Trebisacce-22/07/2017: Orientamento e valutazione (di Pino Cozzo)
Orientamento e valutazione
di Pino Cozzo
La storia della riforma degli istituti di istruzione secondaria di II grado è un elemento connotativo del sistema scolastico italiano. Ne sono stati protagonisti e spettatori uomini politici di diversa estrazione e generazioni di studenti e di docenti, senza che, tuttavia, questa vicenda arrivasse mai ad una conclusione definitiva che comprendesse anche una fase attuativa ordinaria. Per decenni non si è andati al di là di progetti e di proposte di legge, senza che il Parlamento nazionale potesse varare l’attesa e annunciata riforma. Negli anni ’80, per supplire a quel prolungato vuoto di riforma e anche per preparare e sollecitare il cambiamento, hanno avuto sostegno, da parte dell’Amministrazione scolastica, diversi processi di sperimentazione strutturale che, oltre a modificare di fatto curricoli e profili significativi del sistema di istruzione secondaria, hanno creato le condizioni per il passaggio di taluni istituti da assetti sperimentali a nuovi ordinamenti. Dopo quegli anni, contraddistinti da sperimentazioni di vario genere che hanno consentito agli istituti di istruzione secondaria di corrispondere, in qualche modo, al mutato quadro culturale e sociale del Paese, introducendo innovazioni ai curricoli di studio, modificandone gli assetti organizzativi e andando a costituire i presupposti per la riforma organica degli ordinamenti della secondaria, vi è stata una fase di assestamento e di consolidamento delle sperimentazioni, durante la quale, non più per via amministrativa, ma con taluni interventi legislativi, sono state definite nuove misure di accompagnamento del sistema, funzionali anche all’attesa innovazione. La scuola secondaria superiore attuale ha mantenuto sostanzialmente invariato l’assetto organizzativo e curricolare raggiunto agli inizi degli anni novanta, quando, dopo ripetuti fallimenti dei tentativi di fare la riforma per via legislativa, furono messe in ordinamento per via amministrativa le sperimentazioni nazionali assistite dell’istruzione tecnica. Gli istituti tecnici sono nati, tra la fine dell’800 e i primi decenni del ‘900, per fornire una preparazione e un titolo di studio idonei a consentire ai diplomati di entrare direttamente nel mercato del lavoro o in quello delle professioni (ragioniere, perito, geometra, agronomo ecc.). Questa funzione degli istituti organizzati nell’istruzione tecnica, che per molti anni hanno procurato al nostro Paese la maggior parte dei quadri intermedi di medio e medio-alto livello nei diversi settori produttivi, a partire dagli anni settanta, è progressivamente venuta meno, in corrispondenza di due fenomeni: la minore disponibilità di posti di lavoro e l’aumento dei tassi di passaggio all’università da parte dei diplomati provenienti dagli istituti tecnici sia nel settore economico-commerciale che in quello industriale. La tendenza verso la prosecuzione di studi, che ha coinvolto anche l’istruzione tecnica, ha peraltro trovato un certo riscontro anche nelle modifiche che sono state apportate ai piani di studio in direzione del rafforzamento della formazione, soprattutto nei suoi aspetti applicativi (laboratori, esercitazioni pratiche, alternanza). Ciò ha reso la scelta degli istituti tecnici meno legata alle singole attività e professioni di riferimento.