Italia-29/02/2016:LO SCANDALO DELLE INTERCETTAZIONI AMERICANE IN ITALIA
LO SCANDALO DELLE INTERCETTAZIONI AMERICANE IN ITALIA
Cari lettori, ormai lo sanno tutti, gli Americani, quando lo ritengono necessario, intercettano tutti quelli che vogliono.
Il mostruoso satellite adibito allo scopo ruota incessantemente intorno al pianeta. Inesorabile. Ma come tutte le macchine costruite dall’uomo a volte fa cilecca.
È successo infatti che il gigantesco volatile d’acciaio abbia intercettato per sbaglio il cellulare di un cascherino di pizzicagnolo romano, che ha la bottega di salami in pieno centro storico, a pochi passi da Palazzo Chigi.
Può succedere. L’evento ha il suo interesse nel fatto che il malefico uccello spione ha creduto trattarsi del cellulare del Premier.
Ancora più paradossale è risultato il fatto che le trascrizioni delle telefonate del garzone non abbiano minimamente insospettito le agguerrite volpi investigative americane. I discorsi del regazzetto de bottega sono sembrati perfettamente in linea con quelli del Premier.
«No, nun ce vengo a pià le botte giù da li giudii.». Diceva il fattorino ad un amico che gli proponeva una sassaiola con un altra banda nei pressi della Sinagoga. E loro, gli 007, pensavano che il Premier escludesse un impegno dell’Italia in Medio Oriente (pronunciando il pensiero nel solito sbrigativo modo).
«No, domani nun se potemo vede, c’ho da sistemà na cosa in banca per padrone.». Quelli, sempre loro, pensavano che parlasse di una qualche banca di famiglia in corso di salvataggio (anche questo perfettamente in sintonia con le dichiarazioni ufficiali).
«Questo li frega tutti,», diceva al suo amichetto parlando del droghiere, «c’ha la bilancia truccata.». E veniva interpretato come una spiegazione sulle fandonie sparate dal Ministro del Tesoro sulla bilancia dei pagamenti, il debito pubblico ecc. Un disastro interpretativo che, purtroppo, anche in questo caso, veniva confermato dalla realtà ufficiale dei fatti.
L’equivoco, che ha gettato nello sgomento tutto lo staff di spioni a stelle e strisce, si è clamorosamente rivelato nel momento in cui dalle trascrizioni è emersa una frase intelligente e profonda: «Ma questo non può essere il Premier italiano!», ha sbottato un semplice caporale che stava solo di guardia alla porta dell’ufficio intercettazioni. «Verissimo!», ha convenuto sbigottito il capo delle operazioni, «Quell’individuo non è in grado di pensare cose simili! Chi cavolo stiamo intercettando?».
È bastato rimuovere l’errore tecnico e tutto è tornato nella logica di sempre.
Maurizio Silenzi Viselli