Italia-18/11/2016:CRONACA DELLA CENA DI RENZI CON XI JINPING IN SARDEGNA.
CRONACA DELLA CENA DI RENZI CON XI JINPING IN SARDEGNA.
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping, durante lo scalo di sosta in Sardegna è stato invitato a cena da Renzi.
Il nostro “Caro Leader”, raggiante per la sua continua internazionalità mangereccia, ha predisposto per il prestigioso ospite un gustoso menù cino-sardo.
Il benvenuto, declamato da Renzi nel suo solito inglese albertosordiano, è stato scambiato, dal Presidente cinese, come uno sfoggio di alta cultura, e, sorpreso, ha fatto chiedere dall’interprete dove l’oratore avesse appreso la, ormai sconosciuta, anche da lui, lingua arcaica cinese della Dinastia Xia (2200 a.C.).
Anche il testo della prolusione, consegnato per cortesia al Presidente, e scritto in resa stenografica, è stato scambiato come un’ulteriore esibizione culturale del nostro Premier: si trattava forse, ha sempre chiesto Xi, dell’originale sistema di scrittura cinese, la cui origine risale ad incisioni su ossa oracolari della prima età del bronzo?
Si è passati quindi alla consumazione del pasto.
Le gigantesche trance di porceddu alle mandorle, aggredite con i normali bastoncini cinesi (mai in Cina si usano coltelli a tavola), hanno provocato seri imbarazzi a tutti i commensali. Xi, ormai affamato dalla lunga attesa, ha colpito con violenza il blocco di carne arrostita col bastoncino, cercando di scalfirlo: invano. La cotoletta, resa scivolosa dal grasso, è schizzata direttamente nella scollatura della signora seduta di fronte. Purtroppo, la pietanza, essendo stata servita correttamente alla temperatura di 180°, ha provocato l’immediato ricovero della sventurata al più vicino (90 chilometri) ospedale, nel reparto “Grandi Ustionati”.
Renzi, per svelenire l’atmosfera, che si era fatta piuttosto pesante, ha ordinato che venisse servito il famoso pecorino sardo, nella sua tipica versione “Casu Frazigu” (“formaggio marcio” infestato dalle larve della mosca del cacio); porzioni ingentilite, per omaggio all’ospite, da un contorno di nidi di passero (non è tempo di rondini) e pinne di pescegatto (succedaneo, anche se feroce antagonista, del più usato, in Cina, pescecane). Il Presidente, sgomento di fronte a quell’incessante brulicare, migrato anche sugli sconosciuti contorni, pensando ad una, di fatto, dichiarazione di guerra da parte dell’Italia, e rosso come un peperone calabrese (colorazione assunta in omaggio alla nazione ospitante), ha estratto una daga in bronzo della Dinastia Shang (prevista in dono propiziatorio a Trump) e lanciato il grido di guerra: Sha! Sha! Sha! (usato durante la Ribellione cinese dei Boxer contro i Giapponesi).
Renzi, pensando trattarsi di un caratteristico brindisi cinese al suo Sì (ci sono un sacco di Cinesi in Italia), ha sollevato il calice di Vermentino (Californiano, avanzato dal banchetto con Obama), stemperato con thè nero cinese, esclamando: “Brindiamo al Sì eccellenza!”.
Un cronista, poco affidabile, riporta la presenza di Xi, una mezz’ora dopo, nella trattoria “Da Votu Noneddu”, intento a divorare gustosamente alcune specialità sarde.
Maurizio Silenzi Viselli