Sibaritide-Pollino:04/02/2016:La Calabria abbandona il referendum contro le trivellazioni?

La Calabria abbandona il referendum contro le trivellazioni?

è questa la preoccupazione espressa da R.A.S.P.A. e da altri movimenti da tempo impegnati per la tutela ambientale e politica del territorio. Infatti, nonostante si vada ormai verso il referendum sulle trivelle in mare (dichiarato ammissibile il 19 gennaio u.s. dalla Corte Costituzionale), sono allarmanti i segnali avversi cui i cittadini devono far fronte. Ricordiamoli brevemente.

 

In origine i quesiti referendari ammessi dalla Cassazione erano 6, ma il Governo ha introdotto una serie di norme nella legge di Stabilità per recepire le richieste (ed evitare il referendum), reintroducendo il divieto di trivellazioni entro le 12 miglia marine ma salvando i titoli già rilasciati, congelandoli in attesa di tempi migliori.

 

L’8 gennaio 2016 la Cassazione ha preso atto dell’accoglimento, con la Legge di Stabilità, di 3 quesiti su 6 e ha stabilito che non v’è certezza di rigetto per procedimenti in corso per istanze in mare entro le 12 miglia marine. Quindi, non ha accolto i 2 quesiti (relativi al Piano Aree e alla Durata dei Titoli) in quanto, con la Legge di Stabilità, il Parlamento ha abrogato le norme oggetto di quesiti referendari. A valle delle modifiche governative, la Cassazione ha, dunque, ritenuto ammissibile un solo quesito, modificandolo. In particolare, il quesito superstite, sulle attività petrolifere entro le 12 miglia marine, si concentra ora sul fatto che i titoli abilitativi già rilasciati all’interno della fascia delle 12 miglia debbano essere fatti salvi «per la durata di vita utile del giacimento». Nei giorni seguenti, delle 10 Regioni pro referendum, 6 Regioni (Marche, Basilicata, Veneto, Puglia, Liguria, Sardegna) accolgono l’iniziativa No Triv di sollevare conflitto di attribuzione presso la Corte Costituzionale contro il Parlamento per invasione della sfera di competenza delle Regioni.

 

La Calabria, di fatto, ha abbandonato la campagna referendaria, dopo essersene fatta promotrice.

 

Parallelamente a ciò, è del 28 gennaio scorso la notizia che la Società Apennine Energy S.p.A ha richiesto al Ministero dell’Ambiente l’avvio della procedura di VIA riguardo al progetto di perforazione del pozzo esplorativo “Liuba 1 Or”. Si tratta di un titolo già concesso! Il pozzo, situato tra la foce del Crati e la zona archeologica e quindi nel cuore della zona alluvionale del comune di Cassano, andrebbe a pescare in un giacimento individuato negli anni Ottanta dall’ENI a circa 4 chilometri dalla costa. Per la compagnia mineraria l’impatto del progetto, distante 500 metri dalla Foce del Crati e circa 1,5 km dalla zona archeologica, sarebbe incredibilmente nullo.

 

Mentre i movimenti NO TRIV e tutte le sigle che ritengono di impegnarsi per una battaglia referendaria complicatissima si danno appuntamento a Roma per il 14 febbraio p.v., all’Assemblea Nazionale voluta dal Coordinamento Nazionale NO TRIV, R.A.S.P.A. e gli altri movimenti di base chiedono che i governi regionale e nazionale pongano fine a questo stato d’eccezione permanente apparecchiato per la Calabria. Stato all’interno del quale si dice tutto per non far niente e che determina il definitivo declino di un’area già depressa.

 

4 Febbraio 2016

 

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