Trebisacce-31/01/2018:    UN VOTO “ PER “ OPPURE UN VOTO “ CONTRO “?

   UN VOTO “ PER “ OPPURE UN VOTO “ CONTRO “?

Qualche anno addietro, in occasione delle elezioni presidenziali in Argentina, il Senatore Jorge Capitanich fece una proposta: per i candidati era necessario un chek-up completo non escluso un esame neurologico e psichiatrico.

E non solo: bisognerebbe anche esigere un certificato di buona condotta, precedenti penali, certificazione patrimoniale e le ultime cinque dichiarazioni dei redditi.

Provocazione? Necessità di trasparenza per garantire moralità nella vita politica?

Non conosciamo se la proposta fu accettata e con quali risultati e nemmeno immaginiamo di sottoporre i candidati alle prossime elezioni del 4 Marzo agli “esami” indicati dal Senatore argentino.

Lasciamo le “cartelle cliniche” dei candidati, ma qualche considerazione sulle cose del nostro Paese crediamo sia consentita.

I riflettori sono puntati sulla prossima tornata elettorale. Non mancano gli incontri tra le diverse rappresentanze politiche e quelli tra i movimenti della società civile. C’è chi si prepara all’impegno elettorale con convinzione; c’è chi si dedica ad indagini “sociologiche” per conoscere verso dove tira il vento. Non mancano le discussioni sui marciapiedi.

Argomenti “politicamente sensibili”: via la vecchia guardia, basta con la “rassegnazione” che non ci sia alternativa, largo ai giovani e così via tra profezie e previsioni.

E, intanto, i cittadini elettori sembrano confusi, disorientati e si chiedono: ma bisognerà votare “per” o “contro”. Cioè, si vuole davvero una nuova classe dirigente per rompere con un passato che viene giudicato negativo o si vuole mandare a casa gli attuali governanti, quasi come “oggetti smarriti” della politica, costi quel che costi, a… prescindere? Tutti buoni da una parte e tutti cattivi dall’altra?

Certo è facile essere o apparire impopolari se si è al governo? E’ più comoda, invece, la posizione di chi non ha esperienze amministrative. Si può sempre dire: noi siamo senza colpe perché non siamo al governo della cosa pubblica, ma saremo capaci di amministrare con saggezza in modo proficuo per la collettività, metteteci alla prova.

A tutti, è ovvio, è consentito di esprimere le proprie idee. Non ci possono essere scomuniche per nessuno, così come per nessuno ci possono essere apologie.

Ma per nessuno ci deve essere linciaggio morale, nessuno può essere considerato “nemico”. Bisogna avere rispetto delle opinioni di tutti, anche se non si condividono. Lo diceva Voltaire.

E, poi, non è detto che i vincitori di ieri siano “destinati” a vincere ancora. Un precedente vantaggio elettorale non è mai “consolidato” e stabile. I perdenti di ieri possono essere i vincitori di oggi.

Oggi l’elettore non è più lo “Yes Man”, l’uomo che dice sempre “”. Non applaude ad occhi chiusi tutte le primedonne e tutti i tenori.

Il sostegno elettorale bisogna saperlo conquistare con serietà, con comportamenti corretti, civili, senza insulti.

Ruggire ad ogni costo può rivelare che, in sostanza, si tratti di un … leone spelacchiato.

Non bisogna dimenticare che le elezioni si possono vincere o perdere anche per circostanze che sembrano non influenti. E’ rischioso ostentare sicurezza, essere arroganti, considerarsi “teste d’uovo” pensando che gli altri siano manovalanza intellettuale, manovalanza politica.

Giovanni Sartori, nel libro “Democrazia- cosa è” scrive: “ Il principio democratico è che nessuno può decidere da se stesso di essere “migliore”, in quanto devono essere gli altri ad apprezzarlo come tale e, cioè, devono essere gli altri ad investirlo. E il metodo per accertare chi è più “riconosciuto” è appunto il metodo di eleggerlo. Eleggere, si ricordi, viene da “eligere”, esprime l’idea di non scegliere a caso ma di scegliere selezionando. Se si elegge per stabilire chi ci deve governare, il migliori metodo sarà quello che attende a selezionare una buona leadership”.

In sostanza non si può premiare l’ “ avventurismo”, non si può far finta di non sapere che “una scimmia resta scimmia anche se la si veste di porprora”.

Governare un Paese come l’Italia è una cosa seria, non significa dilettantismo goliardico.

E non si può gridare: cada Sansone con tutti i filistei, dopo di me il diluvio.

Si potrebbe ripetere l’insano gesto di quel marito che per fare dispetto alla moglie, si tolse gli… attributi.

A chi giova? Avanti, dunque, con giudizio.

RAFFAELE BURGO