Villapiana-01/08/2016: Un villapianese a New York che incanta la Grande Mela con il suo Fini Dance.
VILLAPIANA Un villapianese a New York che incanta la Grande Mela con il suo Fini Dance. Si tratta di Antonio Fini, ballerino e coreografo 33enne che continua a far parlare di sé oltre oceano. E’ proprio lui, infatti, già dal 2010, il “principal dancer” (il primo ballerino) presso la Michael Mao Dance di New York e a lui si deve la nascita di “Alto Jonio Dance”, svoltosi a Villapiana per cinque edizioni e del “Fini Dance Festival”, un concorso internazionale di danza nato per evocare un abbraccio tra la cultura americana e quella italiana e che quest’anno ha avuto luogo nel mese di luglio sia a Crotone che a New York. E proprio nella Grande Mela, al Manhattan Movement & Art Center, domenica scorsa, si è svolta la cerimonia conclusiva del Festival che ha trovato spazio addirittura tra le colonne del New York Times e nel corso del quale diversi artisti, sia italiani che americani, si sono esibiti incantando i presenti. Diversi i prestigiosi riconoscimenti assegnati a illustri esponenti della danza mondiale, italiani o di origini italiane, come Petra Conti, già prima ballerina alla Scala di Milano e ora prima ballerina al Boston Ballet, che aggiunge alla sua prestigiosa bacheca il Fini Dance Italian International Extraordinary Dancer Award, e Jacqulyn Buglisi direttrice della Buglisi Dance Theatre di New York, alla quale è stato consegnato il premio alla carriera Fini Dance Italian International Lifetime Achievement Award. Del resto Antonio Fini non ha mai spezzato il cordone ombelicale che lo lega alla sua terra, tanto che il Festival newyorchese è stato chiuso da un’energica tarantella che ha visto protagonisti i ragazzi della sua Summer School americana e da una “danza delle bandiere” eseguita proprio da lui con l’intento di unire metaforicamente Italia e USA. «La serata del 24 luglio – ha dichiarato soddisfatto il ballerino villapianese – è stata trasmessa in diretta web affinché anche in Italia, benché notte fonda, si potesse avere la possibilità di immergersi in un vero e proprio festival dei due mondi…».
Pino La Rocca