Pollino-20/07/2016:IL GENIO DEL POLLINO.
IL GENIO DEL POLLINO.
Alcuni giorni fa, durante un’escursione sul massiccio del Pollino con il mio canuccio Titto, sono uscito dalla dritta via battuta per imboccare un sentiero appena tracciato; viottolo che poco dopo mi ha fatto entrare in una selva di bosco molto scura. Poi, diciamo semplicemente, mi sono smarrito. Proseguendo sono arrivato in una radura, al centro della quale ho visto con sollievo una grande casa di pietra che sembrava abitata.
Un vecchio, con una lunga barba bianca, era infatti seduto di fianco alla porta.
«Scusate signore,», gli ho chiesto dopo essermi avvicinato, «sapete per caso come posso fare per tornare alla strada maestra?».
«So questo e molte altre cose.», mi ha risposto con un sorriso.
Mentre il mio cane Titto veniva inseguito da un montone, inferocito dal suo ficcare il naso nel gregge che pascolava nel prato (invano, visto che era molto meno veloce di lui), ho chiesto incuriosito: «Piacere di conoscerla, io sono un architetto in gita, mi chiamo Maurizio Silenzi Viselli. Molte altre cose dite? Siete forse un saggio?».
«Piacere mio, io sono, o meglio mi chiamano, Zì Suisse. Sono saggio senz’altro, ma anche geniale.», mi ha risposto con lo stesso sorriso.
«E perché vi chiamano Zì Suisse?».
«Perché sono anche molto preciso; venga dentro con me.», mi ha detto alzandosi e guidandomi all’interno della grande casa.
Incredibile! Al centro di un ampio salone dal soffitto altissimo troneggiava un gigantesco orologio a cucù, praticamente abitabile. Poi, nel momento in cui le smisurate lancette, mosse da enormi contrappesi, a forma di pigna, appesi al soffitto, scattarono sulle ore 10, un mostruoso volatile di legno ad ali spiegate si è slanciato fuori del portellone emettendo un lancinante cucù per dieci interminabili volte.
«Vede? Tutta molto precisa opera mia.».
«Ma come mai lei, se genio come mi dice, è così poco conosciuto?».
« La risposta è già contenuta nella sua domanda. Il genio, per sua stessa natura, è avanti rispetto ai suoi contemporanei, nella scienza, nell’arte o nel pensiero, quindi non può essere “conosciuto” da essi. Pensi a Mozart, o a Leonardo da Vinci. Se tornassero in vita oggi sarebbero compresi ed osannati da tutti. Ma in vita? Mozart è morto tanto povero da non potersi pagare nemmeno il funerale, visto che venne sepolto in una fossa comune. E Leonardo? Oggi milioni di persone fanno la fila per ammirare la sua “Gioconda”, ma in vita girò per molto tempo l’Italia con il dipinto sotto al braccio cercando, inutilmente, di venderlo. Ci riuscì, alla fine, solo in Francia.».
«Bene, allora approfitto delle circostanza; visto che lei è, a suo dire, un genio, le porgo una difficilissima domanda: come si evolverà la situazione mondiale?».
« Le risponderò con una simbolica metafora che potrà sinteticamente descrivere una troppo complessa definizione del mio pensiero e della realtà.
Dunque immagini un uomo del passato che lavora un suo campo mantenendo la sua famiglia (moglie e dieci figli), vangandolo, seminandolo a grano, mietendolo e vendendo la parte del raccolto eccedente alle sue necessità.
I dieci figli gli succedono ed ampliano il campo di dieci volte, svolgendovi le attività del padre.
Vengono inventati il trattore e la mietitrebbia. Uno dei dieci studia, ed impara a condurre i due mezzi, rendendo inutile la presenza dei suoi nove fratelli.
I nove fratelli si trasferiscono nei pressi della fabbrica di trattori e mietitrebbia, fondano una città ed entrano come operai nella fabbrica.
Vengono inventati il computer e gli automi. Uno dei nove studia, ed impara a mandare avanti la fabbrica con gli automi tramite un computer. Rendendo inutile la presenza dei suoi otto fratelli.
Gli otto fratelli continuano a vivere in città, sia con attività nel terziario e nel finanziario, sia più poveramente con i sussidi prodotti dalla fabbrica.
Altri cento uomini, che vivevano sparsi nelle zone dimenticate del territorio, vedono, grazie ai computer, la bella città fondata dai nove fratelli, la sua ricca cattedrale, le strade ampie pulite, la vita facile e serena che in essa si svolge, e decidono di trasferirsi in quel luogo.
Vengono inventati i droni ed uno degli otto fratelli studia ed impara a manovrarli stando dietro ad uno schermo.
Ora noi siamo in questa fase della storia. Ecco quali saranno i fatti a seguire.
I cento uomini si avvicineranno minacciosi alla città ed alcuni dei sette fratelli temeranno di perdere quel poco che ancora avranno. La guerra, inevitabile, vedrà i droni distruggere i cento uomini.
Il fratello sul campo non avrà più a chi vendere il suo grano ed abbandonerà i suoi mezzi meccanici di lavoro. La fabbrica chiuderà per mancanza di clienti. I sette fratelli, disperati, si rivolteranno contro i padroni della fabbrica, i quali, prima di essere uccisi, scateneranno i droni contro di loro annientandoli. Il manovratore di droni, rimasto solo, morirà di stenti.
L’unico superstite sarà il primo fratello, che riprenderà a coltivare un piccolo campo, come suo padre. Questa sarà l’evoluzione mondiale.».
“Questa è la tesi del sedicente genio del Pollino”, pensavo mentre rientravo con Titto.
Maurizio Silenzi Viselli