Mondo-16/07/2016:INTEGRAZIONE: CHI L’HA VISTA?
INTEGRAZIONE: CHI L’HA VISTA?
Escludendo casi particolari, presenti in qualsiasi evento vitale: qualcuno mi sa dire quando si è prodotto il fenomeno dell’integrazione?
Forse che gli Ebrei presenti in Egitto al tempo dei Faraoni si integrarono? No di certo, visto che fuggirono a gambe levate, guidati da Mosè, alla ricerca di una loro terra promessa.
Ci provarono i Romani ad instaurare una qualche integrazione, almeno di regole sul diritto o di lingua, pensando che su tali basi si potesse sviluppare, pur nella diversità dei vari popoli, una qualche integrazione. Qualcosa nell’ambito del diritto si è conservato; ma la lingua? Il Latino è diventato Spagnolo, Francese, Tedesco, Inglese ecc. E guerre sanguinose tra le parti.
L’America, territorio vergine, ha accolto diverse popolazioni d’immigrati, ma anche lì permangono agglomerati inglesi, cinesi, latini, italiani, neri, che continuano a gravitare intorno alle loro radici originarie.
Lo stesso è avvenuto nelle grandi metropoli. Esse potevano sembrare territori vergini in grado di accogliere ed integrare qualsiasi diversità. Ma anche in questo caso l’integrazione non è riuscita; persone residenti anche da più generazioni in quel contesto, si arroccano in zone separate, ed anzi a volte si armano contro la loro consolidata presunta appartenenza civile, in nome di una presunta perduta appartenenza originale.
Il muro che divideva Berlino è caduto più per l’irresistibile attrazione al ricongiungimento dei simili, che non per questioni politiche.
L’Unione Europea è riuscita ad integrare qualcosa? Oltre ad una moneta? La Brexit sembrerebbe una risposta esauriente.
Nelle metropoli, e nelle nazioni, muri invisibili dividono tra loro le genti, e sono muri impossibili da abbattere. E non si tratta di muri razziali. All’interno delle stesse etnie sussistono differenze di origine religiosa; basta vedere, come singolo esempio, ma del tipo presente in molti altri luoghi del pianeta, gli scontri sanguinosi tra Arabi Sunniti e Sciiti.
Le Multinazionali, per tornaconto personale, fomentano un’idea diversa, e tramano per la formazione di un Homo Unicus, globalmente idoneo a consumare i loro prodotti. Hanno la forza economica per provarci, ma non la cultura per capirne l’assoluta impossibilità.
Del resto, parliamoci chiaro, facendo un caso personale, se io, romano da tempo immemorabile, che vedo il mio cognome stampigliato come bollo su di un laterizio del periodo imperiale, pur immaginando di essere nato in Egitto da bisnonni immigrati in quella nazione, potrei guardare nello stesso modo e sentimento il Colosseo e le Piramidi? E potrei, sempre nella stessa ipotesi, arruolarmi nelle fila dell’Isis per far saltare per aria le vestigia di Palmira?
Lo stesso accade all’uomo da tempo immemorabile arabo, nato da bisnonni immigrati in Francia: per lui, la piazza dove sorgeva la Bastiglia, è, rimane, e rimarrà sempre, una piazza vuota.
Maurizio Silenzi Viselli