TREBISACCE-07/04/2017: “Il biondo tardivo di Trebisacce: una risorsa prettamente locale ormai censita dal Ministero delle Politiche Agricole tra le eccellenze dell’agroalimentari italiane
TREBISACCE “Il biondo tardivo di Trebisacce: una risorsa prettamente locale ormai censita dal Ministero delle Politiche Agricole tra le eccellenze dell’agroalimentari italiane e che rischia però di scomparire se pubblico e privato non si inventano una nuova strategia di promozione e di vendita, ovviamente diversa e più remunerativa di quella attuale. In realtà il “biondo tardivo”, di cui è iniziata la raccolta proprio in questi giorni, non è un attempato esemplare di uomo anglosassone ma la rinomata arancia autoctona dal gusto sapido e dalle preziose proprietà organolettiche che si coltiva fin dai tempi antichi nelle cosiddette “vigne” di Trebisacce e che, a ragione del terreno a basso contenuto di argilla e del particolare microclima della zona, riesce a rimanere sull’albero fino ai mesi estivi. Proprio perché a questo punto dell’anno le altre specie concorrenti sono sparite dal mercato “il biondo tardivo” dovrebbe avere un prezzo più alto e non i pochi centesimi (non più degli 0,50 attuali) che il più delle volte non bastano neanche a coprire la manutenzione annuale degli aranceti, tanto che sono ormai molti i “vignaruli” che non lo vendono e preferiscono farne solo un uso familiare. Sono stati tanti finora i tentativi di trovare un canale di commercializzazione ma quello che manca, nonostante i lodevoli tentativi esperiti finora, è soprattutto capacità di fare rete attraverso un consorzio che non si limiti a gestire la pur necessaria irrigazione e la viabilità, ma che sia in grado di fornire ai “vignaruli” l’assistenza tecnico-agricola per migliorare il prodotto e inventarsi una strategia di marketing in grado di rendere vantaggiosi gli investimenti per migliorare la qualità del prodotto e soprattutto di trovare nuovi canali di commercializzazione capaci di far arrivare “il biondo tardivo” sui mercati generali delle città metropolitane del centro-nord Italia. Il Consorzio del Limone IGP di Rocca ha indicato la strada riuscendo a imporre il limone della piana rocchese in tutta Italia. Basta prendere l’esempio e provare a rilanciare un prodotto che nei tempi antichi permetteva ai “vignaruli” di “campare” la famiglia e che oggi non si guadagna nenache le spese della sopravvivenza.
Pino La Rocca