Trebisacce-12/02/2018: ALUNNI PORTATORI DI BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI STRATEGIE DI INTERVENTO (di Pino Cozzo)

Pino Cozzo

ALUNNI PORTATORI DI BISOGNI EDUCATIVI SPECIALI

STRATEGIE DI INTERVENTO

Di Pino Cozzo

Già da diversi anni ormai, la nostra scuola, l’I.T.S. “Filangieri” di Trebisacce, è frequentata da alunni disabili o con problemi di inclusione scolastica. Sottile è la differenza tra individualizzazione e personalizzazione. L’individualizzazione attiene alle procedure didattiche volte a fare perseguire a tutti gli studenti le abilità strumentali di base e le competenze comuni attraverso una diversificazione dei percorsi di apprendimento. La personalizzazione attiene invece alle procedure didattiche volte a permettere a ogni studente di sviluppare le proprie peculiari potenzialità intellettive, differenti per ognuno, sempre attraverso forme di differenziazione degli itinerari d’apprendimento. In altri termini l’individualizzazione mira a obiettivi comuni per tutti, invece la personalizzazione si basa su traguardi diversi e personali per ognuno. Sicuramente non vuol dire assimilare la stessa identità del gruppo nel quale il soggetto viene inserito in quanto è persona integrata quella persona che conserva una propria identità diversa dalle altre e con il suo posto nel gruppo. L’integrazione è un processo in continuo divenire, in cui, sia il gruppo ricevente, sia i nuovi soggetti tendono a cambiamenti atti a consentire loro occasioni di condivisione di comuni conoscenze, di aiuto reciproco, di collaborazione in funzione dello sviluppo di tutte le potenzialità dei singoli soggetti e per lo sviluppo del massimo grado di autonomia di ciascuno.

Si può allora partire da un obiettivo curricolare standard destinato a tutti gli alunni che preveda, a seconda della possibilità di accesso allo stesso, varie possibilità:

  • la sostituzione: l’obiettivo non si semplifica, ma si cura soltanto l’accessibilità della richiesta per consentirne la comprensione e facilitarne di conseguenza la risposta;
  • la facilitazione: l’obiettivo viene ricontestualizzato (proposto da altre persone, in un ambiente concreto, legato al contesto di richiesta, con tecnologie più motivanti e interattive, con modalità relazionali più motivanti), semplificato nei tempi e negli spazi, arricchito con altri tipi di stimoli;
  • la semplificazione: l’obiettivo viene semplificato nella comprensione, nell’elaborazione e/o nella risposta;
  • la scomposizione nei nuclei fondanti: l’obiettivo, magari complesso, viene ricondotto al significato essenziale per essere compreso o tradotto in un obiettivo più accessibile in un processo di avvicinamento ai nuclei fondanti di ogni disciplina relativi ai processi cognitivi tipici del sapere piuttosto che ai prodotti (nozioni);
  • la partecipazione alla cultura del compito: l’obiettivo diventa trovare occasioni per far partecipare l’alunno a dei momenti significativi di elaborazione e di utilizzo delle competenze curricolari in modo da poter sperimentare la “cultura del compito”.

Nell’ambito linguistico, obiettivi come saper ascoltare, saper comunicare, sono quasi sempre alla portata degli allievi disabili. Altri obiettivi come saper leggere, saper comprendere, saper produrre testi scritti si prestano ad essere utilizzati come punto di partenza di una programmazione individualizzata che tenga conto di quello che fanno i compagni. Nella scuola secondaria, la situazione si fa più complessa, perché la distanza fra gli obiettivi della classe e le effettive potenzialità del disabile tende ad aumentare.