San Lorenzo Bellizzi-26/08/2015:Conclusa la quarta edizione “Per i sentieri dei briganti del Pollino”: Natura e cultura, interessante dibattito sulla questione meridionale ieri e oggi

F.Agrelli
F.Agrelli

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Ancora con i Francesi e i Romani

Conclusa la quarta edizione  “Per i sentieri dei briganti del Pollino”: Natura e cultura, interessante dibattito sulla questione meridionale ieri e oggi

 

Ancora sui briganti del Pollino. Questa quarta edizione di Natura e cultura, organizzata dall’Associazione “Ragazzi di S.Lorenzo Bellizzi”,  è stata patrocinata dal Comune di S.Lorenzo.  All’Associazione hanno collaborato il Gruppo Speleologico Sparviere, L’Altra cultura di Albidona, il Gruppo Soccorritori “Aquile del Pollino” di Frascineto, il Club “I Briganti 4 x 4”. Hanno fatto da esperte “Guide” Giuseppe Rizzo, Nino Larocca e Saverio De Marco (Indio).

L’ escursione storica e naturalistica si è svolta dal 14 al 18  agosto: tre giorni e tre notti, per una lunga, faticosa ma sempre affascinante  escursione tra i luoghi più  belli e anche impervi del Parco nazionale del Pollino. Hanno partecipato all’escursione, non solo alcuni giovani dell’Alto Jonio ma anche un folto gruppo di Francesi e Romani: “si vede che noi calabresi non ci accorgiamo della nostra storia e delle nostre bellezze naturali”, ha detto qualcuno.

Quest’anno non si è fatto  solo il percorso delle Montagne  dei briganti ma anche una visita quasi “specifica” sulla Speleologia del Pollino calabro-lucano.

 

Il percorso di questo lungo viaggio a piedi è iniziato a Toppo vutùro, presso la “timpa” della Falconara. Il Pollino era il regno delle bande brigantesche dei lucani  Antonio Franco, Giovanni Labanca, Egidione Pugliese e dei calabresi Vincenzo Acri, Francesco Lavalle e dei Saracinari.

 

Entrati nel cuore del Pollino, si è proseguito verso Piano cardone, Piano giumenta e Lago dei Moranesi;  tutti hanno affronta to in maniera spedita la pietrosa salita che porta alla sorgente del Raganello: uno scenario veramente stupendo.

Dopo due ore, si è raggiunta la maestosa Grande porta del Pollino e il Giardino degli dei.

 Durante  le tre nottate all’aperto si sono consumate le tre pecore che i bravi cuochi dell’Associazione, esperti di ricette brigantesche, hanno preparato nella grande caldaia. L’arrosto si è fatto con gli spiedi di legno. Tutto, ristorato con ottimo vino “cerasuolo”: proprio come facevano i briganti del 1860.

Durante la notte, canti e suoni che usavano gli stessi  “fuoirilegge”: uno sei Saracinari suonava la zampogna; i briganti di Antonio Franco amavano la musica popolare, e qualcuno componeva anche poesie sulla “libertà”. Quindi, non erano tutti “delinquenti” comuni. Erano dei “disperati” che odiano l’oppressione e la povertà.

Nei giorni seguenti, i  “briganti” dell’Associazione hanno affrontato con Nino Larocca, il difficile  passaggio delle Gole del Raganello, Sant’Anna, sorgente Lamia, Scala di barile, Palma Nocera, Maddalena, e i dintorni del Sellaro e della Madonna delle armi.

L’escursione si è conclusa, con l’ultima serata, quando si è proceduto alla lettura di alcuni testi inediti (o sconosciuti) che riportano la voce dei “Piemontesi”. Hanno recitato Giuseppe Rizzo, l’universitaria Lucia Rago e Giuseppe Ventimiglia.  Quelle “ammissioni” sono firmate da Costantino Nigra (ministro di Cavour), Aurelio Saffi e da un militare della repressione brigantesca nel Sud.

Nel dibattito, coordinato dal prof. Gianni Mazzei, sono intervenuti il dr. Leonardo Larocca (che ha illustrato un quadro sul brigantaggio), la professoressa   Angela Maria Spina, di Acri, il cui “contraddittorio”  ha dato origine a una dotta discussione storica. E’ intervenuto anche il sindaco ing. Antonio Cersosimo. Il presidente dell’Associazione “Ragazzi di San Lorenzo”, Giustiniano Rossi, lo stesso Giuseppe Rizzo e Mario Brunetti, ripigliando il tema della “questione meridionale”, hanno ribadito che quel divario storico tra Nord e Sud permane ancora oggi, quindi c’è ancora una questione aperta da chiarire. Il giovane cantautore  Francesco Agrelli ha cantato alcune canzoni impegnate, ma ha suscitato grande emozione, con la sua serenata alla brigantessa Serafina Ciminelli, morta a 20 anni nel penitenziario di Potenza. Ribadiamo che non si vuole  mitizzare il brigantaggio, ma quella delle brigantesse fu certamente una delle prime rivolte sociale della donna del Sud.

Nelle ultime serate, l’Associazione ha avuto ancora successo per l’edizione di “Saperi e sapori”: tutti i prodotti locali assaporati nelle piazzette e per i vicoli del piccolo centro storico di san Lorenzo.

 

Una dichiarazione dello studioso del brigantaggio, Giuseppe Rizzo (coautore con Antonio Larocca del volume La banda di Antonio Franco, Editore, Il Coscile di Castrovillari, 2002): “Nelle prime edizioni abbiamo sentito la voce dei vinti (i briganti), invece, nella quarta escursione, prettamente culturale e naturalistica, abbiamo fatto parlare i vincitori (i Piemontesi), che hanno ferocemente represso anche i contadini che chiedevano la terra.

Infatti, si è preparata una rapida lettura dei testi dove gli stessi militari e gli uomini del governo unitario fanno delle ammissioni sul loro operato: vedi l’autocritica di Costantino Nigra, di Aurelio Salfi,  di Giuseppe Massari e altri. Hanno questi uomini hanno la soluzione della  Questione meridionale. Insomma, questa quarta edizione dei “Briganti” vuole fare anche una rivisitazione storica, contro i silenzi della storia ufficiale (appunto, quella dei vincitori). Senza presunzione,  ci siamo rivolti a quelli che ignorano la storia o che continuano a fare retorica sul Risorgimento e sul 150° dell’Unità d’Italia, perché  noi non siamo “simpatizzanti” del brigantaggio. Abbiamo solo il dovere di spiegare come è nato e perché si è verificato quel doloroso fenomeno chiamato “brigantaggio”. Si deve avere pure  il coraggio di spiegare se il capobanda Antonio Franco era solo un giovane pastore di pecore, un brigante, un bandito o un delinquente comune. Tutto questo non significa fare il “tifo” per i briganti o “sparlare”  dell’Unità d’Italia. Lo stesso Vincenzo Padula, che ha scritto in quel periodo, voleva un’altra Unità; come la volevano i contadini rimasti senza terra. Quella terra usurpata dai “galantuomini”  sferzati dall’abate Padula.

 

(Associane Ragazzi di San Lorenzo B.)