Reggio Calabria-02/11/2017:REGGIO CALABRIA. TRAIANO: CONVEGNO “DALLA REALTÀ ALLA LEGGENDA”, MA NON “DALLA LEGGENDA ALLA REALTÀ” ESPRESSA DALL’ARCH. MAURIZIO SILENZI VISELLI
REGGIO CALABRIA. TRAIANO: CONVEGNO “DALLA REALTÀ ALLA LEGGENDA”, MA NON “DALLA LEGGENDA ALLA REALTÀ” ESPRESSA DALL’ARCH. MAURIZIO SILENZI VISELLI
Notizia di stampa.
Reggio Calabria, nel XIX centenario della morte, dedica tre giorni a Traiano.
“La giustizia di Traiano – dalla realtà alla legenda”. Un convegno internazionale per il XIX centenario della morte di Traiano organizzato dall’Università degli Studi Mediterranea di Reggio Calabria e dalla Città Metropolitana.
Una tre giorni in cui alti magistrati di Salerno, Reggio Calabria e Messina, accanto a studiosi di diritto, storia, architettura e archeologia italiani, spagnoli e rumeni, di alta levatura negli studi di settore, affronteranno temi quali il processo, il principio di presunzione innocenza fino a sentenza, il principio di deterrenza della pena e della vendetta come giustizia, tutti concetti introdotti da Traiano, alcuni dei quali oggi rappresentano i fondamenti del nostro sistema giuridico.
Il Convegno, organizzato dal Presidente del Corso di Laurea in Giurisprudenza, prof. Felice Costabile, si aprirà venerdì 3 novembre presso l’aula magna ‘Quistelli’ alle ore 17, la seconda giornata si terrà sabato 4 novembre a Palazzo Alvaro, alle ore 9,30. Giorno 5, invece è prevista la visita dei Musei, il MaRC, la Pinacoteca e il Piccolo Museo San Paolo.
Il convegno sarà inaugurato dal Rettore Catanoso e dal Sindaco Falcomatà, con i saluti del direttore del dipartimento di Giurisprudenza ed Economia Manganaro. Le conclusioni del convegno sono affidate all’Accademico dei Lincei prof. Mario Mazza, emerito dell’Università di Roma ‘La Sapienza’. Parleranno i proff. Pastor, Fulger, Pinna Caboni, Lovato, Coppola, Puliatti, Arcaria, Mayer, Baratta, Corbo, Lucrezi, Giomaro, e vi prenderanno parte il direttore del Museo Archeologico Malacrino, i proff. Petrucci, De Giovanni e De Bonfils, nonché i magistrati Gerardis, Petralia, Barbaro, Russo, Rizzo.
Bene, fin qui la notizia.
Leggiamo che ci saranno (accanto a studiosi di diritto, storia, architettura e archeologiaitaliani) anche studiosi rumeni e spagnoli.
Tutti, meno che l’arch. Maurizio Silenzi Viselli che nel suo “Il Porto di Roma” (Newton & Compton Editori) restituisce, con prove inoppugnabili, la verità sul cosiddetto, falsamente, “Porto di Traiano” a Fiumicino.
Leggiamo qualche brano inerente la scoperta, ignorata, manco a dirlo, dalla sapienza accademica, spesso protesa alla ripetizione pappagallesca di precedenti convinzioni.
“Il Porto di Roma”: pagine 123, 124, 125, 126.
Il porto interno esagonale
L’attribuzione a Traiano del porto interno esagonale (inserito nel più ampio progetto urbanistico globale di Claudio) viene dagli studiosi (tra i quali il Nibby) dimostrata, sia con l’esistenza di una moneta con il suo nome (figura 81), che riprodurrebbe, secondo loro, il suddetto bacino esagonale, sia con l’esistenza di un passo di Giovenale al riguardo…
Analizzando meglio la moneta possiamo notare che in essa fu riprodotta una grossolana ma efficace rappresentazione prospettica di un porto, ma, possiamo anche evidenziare, soltanto ad un esame molto superficiale essa può sembrare la rappresentazione del perfetto esagono del porto interno di Claudio.
Infatti (figura 82) (qui immagine 1), se cancelliamo graficamente le elevazioni dalla pianta e confrontiamo la risultante con quella del complesso (l’esagono tratteggiato al centro), ci possiamo rendere conto che ci troviamo di fronte a due distinte ed assolutamente diverse realtà, coincidenti soltanto su tre lati verso terra, ma totalmente diverse negli altri quattro lati, e, soprattutto, nell’imboccatura, la quale presenta due isole rettangolari, a protezione del bacino, formanti tre ingressi al porto, ed il cui ideale proseguimento, formando un vertice opposto ad un lato, creerebbe un poligono a sette lati (nell’immagine in giallo).
Traiano realizzò d’altronde altre opere che “copiavano” l’esagono del porto di Claudio, il che dimostra, evidentemente, quanto ne rimase colpito.
Occorrerà approfondire l’ipotesi che il porto rappresentato nella moneta non possa essere in realtà proprio l’originario complesso portuale realizzato nello stesso periodo (112-113 d.C.) dallo stesso Traiano a Centum Cellae (Civitavecchia).
Possiamo notare, ad esempio, che in un’antica carta del Lazio in cui compare il porto di Centum Cellae, ingrandita in particolare nella figura 84 (qui immagine 2), risultano delineati due elementi verticali, su basi rettangolari creanti tre ingressi al porto. Anche la forma del bacino è molto simile a quella rappresentata nella moneta.
Ma una cosa è sicura: il porto disegnato nella moneta non è quello di Roma.
Per quanto riguarda il passo di Giovenale, esso, non solo non conferma l’attribuzione a Traiano, ma anzi esprime l’esatto contrario quando spiega: “Portum Augusti dicit, sive Traiani, quia Traianus portus Augusti restauravit in melius et interius tutiorem sui nomini fecit“.
Che possiamo tranquillamente tradurre: “Il porto detto di Augusto (Claudio), è detto anche di Traiano, perché Traiano ristrutturò in meglio il porto di Augusto, e la parte di esso più interna prese il suo nome”.
Quindi egli “ristrutturò”, e “non” realizzò “qualcosa” nel porto di Claudio, e la parte di esso più interna (quindi già esistente) “prese” il suo nome.
Fine del brano.
Naturalmente questo nostro frammento definisce solo un’infinitesima parte della complessa attribuzione, tenendo conto, voglio accennare, che il bacino esagonale (ancora esistente e visibile a Fiumicino: immagine 3) si inserisce, e quasi genera, l’avveniristica, quanto inquietante, maglia reticolare progettuale dell’immensa opera urbanistica elaborata e realizzata da Claudio (immagine 4), ricostruita per la prima volta dallo scrivente.
Ovviamente tutto questo non sminuisce la figura architettonica di Traiano, tenuto conto che, come anche evidenziato nel saggio, lui effettivamente migliorò la componente interna della darsena di collegamento col canale (oggi detto di Fiumicino), sempre realizzato da Claudio, che permetteva l’ingresso delle imbarcazioni al Tevere, e quindi a Roma.
Poi, visto che al convegno ci saranno anche studiosi rumeni, voglio ricordare loro che Traiano, quando sconfisse Decebalo, re della Dacia, tornò a Roma con una smisurata quantità d’oro sottratta agli sconfitti, con il quale finanziò un’imponente quantità di opere tese alla sua stessa esaltazione; cose queste che Claudio non si sarebbe nemmeno sognato di fare.
E, sul lato del diritto, voglio ricordare che una delle prime scelte di Claudio fu quella di rinunciare all’immunità imperiale; scelta che, se imitata dai nostri politici attuali, restituirebbe un minimo di credibilità al sistema.
Inserì nel Senato i rappresentanti della province, con un discorso che può essere considerato la dichiarazione ufficiale della nascita dell’Unione Europea.
Fu il fondatore, nell’amministrazione centrale dello Stato, dei principali Ministeri ancora vigenti, tra i quali quello della Giustizia, ponendo a capo di questi dicasteri uomini, anche liberti, scelti in quanto professionalmente preparati ed onesti.
Tutto questo per dare al grandissimo genio di Claudio quel che è di Claudio ed a Traiano quel poco che ci rimane.
Maurizio Silenzi Viselli architetto