Amendolara-27/07/2017:La poetica degli abissi del cuore e della mente nell’opera della poetessa Valeria Montaruli * (di Salvatore La Moglie)

Salvatore La Moglie

Incontro con l’Autore

La poetica degli abissi del cuore e della mente nell’opera della poetessa Valeria Montaruli *

Di  Salvatore La Moglie

 

Secondo la poetica del simbolismo francese, così ben espressa dal genio di Baudelaire, la realtà è una “foresta di simboli” che solo il poeta che si fa “veggente” riesce a decifrare e a comprendere nella sua profondità. Solo il poeta, grazie alla parola che diventa rivelatrice e svelatrice, è in grado di penetrare nel mistero che ci avvolge e di addentarsi in un Oltre che rappresenta una realtà che c’è, ma che gli altri non vedono e che solo al poeta è concesso di cogliere e di conoscere. Leggendo le raccolte poetiche di Valeria Montaruli e in modo particolare quella che è stata pubblicata con il titolo davvero simbolista di In fondo al cielo, si avverte subito questa tensione verso un Oltre, verso una dimensione altra della nostra esistenza che pure c’è o potrebbe esserci.

Ricordando che a questa dimensione aspirò per tutta la vita il grande Pirandello, il pensiero corre, ineluttabile, all’unico poeta che i posteri hanno definito “Divino”: Dante Alighieri. Il Sommo poeta aspirò per tutta la vita a un Oltre, a una dimensione diversa da quella della vita di tutti i giorni, che lo ponesse in una realtà capace di fargli dimenticare l’aiuola che ci fa tanto feroci. E cosi iniziò il suo “viaggio” verso questo Oltre, un Oltre che per Lui era anche un “assalto” al cielo”, la scalata verso Dio. Il dono della poesia consentì a Dante di “penetrare” in fondo al cielo, gli consenti cioè quel “trasumanar” che “significar per verba non si poria”… Gli consentì, allo stesso tempo, di andare in fondo a quell’altro cielo che è l’uomo e il suo animo per sondarne bene gli abissi, i “fondali”.

Leggendo le poesie così profonde, spesso misteriose e quasi allegoriche (nel senso dantesco di: piene di verità nascoste sotto belle menzogne) immaginiamo il suo “viaggio” nel “cuore di tenebra” dell’uomo e del mondo avendo come fine ultimo quello di “sprofondare”– proprio cioè nel senso di “andare in fondo” negli “abissi” del “cielo”, in una parola in quella che ella chiama “anima-labirinto” (pag. 81). La poetessa, in tutti i suoi versi, mette il bisturi nella piaga e scava impietosa “nel foro d’anima” per scandagliarne “le attese” e gli insondabili misteri. Scava nei meandri più reconditi della sua anima e del suo inconscio, ma anche nelle pieghe più segrete del cuore per cercare le risposte alle ragioni del nostro dolore e della nostra solitudine. La Montaruli sa che il cuore e la mente dell’uomo sono due pozzi senza fondo, due “cieli” dagli sterminati “fondali” e sa anche che è in questi “abissi” che va ricercato il significato profondo della nostra esistenza se davvero vogliamo dare un senso alla vita. Voler dare a ogni costo un senso alla vita – diceva Edgar Lee Masters – può condurre alla follia. La nostra poetessa, in questa sua quasi disperata ricerca – viaggio nelle profondità del “cielo”, non perde, però, mai la ragione, ovvero non perde mai la “ragione poetica” che sembra essere la sua dolce compagna e la sua grande guida in questa travagliata esplorazione dei “fondali”.

Crediamo di non sbagliare se definiamo la poetica della Montaruli come poetica degli abissi del cuore e della mente. Ogni sua poesia ci dice che è così, ma una in particolare può considerarsi il “manifesto” di questa poetica: la poesia “Oscura memoria” che si può leggere a pagina 134 e che vale la pena di ricordare:

Al centro dell’anima/la sonda indaga/le profondità dell’essere,

in cerca dell’oro nero/nel buio della memoria/dove ripongo/in custodia fossile/i precedenti di vita/che svelerebbero/i misteri volutamente/stratificati ma/privi di valore/archeologico.

Ed è una poetica – come si può notare anche da altre poesie – in cui è presente una memoria che è quasi sempre più fiele che miele (per usare un’espressione  pratoliniana) e che solo la parola in versi riesce, con la sua dolcezza, a rendere meno crudele.

Le cose di cui ci parla Valeria Montaruli nelle sue abissali poesie  sono tante e si riflettono anche nei vocaboli, nei sostantivi che più vengono ripetuti, e sottoposti all’attenzione del lettore: cielo, tempo, spazio, infinito, universo, anima, corpo, cuore, sole, abisso, eternità, solitudine, vuoto (esistenziale), luce, tenebra, amore, oscurità, memoria, labirinto, mente, menzogna, ragione, essenza, Io, mito, emozione, fondali, fondo, pensiero, volo, illusione, rabbia, dubbio, follia, terra, Storia, passato, presente, coscienza, sogno, oltre, vita, realtà, deserto, oblio, morte, mistero, sole, oceano, desiderio, dolore, creazione…

Se volessimo comprendere le tematiche e la poetica complessiva della Montaruli basterebbe anche soltanto estrapolare e sottolineare alcune felicissime espressioni poetiche dalle quali viene fuori la grande maestria dell’Autrice.

Vediamole dall’inizio alla fine; il “macrogioco degli universi”; il “cuore del cielo”; “gli uomini simulacri di belve”; “sporche di memoria”; gli “squarci d’infinito”; le “sabbie mobili del tempo”; “la lanterna della ragione”; “la salma della memoria”; “lembi di vissuto”; “anima-labirinto”; il “mistero dei percorsi insidiosi”; “la chirurgia della mente”; “ferite di rabbia”; “l’orgia del caso”; i “sorrisi indefiniti di vagina”; le “reliquie d’infinito”; le “porzioni di cielo”; “il letto del tempo”; i “deliri indifferenti”; “la cancrena del sentimento”; “l’occhio interiore”; “l’oasi della ragione”; il “cerimoniale della funzione”; la “savana psichica”; i “residui di volontà”; “la sferza antica della ragione”; il “delirio d’emozioni raggrumate”; le “vibrazioni di assenza”; le “schegge di afflato”; “la vita svestita di mete; “attraversare il desiderio”; le “vicende di carta”; “Le parole veleggiano virtuali; “la caduta dei desideri”; “gli attimi impazienti”; “la disfatta del cielo”; la “discarica delle attese”; “gli abissi trasmodati”; la “muta delle idee e del fango”; la “rabbia fossile”; “i crateri del mio equilibrio anarchico”; i “pensieri di macerie”; “la sfilata dei languori”; i “lembi di pensiero”; “i veleni di trame androgine”; la “pesca grosse delle illusioni”; “l’onda anomala del desiderio”; “l’anima del prisma opalescente”; “frammenti sinistri d’eterno”; “la terra illusa di baricentri”; i “fondali d’apocalisse”; il “cimitero del presente”; “le visioni lacerate”; “la corsa dei pensieri”; le “pause di follia”; “la dimora stabile della mente”; le “sponde d’infinito”; i “prati del sogno”; i “relitti d’anima”; i “languori della memoria”; i “calici dubbiosi”; il “groviglio d’eclissi”; le “praterie inconsce”; “l’arena interiore”; “le suddite emozioni”; “il cielo dell’esistenza inaridita” “la brama di vita s’incarna nella morte”; “il funambolo dei sogni”; “il foro d’anima impietosa”; “la calotta del mondo”; “il contagocce del tempo”; “la palude del pianto”; “il concime della Storia”; “le crepe interiori”; le “i-stanze del cielo”; le “particelle di verità”; “i vortici di solitudine”; il “lago dell’oblio”; “l’oceano interiore”; “le croste esistenziali”; i “sospiri del cielo”; la “foresta del vivere”; “l’ebrezza d’amore astemio”; la “partenogenesi di paure e di attese”; “gli squarci di cielo”; i “fondali intessuti di sogno e di realtà”; il “castello del tempo”; “l’araldica dell’inganno”; “l’assenza-eccesso di cielo”; gli “ideali dimessi”; “l’eremo di me stessa”; il “caleidoscopio del dubbio”; lo “sfaldamento dei cieli”…

Se mettiamo insieme tutte queste felici e riuscitissime espressioni poetiche, come tasselli in un mosaico, quella che emerge e la capacità di Valeria Montaruli di immergersi nella realtà come nel sogno, nella ragione come nel mito e soprattutto di immergersi negli abissi del nostro cuore e della nostra mente, riuscendo a raggiungere  – alla fine del suo “viaggio” – le vette del cielo, avendo ormai perso ogni illusione di poter recuperare un paradiso sulla terra che vede perduto per sempre. Infatti, è proprio quando si avverte che quel paradiso è perduto per sempre che in noi si fa forte il bisogno di “tuffarci” nei “cieli-fondali” della nostra imperscrutabile vita interiore.

Un’ultima considerazione. Le capacità mitopoietiche e simbolistiche della Montaruli sono felicemente colte dalla pittrice Grazia Lodeserto che ha realizzato la copertina e la retrocopertina della raccolta. La copertina ci sembra addirittura una sorta di trasfigurazione della poetessa-magistrato la quale avendo su di sé la responsabilità della giustizia terrena e innanzi la clessidra del tempo che, inesorabile, sembra far giustizia di ogni cosa che si trovi sul proprio cammino, con volto misterioso e munita di solide ali, ci appare pronta a spiccare il suo volo in fondo al cielo per scoprire quanto di angelico e di demoniaco, di enigmatico e di assurdo vi sia nel labirinto del cuore e della mente.

 

*Di origine toscana, l’Autrice è un magistrato che opera in Puglia, a Bari. Ha pubblicato due sillogi poetiche, Spazi che respirano senza tempo, edizioni Besa – 1998 e In fondo al cielo, edizioni Eranova 2004. Ha conseguito numerosi premi letterari, tra i quali Premio Bodini 1999, premio Yorrick 2000, premio Emily Dickinson 2005 e premio Saturo d’Argento 2005.