Rocca Imperiale-03/11/2015:Ricordi della fanciullezza: esorcismi e don Salvatore Polverino (di Vincenzo Manfredi)

 

 

Ricordi della fanciullezza: esorcismi e don Salvatore Polverino

 

 

Si sente parlare spesso di demonio, della sua esistenza anche da parte della chiesa ufficiale e da Papa Francesco.

Io non sto ad esprimere alcun giudizio in proposito, non ho l’autorevolezza nel dire se esista o meno il diavolo. Voglio però raccontare la mia esperienza di fanciullo soprattutto per ricordare una figura di sacerdote, don Salvatore Polverino, della Congregazione dei Padri  Vocazionisti fondata in Pianura di Napoli nel 1920 dal Beato don Giustino Russolillo. (beatificato il 7 maggio 2011 da papa Benedetto XVI).

Avevo 11-12 anni e negli anni scolastici 1939- 40 e 1940-41 mi trovavo nel Vocazionario SS. Annunziata di Cava de’ Tirreni assieme ad altri 4 ragazzi rocchesi. Si ricorda che fino a settanta-ottanta anni fa chi dopo la 5^ elementare era avviato a continuare gli studi doveva lasciare la famiglia e il proprio paese per altri lidi: la scuola media obbligatoria si ebbe nel 1969, dopo cioè 39 anni.

 

Cava dei Tirreni – anno scolastico 1939-40: don Salvatore è il sacerdote a destra

con la mano appoggiata sulla spalla di chi scrive

 

Don Salvatore, uno dei due primi vocazionisti elevati alla dignità sacerdotale nel 1926, era Parroco della frazione SS. Annunziata e superiore del Vocazionario ivi esistente.

A circa metà della strada  che dal Vocazionario porta al Castello si svolta a destra e dopo circa due – trecento  metri si arrivava a una chiesetta, in mezzo ad un castagneto (spero ci sia ancora). Nella zona vivevano alcune famiglie tra cui una  donna di 30- 40 anni, timorata di Dio, che però di tanto in tanto veniva posseduta dal demonio (così si diceva) e si ricorreva a don Salvatore, e con lui un gruppo di noi vocazionisti, invitati a pregare.

Nella chiesetta trovavamo la donna posseduta dal demonio, che alla vista del sacerdote che si avvicinava a lei con il Crocifisso tra le mani e di noi ragazzi che pregavano, si dimenava e si contorceva con tutte le sue forze, e cercava, trattenuta da due persone, di avanzare verso il Crocifisso sputando e urlando tanto che noi ragazzi, impauriti, ci stringevamo l’un l’altro.

Dopo un po’, esausta,  si acquietava. Ci dicevano che poi la donna ritornava tranquilla, persona normale.

La scena si ripeté altre volte.

Che significa tutto ciò?

Era don Salvatore un esorcista? Non so.

Questa è la mia esperienza al riguardo.

Io  ricordo don Salvatore come un sacerdote ispirato, una persona esemplare, santa, di grande fede, come ebbi a dire a quanti ebbi modo di parlare di tale periodo della mia vita.

 

 

 

 

Spesso lo accompagnavo nelle case di vecchietti e di impediti per portare loro ogni giorno la comunione.

Ricordo anche che nella cappella a fianco della sala di studio, al primo piano del Vocazionario, era esposto sempre il Santissimo, notte e giorno, e ci invitava a fare visita al Sacramento. Egli pregava sempre lì: spesso lo sorprendevamo in  preghiera con la faccia per terra. Ogni sera, dopo la cena  e la ricreazione ci riuniva lungo il corridoio dirimpetto  la cappella e ci dava consigli  sul modo di comportarci.

Era coadiuvato nella gestione della parrocchia da altro sacerdote, don Vincenzo, che era il nostro confessore, anche lui sacerdote santo: viveva nella frazione dell’Annunziata in una casa, dove in una stanza aveva ricavato un altare che si chiudeva come uno stipo.

Nel 1966, in viaggio di nozze, mi fer -mai a Cava per rivedere il Vocazionario e don Salvatore, che, ormai avanti negli anni, non mi riconobbe e non era più jl superiore  del vocazionario. Viveva  in una cameretta, accanto alla chiesa, ricavata, se ricordo bene, nel campanile.

Don Salvatore voleva imitare Gesù anche nella sofferenza. Si diceva che portasse il cilicio per mortificare il corpo.

Perché solo oggi scrivo di don Salvatore?

Perché qualche giorno fa ho avuto la fortuna di scoprire tramite internet (vedi Don Salvatore Polverino a Cava dei Tirreni), a conferma della bontà  e della “santità”  di don Salvatore,    che il “culto” che i cavesi di SS. Annunziata   hanno per don Salvatore e suo fratello Ciccio, vocazionista laico (di cui non sapevo dell’esistenza), è così forte tanto che le spoglie di entrambi, ritenuti santi, sono state traslate il 10 febbraio 2014 nella frazione SS. Annunziata di Cava e accolti, per la venerazione dei credenti, nella cappellina di Villa Iris, una delle tre strutture in cui opera la Comunità Famiglie Nazareth che accoglie le persone in difficoltà; accoglienza iniziata da don Salvatore  negli anni ’80 nella piccola canonica della SS. Annunziata. E don  Salvatore esortava i volontari ad accogliere le persone in  difficoltà  “come si  accoglie un re”. (dall’articolo di pag. 18 del mensile Fermento della diocesi di Cava  e Amalfi).

Segnaliamo, tra l’altro, che per  don Salvatore e per don Ciccio è stato pubblicato un libro Due santi all’ombra  della vergine di Lourdes.

Il mio ricordo di fanciullo sulla santità di  don  Salvatore  ora  è  suffragato da tante testimonianze che si possono leggere in internet.

Mi piace riportare alcuni brani della testimonianza L’arcobaleno di Lourdes anche a Cava de’ Tirreni di F. Ugliano: “Pazzi d’amore sono stati i due fratelli per la Vergine dei Pirinei.  La loro lunga vita ha seminato fede nei cuori ed i poveri sono stati i loro prediletti. La loro chiesa è sempre aperta, di giorno e anche di notte.

.  …. Al buon Dio si moltiplicano le preghiere per gli onori degli altari”.

Don Salvatore andò in pellegrinaggio a Lourdes per  la prima volta nel 1951. Ebbe il 3 ottobre un’ispirazione divina: udì una voce interiore che gli suggeriva di creare a  Cava una grotta simile a quella di Lourdes. Con l’aiuto del fratello don Ciccio si adoperò per raccogliere i fondi  necessari alla realizzazione dell’opera. Dopo 23 anni l’opera era completata e fu benedetta il 14 luglio 1974 dal vescovo di Cava Alfredo Vozzi.

Da allora l’11 di ogni mese la Piccola Lourdes di Cava dei Tirreni è meta di pellegrinaggi provenienti da varie parrocchie di Cava e delle diocesi vicine.

Si leggano utilmente anche: la testimonianza di Ubaldo Irpini; Il mistero del campanile di don Franco Fedullo; Professò o tempo passa  … ricimmo n’ato rusario di U. Ugliano; Come si può fare esperienza di Dio? del Sac. Don O. Masullo; la testimonianza della signora Giulia Irpino Colucci.