Cosenza-05/06/2015: Alunna del Liceo Fermi vince al concorso “In primavera ti racconto una favola”
Cosenza: Alunna del Liceo Fermi vince al concorso “In primavera ti racconto una favola”
Il Concorso letterario si chiama “Picard – Davide Aino” “In Primavera – ti racconto una favola”.“LE DUE MAGARE: SIRIA E OSTILIA” – spiega Martina Petrosino I C liceo scientifico “Fermi ” – è una anche se ai nostri giorni è invalso l’uso di considerare “favola” anche racconti fantastichi che non vedano tra i loro protagonisti la presenza di animali, che, in passato, era assolutamente richiesta. In questo lavoro ho cercato di evidenziare l’eterno conflitto tra il bene ed il male. Come sempre avviene per questo genere letterario, è il bene a trionfare, perché, come riconosciuto da più parti, il male, alla fine, produce sempre un bene. Non esiste una male assoluto e si può affermare, senza timore di smentita, che da un male può nascere e nasce un bene maggiore, proprio come avviene nel racconto da me presentato. Le “due magare” (figure, ancora oggi, tanto care agli abitanti della vicina S. Fili, nel cui territorio, e precisamente, sulla riva del piccolo corso d’acqua conosciuto come “Emoli” è ambientato il mio racconto) rispettando in pieno i canoni classici della favola, pur evidenziando che il male può essere difficilmente distrutto in maniera definitiva, pone in evidenza l’unico modo, a mio avviso, di sconfiggerlo: far sì che il male distrugga se stesso sotto la violenza della sua forza devastatrice e lasci spazio al bene”.
C’erano una volta due sorelle che abitavano fuori da un villaggio dal nome Felum. La loro casa si trovava nelle vicinanze della riva di un piccolo corso d’acqua, chiamato Emoli. Le due sorelle erano conosciute, da tutti gli abitanti del Villaggio e dei villaggi intorno, come due “magare”, perchè conoscevano i poteri della magia ed utilizzavano le proprietà malefiche e benefiche delle erbe per avvelenare o guarire le persone. Le due sorelle, come tutte le altre “magare”, erano anche capaci di creare intrugli per realizzare o sciogliere “fatture”.
Erano entrambe giovani, ma avevano un carattere completamente opposto.La prima, di nome Ostilia, era una ragazza stupenda, ma malvagia al massimo; la seconda, di nome Siria, era brutta, ma meno cattiva della prima e, ad insaputa della perfida sorella, quando poteva, aiutava le persone vittime della crudeltà della sorella stessa. Il Signore del Villaggio era una persona buona, di nome Gustavo; essendogli morta la moglie, aveva riversato tutto il suo affetto sul bellissimo giovane e unico figlio Ruggero. La “magara” Ostilia si era perdutamente innamorata di Ruggero, che, però era innamorato di Rebecca, una giovane popolana del Villaggio, per questo rifiutò Ostilia. Rebecca era una ragazza molto povera, la cui povertà però era di gran lungo compensata dalla bontà d’animo, tant’è che una volta aveva rischiato la sua vita per salvare quella di Siria, caduta incautamente in un fossato mentre raccoglieva erbe. Anche se tra i due vi era una notevole differenza di classe sociale,l’amore tra i due giovani era stato accettato anche da Gustavo, proprio in considerazione del profondo affetto che lo legava al figlio e per l’amabilità dimostrata dalla ragazza.La “magara” innamorata, vistasi respinta dal “figlio del signorotto” del Villaggio e consapevole che mai avrebbe potuto realizzare il suo sogno d’amore, convinse, anzi obbligò, la sorella Siria a collaborare con lei nel mettere in atto un incantesimo, che avrebbe provocato la scomparsa dell’amato Ruggero. La prima notte di luna piena, infatti, le due “magare” si trasformarono in grossi uccelli, simili ad aquile,e rapirono il giovane. Lo portarono sulla riva del piccolo fiume, vicino la loro capanna e lo mutarono in un albero. Ostilia, supplicata da Siria, nel compiere l’incantesimo previde la possibilità che il giovane potesse riprendere le sembianze umane solo se l’albero venisse bagnato dalle lacrime di una persona cara. Per evitare che la giovane amata da Ruggero potesse versare lacrime di dolore sull’albero ed annullare l’incantesimo, trasformò la ragazza in un cane. La scomparsa del figlio gettò nella disperazione più grande il Signore del Villaggio di Felum. Passato un certo periodo di tempo, Gustavo, ormai certo di non potere più riabbracciare l’amato figlio, decise di farsi costruire un baule nel quale depositare tutti i ricordi più cari di Ruggero, dai vestiti alle armature. A tal proposito si recò, anche per fare un’opera buona, da Felice, il falegname più povero di tutto il Villaggio per chiedergli di costruire il baule, lasciando ampia libertà all’artigiano di decidere il legno da usare e la forma da adottare. Andandosene lasciò a Felice 200 monete d’oro e gli disse che altrettante monete gli avrebbe dato a distanza di trenta giorni, ossia al ritiro del baule. Il falegname rimase confuso e incredulo per ciò che gli era capitato e continuava a rimirare, estasiato, il luccichio delle monete d’oro. Appena ripresosi, decise di fare una grande festa, alla quale invitò tutto il paese: festa che si protrasse, tra balli e cibo, sino alle prime luci dell’alba.
Quando si svegliò la mattina successiva, era perfettamente in forma e decise di andare nel bosco per trovare il legno adatto alla costruzione del baule del Signore. Sulla strada, però, incontrò un amico che non aveva potuto partecipare alla festa e decisero di fare un salto all’osteria, dove incontrò altri amici, ed altri ancora. Com’è facilmente intuibile, il falegname continuò a lasciarsi prendere dall’euforia dell’accaduto e finì per passare i giorni successivi tra una baldoria e una dormita. La sera del ventinovesimo giorno, in un momento di lucidità, ricordò che il giorno seguente il signor Gustavo si sarebbe presentato a casa sua per ritirare il baule. Allora salutò il gruppo di amici e corse con l’ascia che portava sempre con sé verso il bosco. Ma era talmente ubriaco che sbagliò strada e si ritrovò sull’argine del piccolo fiume, accanto alla casa di Ostilia e Siria, che in quel momento, essendo la notte di S. Giovanni, erano riunite nel bosco attorno al “grande noce”. Subito si accorse di quel bellissimo albero, alla base del quale era accovacciato un piccolo cane. Ritenne il tronco dell’albero idoneo all’esecuzione del suo lavoro e senza tentennare si mise subito all’opera e con la sua ascia in poco tempo riuscì ad abbatterlo. Tutto contento lo caricò in spalla e lo portò a casa. Il cane che era vicino l’albero si mise a camminare docilmente dietro di lui. Felice, pensando che forse aveva trovato anche un amico che gli avrebbe tenuto compagnia nelle sue lunghe giornate solitarie, non tentò neppure di allontanarlo e lasciò che la bestia lo seguisse. Lavorò alacremente tutta la notte, tagliando, limando, piallando e lucidando… sempre con il cane che gli gironzolava intorno. Alle prime luci del nuovo giorno si fermò a contemplare il risultato del suo lavoro: un baule bello e robusto come mai se n’erano visti. E, tutto soddisfatto, si addormentò su di una sedia, non avendo più neppure la forza di raggiungere il letto. Nella tarda mattinata venne svegliato da Gustavo che bussava alla porta.
Il “signore” quando vide il baule sbiancò in volto tant’era contento e soddisfatto del lavoro eseguito dal povero falegname e, preso da un incontenibile stato di emozione al solo pensiero che quel baule avrebbe accolto i ricordi dell’amato figlio, si inginocchiò stringendolo tra le sue braccia e scoppiò in un pianto dirotto. Ed ecco verificarsi l’impensabile! Alcune delle lacrime di Gustavo caddero sul coperchio del baule, che si trasformò immediatamente nel corpo vitale e vegeto del figlio Ruggero. Si può immaginare la reazione del Signore, che, ancora incredulo, riabbracciò il figlio, rendendosi perfettamente conto che era veramente lui e non il suo fantasma. La notizia si diffuse immediatamente nel piccolo villaggio e ben presto arrivò agli orecchi della “magara” Ostilia, che, per paura di essere messa sul rogo per il maleficio operato, si tolse la vita impiccandosi ad un albero del bosco. Nel frattempo, il cane che aveva seguito il falegname non smise di esternare la sua felicità verso Ruggero, emanando lunghi e gioiosi guaiti e scodinzolando senza sosta. L’altra “magara” Siria, per la sua indole più pacifica e spinta dalla paura di potere subire atroci torture per essere stata complice della sorella nel maleficio, si recò a casa di Gustavo per chiedere perdono al padre e al figlio facendo presente che avrebbe definitivamente lasciato il villaggio per ritirarsi in cima alla montagna. Appena entrata, però, incontrò Ruggero seguito dal suo inseparabile cane. Allora un barlume illuminò la mente di Siria, che si ricordò dell’altro sortilegio fatto dalla sorella: la trasformazione della giovane amata da Ruggero in un cane e ricordò pure che era stata proprio Rebecca a salvarla quando era caduta nel fossato. Corse, così, verso il bosco, dal quale, dopo poco tempo, fece ritorno portando tra le mani un’erba particolare che diede immediatamente da mangiare al cane, il quale, come già era avvenuto per Ruggero, riprese le belle sembianze umane. Alle urla di gioia del giovane, che aveva ritrovata l’amata compagna, accorsero Gustavo e tutti i servi che erano in casa. Siria, frastornata da quanto stava accadendo, decise di sparire in silenzio, senza esprimere il motivo della sua visita, e si avviò lungo il sentiero che conduceva in cima alla montagna. Ma venne richiamata da Gustavo che volle ringraziarla per avergli ridato la felicità e fatto ritrovare l’unico motivo gioioso per continuare la sua vita. Anzi volle fare di più e prese con sé, considerandola una seconda figlia, Siria, non senza però essersi fatto garantire dalla stessa che non avrebbe mai più esercitato l’arte del maleficio come “magara”. Siria accettò di buon grado la proposta, capendo perfettamente che nella vita la bontà vince sempre, anche se in precedenza vi sono stati momenti in cui si è commesso qualche errore. Da quel momento vissero tutti a lungo, felici e contenti.
Emoli= piccolo corso d’acqua al confine tra Rende e S.Fili
Felum=antico nome di S. Fili
(Fonte:Notia.it)