Plataci-30/07/2015:Bruciano i boschi di Plataci: la rabbia dei cittadini
Plataci – Ancora viva era la ferita incisa dall’incendio del 2012 che aveva colpito il territorio di Villapiana e Plataci, alberi secolari distrutti che si sono trovati a mutare il loro verdeggiante aspetto in un luttuoso volto nero. Lo stesso nefasto destino quest’anno ha colpito l’unica parte di natura che nel precedente incendio era riuscito a scampare alle fiamme, coinvolgendo anche il comune di Cerchiara. Scenari lunari al posto di querceti, uliveti e boschi di macchia mediterranea, aziende agricole e agriturismi mandati in rovina, sacrifici di una vita bruciati in pochi dolorosi attimi. Tanta la rabbia che si legge nei social network di una popolazione stanca di vedere la propria terra ardere per perversi piaceri e anche per l’incuranza di enti predisposti alla prevenzione e per l’indifferenza dei singoli cittadini. Bonifacio scrive “la natura si vendicherà”, Silvio stava perdendo dei cari nell’incendio, Giuseppe maledice i colpevoli e a Clara con rabbia e lacrime non rimane che il ricordo del profumo di un ulivo sotto il quale si sedeva quando era bambina. Da circa un mese persistevano piccoli focolai diffusi in diverse parti del territorio dell’Alto Jonio cosentino passati davanti all’indifferenza di tutti: in Calabria, e forse anche altrove, non si interviene solo “per poche sterpaglie e un po’ di macchia mediterranea”, così rispondono i vigili del fuoco del centralino di Cosenza, esausti anche loro per le poche risorse e per le troppe ansiose e rabbiose telefonate che ricevono, una realtà difficile la loro e abbandonata dalle istituzioni. Prevenire è meglio che curare recita un proverbio, ma la prevenzione nel territorio dell’Alto Jonio non esiste e forse non è mai esistita, nonostante le numerose assunzioni avvenute nel Consorzio di Bonifica(caramente sostenuto da coloro i quali oggi si trovano in mano cenere e una ricevuta di una tassa) e nel Corpo Forestale: tutti lo pensano, ma nessuno lo dice forse per un istinto omertoso che contraddistingue antropologicamente il Calabrese. Sembra di vivere una guerra ogni volta che passa un canadair sopra la testa, il cuore batte più forte e rivolgi uno sguardo alla montagna vestita di nero, si cerca di trovare una qualche soluzione, di chiamare chi ha un’autobotte, usato per i lavori agricoli, per vedere di portare soccorso, ma tutto risulta inutile mentre le fiamme dalla costa sembrano altissime. Sentimenti troppo ricorrenti e troppo dolorosi per assistere in silenzio. Prevenzione anti-incendio significa cura del territorio e in questo si vede una classe politica incosciente, impotente o indifferente, non preoccuparsi di curare il territorio palesa il fatto che questo non è amato. In fondo a noi calabresi serve solo un capro espiatorio e tutto si risolve: maledetto piromane!
Giacinta Oliva