Trebisacce-21/04/2016:Il cammino dei sogni (di Pino Cozzo)
Il cammino dei sogni
di Pino Cozzo
Il rito che si celebra la notte di Pasqua perpetua il profondo amore di Dio per gli uomini, Suoi figli, per tutti, anche per quelli che non lo riconoscono e vivono nell’ignavia, e Lui restituisce loro il Suo unico genito, per ridare la vita eterna, per riscattare il peccato del rifiuto. Se un uomo, Adamo, si è ribellato a Dio, un altro uomo, Gesù di Nazareth, redime l’umanità dalle tenebre: ecco il simbolo della luce. Con quella atroce morte su quella dura croce, il Cristo si fa vicino ai poveri, agli afflitti, agli emarginati, agli ammalati, ai sofferenti, non c’è solitudine, bisogno che Egli non raggiunga e consoli. La risurrezione di Cristo è un avvenimento storico, si riflette nella storia con dei segni: il grosso masso rotolato via dall’ingresso, il sepolcro vuoto, le bende rimaste per terra, il ripensamento del centurione. La risurrezione non è solo o tanto la vittoria di Cristo sulla morte e quindi un suo trionfo, ma è soprattutto la causa della nostra gioia e della nostra salvezza, della certezza che se Lui è riuscito a far questo, anche noi, che siamo suoi fratelli, possiamo essere eredi della stessa sorte nell’eternità. Egli, dunque, regna con la forza dell’amore, perché è stato servo umile e obbediente, che ha ascoltato il Padre e, con mansuetudine, ha donato sé stesso. La storia resta, oggi, una drammatica lotta tra il bene e il male, tra la salute e la malattia, e Cristo vive in essa, per orientarla, se solo noi riusciamo a dare ascolto alla Sua voce e ai Suoi insegnamenti, attraverso le tante attuazioni della verità, della libertà, della bellezza, della pace, della natura, per attuare la vocazione dell’uomo, quella dell’amore e della fratellanza, con un’attenzione agli ultimi. Come quella che riservava San Pio da Pietrelcina e che ha voluto perpetuare nella fondazione dell’ospedale di S. Giovanni Rotondo. La nozione di salute rappresenta oggi una posizione centrale nel sistema dei diritti fondamentali, contribuendo in maniera decisiva allo status di benessere della persona, ossia alla realizzazione di un’area riservata alle libere scelte di ciascuno. Forse per questo, il concetto di salute si è trasformato da “bene individuale” a “bene collettivo”, con un relativo adattamento dell’atteggiamento delle Istituzioni verso la questione sanitaria. Lo stato di benessere fisico e psichico, espressione di normalità strutturale e funzionale dell’organismo considerato nel suo insieme; non si riferisce alla semplice assenza di malattie o di lesioni presenti, di deficit funzionali, di gravi mutilazioni, di rilevanti fenomeni patologici, ma esprime una condizione di complessiva efficienza psicofisica e lavorativa. Il possesso del migliore stato di sanità che si possa raggiungere costituisce uno dei diritti fondamentali di ciascun essere umano, qualunque sia la sua razza, la sua religione, la sua opinione politica, la sua condizione economica e sociale. I Governi hanno la responsabilità della sanità dei loro popoli: per farvi parte, essi devono prendere le misure sanitarie e sociali appropriate. Da questa definizione, si delinea come compito dello Stato la prevenzione e la limitazione delle situazioni di non-benessere, che possono impedire al soggetto una vita dignitosa. Il diritto alla salute rappresenta, quindi, uno dei diritti fondamentali della persona, diritto che ne riconosce la dignità, che deve essere salvaguardato anche attraverso l’azione dei pubblici poteri. Competenza dello Stato sociale è garantire a tutti l’accesso ai diritti fondamentali, mettere nelle condizioni tutti di poterne fruire in eguale misura e tutelare i soggetti deboli ed emarginati. La notizia è di quelle che fanno gioire a livello individuale e collettivo, perché tanto attesa ed auspicata. La riapertura dell’Ospedale di Trebisacce che riospiterà alcune divisioni, le degenze mediche e riabilitative, il reparto di chirurgia, il pool degli anestesisti e il Pronto Soccorso, oltre ai servizi diagnostici. Qualche mese fa, da queste stesse pagine, auspicavamo che, come l’Innominato manzoniano, chi avesse potere decisionale trascorresse qualche notte insonne a riflettere sul da farsi e su quale fosse la decisione più giusta, come docile creatura nelle mani del buonsenso. Evidentemente, ciò è accaduto, e noi confidiamo nel fatto che sia solo l’inizio di un lungo percorso che porti ad una realtà socio-sanitaria ed ospedaliera che rappresenti un fiore all’occhiello delle comunità dell’alto ionio cosentino. Che la risurrezione di Cristo porti alla risurrezione del tessuto socio- economico e sanitario del comprensorio!