Trebisacce-27/12/2016:Rinnovamento e Rivelazione (di Pino Cozzo)

Pino Cozzo
Pino Cozzo

Rinnovamento e Rivelazione

di Pino Cozzo

 

Rinnovamento vuol dire ri-creazione, un’innovazione ed una vitalità riottenute, un ritorno alla sorgente della vita e della crescita. Per mezzo delle Scritture, questo dono di rinnovamento è stato simbolizzato dall’acqua: da quelle acque da cui lo Spirito ha tratto la creazione, alle acque sgorgate dalla roccia del deserto di Israele, all’immagine della purificazione, della vita, dei frutti e della restaurazione dei profeti, alle acque della vita dello Spirito di Gesù e all’invito a bere del fiume della vita nella Città Celeste dell’Apocalisse. Dalla Genesi alla Nuova Gerusalemme, allora, il dono delle acque della vita ha significato e rivelato l’opera di rinnovamento realizzata nell’eterno sacerdozio di Colui che “fa nuove tutte le cose”. Dal punto di vista di Dio, il rinnovamento è un donarsi, uno “sgorgare”; dal nostro, è una sete, un profondo entrare nella vita trinitaria che è la fonte delle acque della vita, che S. Paolo chiama “il mistero” dell’opera di Dio di rinnovamento in Gesù, che è la fonte della nostra esistenza. Il centro di questo mistero di rinnovamento, il punto d’incontro della sete dell’uomo e del donarsi di Dio, è proprio la croce di Gesù. La profondità di questo mistero ha trovato il suo culmine nel grido di Gesù, nel Suo “Ho sete”. In quella sete si attua tutta la rivelazione:

 

  • Gesù è la suprema espressione della sete di Dio per l’uomo, e della sete dell’uomo per Dio: Dio in Gesù ha sete per saziare, Gesù nell’uomo ha sete per essere saziato con lo Spirito che è Amore;
  • Dio ha sete dell’uomo per avere sete di Lui. In questa mutua sete si vedono la profondità del desiderio di Dio per il nostro amore e la profondità del nostro desiderio per il Suo amore.
  • L’amore e la sete di Dio per l’uomo Lo hanno portato a diventare così completamente una cosa in noi, da diventare povero con la nostra povertà per arricchirci, per prendere le nostre sofferenze, per alleviarle, per gridare con la nostra sete, per saziarci.
  • Se la sete di Dio Lo ha portato a diventare una cosa con l’uomo, allora, l’uomo dovrebbe essere uno con Dio e con gli altri. L’uomo soddisfa la sua sete solo nel soddisfare quella di Dio e nel consentire a Dio di usarlo per soddisfare la sete dei fratelli.
  • Il nostro ideale, dunque, è aver sete di Lui che ha sete di noi, e aver sete anche più profondamente dell’acqua della vita della nostra dedizione al servizio, aver sete di Lui, prendendo su di noi la sete dei nostri fratelli, in cui Lui stesso continua ad aver sete, e insieme con lui saziare quella sete, concedendoGli di rivivere in noi il Suo amore totale di comunione con il Padre e di servizio all’uomo, condividendo l’opera di Colui che è venuto a saziare sia la sete divina che quella umana, unendo l’uomo a Dio e Dio all’uomo.

 

Dire che Dio ha sete, è forse il più concreto e allo stesso tempo il più eloquente modo di  dire che Lui è Amore. Dire che Dio ha sete, è aver detto tutto; sapere che Dio ha sete, vuol dire sapere tutto. E’ abbastanza per tendere a Gesù assetato, al Gesù di ogni Calvario. L’amore di Dio è la Sua sete: la Sua sete per l’uomo, e la Sua sete nell’uomo. E così, fino alla Parusìa, l’Amore ha solo un nome, una sola espressione: “ Ho sete”.