Rocca Imperiale- 04/11/2017: Uno spaccato di storia di Carlino Tarsia
Rocca Imperiale: 04/11/2017
Uno spaccato di storia di Carlino Tarsia
E’ stata consegnata alla storia la memoria degli avvenimenti politici scritti da un vero gladiatore, dalla oratoria inconfondibile, coinvolgente e vibrante portata avanti negli anni dal passionale socialista Avv. Carlo Tarsia, già più volte sindaco di Rocca Imperiale. Lo incontrai personalmente l’11 novembre del 2008 e mi feci raccontare uno spaccato della sua storia che vi racconto. Carlino, così all’anagrafe, è nato a Canna il 9 marzo del 1926, stimato cittadino rocchese. Consegue presso l’Università degli Studi di Napoli la laurea in Giurisprudenza e ritorna al Sud, a Rocca Imperiale, perché avverte forte il richiamo della sua terra e l’amore per essa. E’ un giovane robusto, forte, decisionista, nell’ambiente diventa punto di riferimento per tanti giovani con i quali condivide da subito la forte passione per la politica. Incontra l’attuale moglie, Tedesca Anna, insegnante. Diventa padre di cinque figli: Nicola, Mariasilvia, Mariarita, Domenico e Giancarlo. E’ tesserato del PSI e apre la prima sezione socialista e mostra già così il suo coraggio. Imperava, allora, la Democrazia Cristiana e scardinare il potere dei “nobili” del tempo non era cosa semplice. Nel 1964, seppure non con maggioranza corale, vince le elezioni e diventa per la prima volta Sindaco di Rocca Imperiale. I problemi con cui confrontarsi sono tanti e tutti prioritari. Si viveva quasi in una società feudale, racconta Carlo. Mancava l’acqua, la fognatura, le strade rurali sognavano l’asfalto e la gente viveva quasi con spirito di rassegnazione e subiva il potere dei più forti. In quegli anni rappresentò un vero mito rivoluzionario. “Tutti uniti contro i forti per tutelare i deboli”. “Lavoratori, riconquistatevi la libertà, non siate schiavi del padrone!”, era il suo motto. C’era tanta povertà e ribellarsi non era cosa semplice. Ma ci riuscì: diversi lavoratori votarono contro il proprio padrone. Vinse le elezioni. Contava allora sull’appoggio di Bloise, di Frasca, di Giacomo Mancini, di Francesco Principe da poco scomparso. Racconta che Giacomo Mancini, allora ministro dei Lavori Pubblici e Cecchino Principe, gli diedero una grossa mano per risolvere diversi problemi burocratici. Grazie ad un finanziamento con la Cassa per il Mezzogiorno, sostituì l’asinello con i barili laterali con l’acqua del rubinetto in casa!- E così per la fognatura, per l’illuminazione, la pavimentazione, per le strade più importanti e per la strada rurale che porta alle “Cesine” con un manto e nuovo di asfalto. Sì è speso, in quegli anni, il Tarsia, da giovane rampante politico per lo sviluppo di Rocca Imperiale e per l’emancipazione dell’intera popolazione. Si racconta che nel Castello Svevo fece costruire abusivamente un serbatoio d’acqua e, accusato e denunciato dagli avversari politici, fu invitato dal Prefetto che cercò di dissuaderlo per evitargli questioni di natura penale, ma a Sua Eccellenza rispose: “Sono disposto ad accettare anche il carcere pur di soddisfare la sete dei miei cittadini!”. Riuscì così ad entrare completamente nel cuore della gente. Continuò il suo percorso di Sindaco per raggiungere gli obiettivi contenuti nel suo programma politico-amministrativo e a diffondere in modo capillare l’ideologia socialista. Non fu solo, ma tanti compagni e fedelissimi lo sostennero e con sacrifici. Nomina il segretario Antonio Gallo, e tanti altri della lista. Il Bilancio finale ?- La politica porta inevitabilmente a trascurare gli impegni familiari, perché la politica è servizio per il cittadino. Di errori se ne commettono-sottolinea il Tarsia- e la propria coscienza ne soffre. Se la politica è fatta con la passione, se per carattere si vivono i problemi della gente, se si hanno le abitudini-attitudini necessarie per affrontare i problemi e risolverli, allora fare politica è un piacere e diventa un dovere. Un giovane che mi ricorda la mia giovinezza, che è il mio pupillo, che vedo serio e capace di continuare sulla strada del socialismo, dello sviluppo e della crescita e Peppe Ranù.
Franco Lofrano