Albidona-29/07/2017:Ripreso e realizzato il rito della Danza del Falcetto
Perché abbiamo fatto la giornata del falcetto
Il gioco del falcetto ha fatto da conclusione al “Progetto grano carosella”, la cui realizzazione è iniziata nel mese di novembre 2016, con la semina nei terreni di Raffaele Di Lazzaro (Trebisacce) e di Ciccio Marano (Albidona). Sono state seguite tutte le fasi del ciclo biologico del seme: Pino Genise e Giuseppe Rizzo hanno fotografato il grano quando spuntava dalla terra. Dopo, l’hanno ripreso con la spiga verde, e infine con la spiga matura. Tra giugno e gli inizi di luglio sono state effettuate la mietitura e la trebbiatura. Il “Progetto pilota per la valorizzazione delle varietà dei grani tradizionali dell’Alto Jonio cosentino” è stato promosso da Coldiretti Cosenza, in collaborazione con l’Istituto “C. Alvaro” di Trebisacce e il gruppo “L’Altra Cultura” di Albidona.
Sabato 28 luglio 2017, è stato brevemente ripreso il rito della Danza del Falcetto, detto anche Gioco della Lepre. E’ stata una bella manifestazione sul vecchio lavoro contadino di Albidona. Il dottor Pino Marano, della stessa Coldiretti, che è anche un trascinatore di iniziative culturali e sociali, l’ha definito “aggregazione, gioia e divertimento”, perché ha coinvolto insieme bambini, anziani, alunni, maestre, mamme e curiosi.
Questo gioco si fa ancora nei paesi lucani di San Paolo Albanese e San Giorgio, ma si praticava anche in Albidona, nella grande masseria di Chidichimo, dove c’era bisogno di una folta compagnia di mietitori. Verso sera, i mietitori danzavano con le falce in pugno e fingevano di catturare la “lepre”, che era uno degli stessi lavoratori, nascosto tra le spighe: simboleggiava il proprietario del grano, che veniva acciuffato, legato con le mani e incoronato anche con una fascia di vitalba fiorita (i grimbellìne). Per evitare la condanna a morte, il padrone prometteva un montone da cuocere sulla brace e una grossa damigiana di vino. Ma questa cerimonia campestre simboleggiava anche la protesta contadina: fino agli anni Cinquanta si lottava contro lo sfruttamento del ceto subalterno.
Al termine del Falcetto che abbiamo imitato in Albidona, il prof. Piero De Vita e Giuseppe Rizzo hanno illustrato “L’ultimo covone” de’ “Il ramo d’oro” di James George Frazer, il quale ha descritto proprio un gioco-sequestro della mietitura, praticato in tutta l’area mediterranea.
Gli attori hanno saputo interpretare questo rito del grano: Luigi Rago “Baffo”, che ha 82 anni, è stato il protagonista principale del Progetto carosella: ha fatto il seminatore e il mietitore. La signora Rosa Adduci ha svolto il ruolo della “liganda” (la donna che raccoglieva i mannelli e li fasciava a gregna); le giovanissime Lucia Paladino e Lucrezia Rago, vestite con il vecchio ma elegante costume albidonese, facevano da acquaiole e mietitrici, portando la “gummìla” e la “galetta” di legno. Per gli altri mietitori, vestiti quasi tutti da briganti del Pollino, si sono fatti avanti contadini, studenti e “pinnarùli” di paese: Matteo Leonetti, Leonardo e Giuseppe Rizzo, Franco Laino e altri ancora. La figura dominante l’ha svolta Pasquale Adduci, che ha impersonato il ricco e prepotente “don Pasquale”; suo figlio Giuseppe era il “don Giuguànn”, il giovane catturato dai mietitori. Indispensabili e molto bravi i suonatori della nostra musica popolare (zampogna, organetto e tamburello): Michele Laino, Domenico Ferraro, Daniele e Giuseppe Adduci. Bravissimi i suonatori bambini: Salvatore Adduci, di 5 anni, e Gianluca Leonetti, di 6. Si è allegramente ballato e cantato, portando la “gregna di grano” tra le braccia. Inaspettato l’afflusso degli amici e dei curiosi giunti dal paese.
Questa giornata del Falcetto vuole essere anche un appello per il recupero delle nostre più belle tradizioni popolari che riguardano il mondo del lavoro, la produzione dei prodotti tipici, come la carosella, ma anche un forte richiamo per un paese sempre più unito e fraterno, perché la CULTURA UNISCE. (Associazione X di Albidona)