Trebisacce-19/09/2016:Sottomessi all’ amore ( di Pino Cozzo)
Sottomessi all’ amore
di Pino Cozzo
La consapevolezza che ciò che facciamo non è la nostra, ma l’opera del Signore, un’opera che largamente supera le nostre capacità umane, ma che misteriosamente dipende dalla nostra fedeltà e dalla nostra generosità, potrebbe far sorgere un desiderio, un’attenzione a ciò che sempre segue alla guida celeste e all’ispirazione divina, al “non spogliarsi dell’opera di Dio” , un’opera che è così preziosa perché è di Dio, e così precaria perché è nostra. Il nostro essere pienamente dipendenti dal Signore dovrebbe renderci consapevoli che noi e la nostra opera siamo solo parte di un più ampio progetto al quale dobbiamo adattarci e al quale dobbiamo lavorare. Dunque, non siamo noi a prendere le nostre decisioni, poiché non possiamo operare senza di Lui. Dobbiamo vivere in costante apertura alle indicazioni del Signore, in preghiera e con le opere; lavorando sotto la Sua guida diretta, anche se apparentemente impercettibile. Questo spirito di dipendenza da un Signore attivo e presente che lavora nel Suo regno, questa idea di essere solo parte di un più ampio progetto divino, è fortemente presente nella Chiesa dei Cristiani. “Nel rotolo del libro, di me è scritto: Io vengo per fare la tua volontà …” La libera sottomissione al Padre di Gesù (una sottomissione che, lungi dall’essere umiliante, porta alla glorificazione di Gesù e alla rinascita dell’uomo nello Spirito Santo) è ampiamente documentata nei vangeli. Non importa quale “maggior lavoro” dobbiamo compiere, non siamo i salvatori. Siamo qui per essere un segno di Cristo, per puntare a Lui con la nostra vita; per dire con tutte le nostre opere: “Benedetto sia l’Agnello di Dio”. Senza questo Spirito, noi possiamo avere tutto, educazione, talento, stima, carisma, denaro, ma non avere nulla. E con esso, anche se non possediamo molto umanamente, abbiamo tutto. Forse, pochi di noi ascoltano lo Spirito di Gesù che ci guida con una tale forza e chiarezza, ma tutti noi possiamo lavorare per stabilire un miglior clima di contatto personale, di presenza, di identificazione e di guida in Lui che ci ha chiamato ad essere Suoi collaboratori e ci ha promesso quell’attiva presenza: “Ricordate che io sono con voi sempre…” Una tale visone nuova (o rinnovata) della nostra azione come collaboratori con un Gesù presente, guide del regno sempre presente, portatori del battesimo, chiamati a continuare la Sua missione di “rendere presente il Padre come amore e misericordia”, questa consapevolezza che il nostro agire esiste per puntare ad una persona, una presenza, un potere, non è solo il frutto del nostro sforzo, ma è soprattutto un dono, un dono che dobbiamo chiedere al Padre che Lui non può rifiutarci. Attraverso quel dono, possiamo riscoprire la gioia dell’essere in grado di proclamare anche noi: “Noi non predichiamo noi stessi, ma Gesù Cristo come Signore…”.