Albidona-11/08/2017: Teatro in piazza: Ulderico Pesce trascina la piazza con l’anarchico Passannante (di Giuseppe Rizzo)

Estate albidonese

 

Teatro in piazza:  Ulderico Pesce trascina la piazza con l’anarchico  Passannante

 

Nella serata dell’8 agosto, i giovani della nuova Associazione ics, hanno realizzato qualcosa di buona cultura: una cultura radicata nel territorio. E se la cultura unisce e non disgrega, questa è anche una  proposta di aggregazione. Hanno scelto “La fabbrica del tempo”. Pare che i giovani siano consapevoli del rischio che potrebbero subire i nostri paesi dell’entroterra: l’isolamento e l’abbandono. Vogliono restare nella loro terra. Alcuni di quelli che erano partiti per il Nord tentano la “calata” verso il Sud. In Piazza Convento si è svolto il dibattito sulla  “Calata”, il viaggio a piedi, da Roma ad Albidona, in cui noi abbiamo visto pure una motivazione condivisibile; l’abbiamo scritto anche nel giornale: i giovani possono tornare al Sud, perché c’è da fare anche nei paesi dove sono nati. Anche i relatori, giunti da fuori, hanno condiviso:  si può vivere e lavorare anche nei nostri piccoli centri del Meridione. Certamente, i nostri paesi sono belli, ma sono anche “sgarrupati”, le strade d’accesso non sono sempre… accessibili, la gente che vive ancora in campagna fa fatica a vendere i capretti e il vitello, le piste sono pure  “sgarrupate”, e ci sono anche le frane e gli incendi. Inoltre, c’è anche odio e dannosa litigiosità. Per favore, scendiamo nel concreto, senza rischiare il romanticismo e il pessimismo; lo scrittore Franco Arminio e i nostri teorici dell’Alto Jonio parlano di “borghi antichi” e di “paesi bellissimi” che non esistono. Cerchiamo invece, di  raccontare la vera e cruda realtà: i nostri paesi vivacchiano in una lenta e forse inesorabile agonia. Dopo Piazza Convento, ci fermiamo al largo di Casa Dramisino; una volta, c’era la “Taverna”. Le signorine cassiere mi correggono, quando chiedo pure io lo “spuntino”: “No, è pacco unico !”. Benfatto:  “chincarìcchie’e patàne, scòrz e fasùgue, na ffèll’i  pane, nu bicchière’i vìbe russ, e forse anche una crosta di “miele piccante”.  Il 9 agosto si è quasi conclusa la grande fatica dei giovani di Albidona: nel pomeriggio, presso la  “Biblioteca Sandro Pertini” del rione Castello è stata presentata la  ricerca storica e geografica sulle “Contrade di Albidona”, fatta da Giuseppe Rizzo e Pino Genise . Gli interventi sono stati seguiti con attenzione, oltre dai grandi, anche dai giovani del paese. Presenti anche alcune “guide”, cioè gli anziani contadini che hanno fatto da indicatori ai due ricercatori. Rizzo ha illustrato i quattro bacini in cui è racchiuso il territorio di Albidona: Saraceno, Pagliara, Avena, Canale Angeloni. Genise si è soffermato a lungo sulla cartografia dello stesso territorio, citando anche le fonti scritte (il Catasto onciario  del 1743 e la Platea della diocesi, fine ‘400 inizio500. Michele Laino ha presentato due giovani artisti di colore, i cui interventi sono stati  simultaneamente tradotti dalla giovanissima Asia Madera, cantante, giornalista e interprete-parla in francese, inglese, cinese e arabo ! In serata, in Piazza Convento, è stato proiettato il documentario sull’emigrazione albidonese all’inizio del ‘900, quando è accaduto l’incendio della nave “President Roca” e morirono dieci tosatori di pecore di Albidona. Nel filmato, nove interviste agli ultimi discendenti dei morti del Chubut, la terra della grande tosatura argentina. Il documentario è firmato da G.Rizzo e Angelo Urbano ed’intitolato “Il viaggio senza ritorno”. Hanno assistito anche alcuni anziani intervistati, giunti dalla campagna. Il vasto pubblico ha ammirato i nostri cantautori:  il trio Michele Laino, Vincenzo Ferraro e Rocco Leonetti, che  ha offerto un repertorio inedito di una diecina di canzoni impegnate (sui temi dell’emigrazione e del lavoro umano), in lingua e in dialetto albidonese. Una di queste canzoni è stato un messaggio per un paese unito, che rischia di morire. Grazie anche a Oreste Montebello, per le sue fotografie in bianco e nero: persone in Calabria. Grazie anche ai due giovani che ci lasciano il murales dei briganti, nella zona Castello. Nella serata del 15 ci sarà la perfomance di Ciccio Salvatore, un altro vecchio “cantatore” di questo paese; insieme a lui, canteranno anche ragazzi e bambini. In Albidona, ci voleva proprio la serata del’8 agosto, in Piazza Risorgimento, chiamata “anfiteatro”: l’attore teatrale Ulderico Pesce (di Rivello-PZ), raccontando la tristissima storia dell’anarchico lucano Giovanni Passannante che nel 1878 attentò alla vita di re Umberto, ha coinvolto adulti, giovani e soprattutto i bambini. Pesce ha parlato dell’importantissima funzione del teatro. Nessuno, nemmeno i bambini, hanno avuto paura del teschio calcato di Passannante, esposto sul piccolo tavolo. L’attore regista, bene informato sulle nostre “cose locali”, ha saputo scherzare su questa “Piazza Risorgimento” di Albidona, dove si ricordano i tre distinti podi, in cui, durante le infuocate campagne elettorali, si contrapponevano democristiani, socialisti e comunisti. Ecco la grande forza del teatro in piazza: l’artista ha spiegato che Giovanni Passannante non voleva uccidere il re, ma dare un segnale contro il tradimento dei primi governi unitari, contro l’occupazione piemontese che ha costretto i giovani contadini ad abbracciare prima il brigantaggio e poi l’emigrazione. Il tema del brigantaggio è molto seguito ma è pure stravolto; stasera si è parlato anche del brigante catanzarese Villella, il cui teschio Cesare Lombroso l’ha fatto esporre al Museo criminologico di Torino. Pesce è riuscito a coinvolgere, e a portare vicino a lui, anche qualche persona disabile o ammalata. Una bambina, chiamata dalla mamma, non voleva  alzarsi dalla sedia;  Leonardo, salutato dall’attore, ha preso coraggio e si è visto integrato in un grande fatto di cultura popolare. L’attore  ha saputo innescare anche un po’ di dibattito con gli spettatori: perché Salvia di Lucania è stata punita col cambiamento del nome, e perché oggi si chiama ancora Savoia di Lucania ?  Leggendo un manifesto funebre che gli stava vicino, il regista ha fatto un accostamento che ha emozionato la platea: “Vincenzo Scillone, albidonese  morto in Toscana in questi giorni, forse voleva morire nel suo paese, come voleva anche Giovanni Passannante !”. Alla fine dello spettacolo, Ulderico Pesce è stato letteralmente assediato dal pubblico, ed egli ha risposto con fraterni abbracci.  Grazie, Ulderico ! 

  (G.R.)