Trebisacce-30/01/2016:FORMAZIONE ED AGGREGAZIONE (di Pino Cozzo)

 

Pino Cozzo
Pino Cozzo

FORMAZIONE ED AGGREGAZIONE

di Pino Cozzo

 

 

Una volta, la scuola era, dopo la strada, il luogo dove i ragazzi e i giovani si incontravano, facevano nuove amicizie, coltivavano quelle esistenti, instauravano relazioni affettive, assicuravano l’aggregazione.

Oggi, le occasioni di relazionarsi sono diverse: sono più frequenti le discoteche, i locali pubblici, le sale-giochi, internet, i mezzi di comunicazione sono più disponibili e veloci, le chat-line, i telefonini e i videofonini, come dire, i rapporti interpersonali sono mutati.

In questi giorni, inizia un nuovo anno scolastico. Il popolo degli studenti affolla le vie di Trebisacce e le aule scolastiche. La varietà formativa offerta dalla cittadina ionica è ampia ed articolata. Ed allora, ricomincia il “tourbillon” dei trasporti, dell’andirivieni, del riempirsi dei locali pubblici, del commercio, linfa vitale per qualunque società civile. E ricomincia anche il processo di educazione, formazione ed informazione, del compiere scelte, porre dei fini, fissare degli obiettivi, stabilire delle norme, delle regole, degli ideali, sui quali fondare il futuro di tanti ragazzi, ma, soprattutto, sui quali basare un avvenire fatto di competenze, conoscenze, e, cosa più importante, di onestà e di rispetto degli altri. Educare, allora, formare, con la mediazione di una cultura incentrata sull’uomo, sulle sue poche  certezze, sui tanti tentennamenti, sui molti sentimenti, in una società instabile, senza valori e senza mete.

E noi, operatori della scuola, vedremo, anche quest’anno, tanti volti di ragazzi che rientrano nelle aule con atteggiamenti e spirito diversi, con emozioni e aspirazioni, con qualche sicurezza e tante incertezze. Si passa, dunque, dalla spavalderia dei “veterani”, che sanno tutto dell’ambiente, dei docenti, del personale della scuola, che dicono di conoscere vizi e virtù di tutto e di tutti, che spesso affermano:”Finalmente finisco, vado via, a me questo posto sta stretto, dominerò il mondo, a me servono altri spazi, sono fatto per la vita”, alla manifesta fragilità dei neofiti, che provengono dalle scuole medie  del comprensorio, che si affacciano su una nuova e diversa realtà, che incontrano persone nuove, che affrontano lo studio di nuovi contenuti e si cimentano con nuovi metodi di insegnamento. Sta a noi prenderli per mano, guidarli verso la meta della cultura e dell’apprendimento, cercare di interpretare i loro bisogni, le loro ansie, i loro “piccoli” problemi, tentare di risolverli con loro.

La cultura pluralistica dell’oggi è tale perché diversi sono i sistemi di legittimare il contesto sociale, la visione del mondo, i valori, le norme di comportamento. Dunque, pluralistica deve essere anche la scuola, e forse, di fatto, lo è già, perché altrimenti verrebbe sminuita la funzione educativa ad essa anche demandata, e non assolverebbe al suo compito, se si facesse passare per “educazione ai valori” una retorica che si accontentasse di affermare astrattamente degli assiomi senza sostanziarli e storicizzarli nella cultura attuata e nella prassi in vigore. Per attuare, allora, una giusta pedagogia, è necessario che si conosca quali siano gli elementi da plasmare. I nostri sono molto eterogenei, formano tanti piccoli mondi a sé stanti, provengono da mille realtà storiche e sociali, cercano delle guide e dei simboli da imitare e seguire. Cerchiamo, dunque, di non perseguire solo e tanto i problemi organizzativi, docimologici, tecnici, valutativi, perché troppo spesso sono aeriformi e lontani dal contesto. Cerchiamo, invece, di individuare delle mete raggiungibili, su cui far convergere gli sforzi di tutti, famiglie, società e operatori scolastici, per garantire il rispetto della persona e assicurare quelle conoscenze spendibili in serietà ed impegno.