti l’ingresso del Castello dove si assiste allo svelamento di una stele poetica dedicata a Salvatore Quasimodo con la poesia “L’Alto Veliero”, posta sul muro di un’abitazione privata. Subito dopo il gruppo si trasferisce in Piazza dei Poeti Federiciani, nel Centro storico, davanti l’ingresso della Chiesa per la gara poetica “ Poetry Slam”, con giuria popolare e Daniela Ventura nel ruolo di maestro di cerimonia. Vince la gara Margherita Bonfilo, al secondo posto Maria Pia Dell’Olmo e al terzo posto Sergio Amata (marito della vincitrice).
Franco Lofrano