Trebisacce-21/05/2016: Giuseppe Gargiullo critico sulla “Festa del Biondo”
In relazione alla cosiddetta “Festa del Biondo”, organizzata a Trebisacce per le giornate del 21 e 22 maggio, in virtù della mia attività di intermediario nonché produttore del particolare agrume tipico trebisaccese, purtroppo registro il malcontento e la delusione, prima tra tutti mia personale, nonché quella espressa dalla stragrande maggioranza dei produttori e commercianti, per l’organizzazione e la gestione della festa.
Infatti, non siamo stati né interpellati ma neppure invitati a partecipare alla pubblicizzazione di un prodotto, il “biondo” di Trebisacce, che solo grazie a grandi sacrifici personali, economici e di tempo, ancora esiste sul mercato, nonostante l’anzidetta produzione, in virtù di decenni di politiche errate, ad oggi risulta evidentemente anti-economica.
Infatti, non basta organizzare una improvvisata “festa” per due giorni all’anno, per giunta senza la partecipazione dei soggetti direttamente interessati, senza neppure coinvolgere potenziali operatori o acquirenti esterni, al fine di effettivamente far conoscere il prodotto fuori dalle piccole mura di Trebisacce.
Una proficua e seria opera di pubblicizzazione (marketing) del prodotto, non passa solo attraverso qualche selfie sorridente del politico locale di turno o con l’installazione di qualche camion di panini, ma passa attraverso una quotidiana programmazione e un’opera di incentivazione del prodotto, fatta in campo regionale ed extra-regionale, al fine di attrarre gli investitori di fuori Regione.
Facile e comodo ricordarsi del “biondo” due giorni all’anno, mentre per i restanti 363 giorni non si riesca a mettere in campo una sia pur minima strategia che passi anche attraverso la richiesta di un marchio IGP del “biondo” che possa finalmente lanciare il prodotto sui mercati nazionali e perché no, internazionali.
Penso alla vicina Rocca Imperiale, dove una politica seria e lungimirante è riuscita a far sì che il limone del posto riuscisse ad ottenere il prestigioso riconoscimento dell’Indicazione Geografica Tipica, circostanza che ha definitivamente lanciato i limoni di Rocca in tutto il territorio nazionale, con margini di guadagno che i produttori trebisaccesi possono ad oggi solo sognare.
Non chiediamo né contributi né assistenzialismo, chiediamo solo di essere protagonisti del nostro destino, chiediamo che la politica si metta finalmente al servizio degli operatori del settore e dei cittadini, e non il contrario, chiediamo di non essere solo ricordati durante le campagne elettorali, vogliamo esclusivamente una programmazione seria, svolta quotidianamente, che passi attraverso la conoscenza delle esigenze e delle problematiche del settore, che non può prescindere dal coinvolgimento degli stessi operatori, sino ad oggi abbandonati al proprio destino, che vengono contattati solo allorquando c’è da regalare qualche cassetta d’arance, per far sì che qualcuno possa autocelebrarsi, mentre il “biondo” sta oramai definitivamente “morendo” abbandonato a se stesso.
Giuseppe Gargiullo