Rossano-26/02/2018: Interessante serata sull’arte della Pipa nella tradizione della Sila Greca
Interessante serata sull’arte della Pipa nella tradizione della Sila Greca
Nell’atmosfera amichevole e colloquiale del caffè letterario, il 22 febbraio u.s., presso l’Emporium Cafè, nel Centro Storico di Rossano, alle ore 17.30, si è tenuto l’incontro sul tema: l’Arte della Pipa nella tradizione della Sila Greca. L’iniziativa voluta e programmata dall’Associazione “Rossano Purpurea”, nell’ambito di un percorso funzionale dedicato al settore Arte e Artigianato Artistico ha suscitato notevole interesse nel numeroso e qualificato pubblico intervenuto che ha affollato i locali del salotto letterario cittadino, alla presenza del Maestro artigiano Carlo Carlino. I lavori sono stati avviati dal saluto della presidente di Rossano Purpurea, Alessandra Mazzei, che ha voluto ringraziare quanti intervenuti per l’attenzione dimostrata all’iniziativa e dichiarato come la programmazione culturale dell’Associazione cercherà di inserirsi, “in filoni coerenti e strutturati, tesi a costruire, di volta in volta, tasselli di quadri differenti, ma composti fra loro, attinenti alla memoria e identità, alla cultura generale e attualità e, come in questo caso, ad arte e artigianato artistico”. Una storia quella dell’arte della pipa a Mandatoriccio -ha continuato la Presidente Mazzei- che ha una storia che viene da molto lontano. “Come ci viene documentato da Franco Emilio Carlino nel suo volume: “Mandatoriccio: storia, costumi e tradizioni”, che potrebbe essere l’apripista per l’artigianato nel settore delle pipe, molto presente in tutta la Calabria. Un’attività trasformata in arte, che si inserisce nella storia e nella tradizione dell’artigianato locale, ancora viva e palpitante. Infatti, a Mandatoriccio si producono, ancora oggi, pregiate pipe di radica, di notevole valore artistico, sogno di fumatori molto esigenti. “I maestri segantini” della famiglia Carlino lavorano il ciocco secondo tradizioni antiche, che si tramandano da più generazioni unitamente alla passione e all’amore per l’arte. Una tradizione quindi che continua ad essere ben radicata, da tutelare”. A coordinare la chiacchierata, offrendo personali contributi, che ha registrato momenti vari e interattivi per il pubblico presente, è stato il socio fondatore di Rossano Purpurea, Ranieri Filippelli. A conversare con i presenti sono stati i due studiosi di storia territoriale, Franco Joele Pace e il documentarista Franco Carlino, esponente della famiglia che da generazioni nel borgo di Mandatoriccio porta avanti la nobile arte della produzione di pipe pregiate, fiore all’occhiello dell’artigianato calabrese. Lo storico rossanese Joele Pace, soffermandosi sugli ultimi duecento anni di Stato feudale, caratterizzato dalla presenza dei Mandatoriccio duchi di Crosia prima e dai Sambiase principi di Campana dopo, ha fornito ai presenti alcuni elementi di storia socio economica del territorio, con riferimento alla sua estensione da Rocca Imperiale al fiume Neto sottoposta all’ufficio “daziario del Fondaco di Rossano”. Il suo excursus ha riguardato in particolare l’amministrazione del vasto complesso feudale composto dai centri urbani di (Crosia, Calopezzati, Caloveto, Mandatoriccio, Pietrapaola, Terravecchia, Bocchigliero, Campana, Cariati) di differenti tradizioni socio-economiche, che in qualche modo determinarono le condizioni che ritennero “indispensabile indirizzare gli sforzi e gli investimenti economici verso la fabbricazione di prodotti agricoli e manufatti ricercati ed esportabili, ma soprattutto di buona fattura per poter competere con le realtà limitrofe più antiche e consistenti, quali gli Stati feudali dei Serra di Cassano, dei Saluzzo di Corigliano e dei Borghese di Rossano. […] È notorio che ogni attività economica -continua Joele Pace– necessitava di specifici artigiani, senza la cui tenacità gran parte del dinamismo socio-economico restava bloccato e inattivo. […] In circa 200 anni lo Stato feudale dei Mandatoriccio-Sambiase raggiunse un equilibrio economico ed una armonia sociale attribuibili all’intensa attività produttiva e commerciale delle aziende feudali che garantivano alla gran parte di quelle popolazioni la sicurezza lavorativa e il minimo di sussistenza per ciascun nucleo familiare. Dai registri feudali è stato possibile rilevare -conclude Joele Pace dopo il suo interessante e articolato contributo- come fosse tenuto in grande considerazione il mestiere e la professionalità dell’artigiano, dimodoché si potesse tramandarla da padre in figlio per diverse generazioni. L’azienda “Calabria Pipe” di Carlo Carlino ha ereditato, a mio avviso, con valori e tradizione, l’essenza di tale spirito imprenditoriale”. La seconda parte della serata dedicata tutta alla tradizione artigianale della Pipa nella Sila Greca è stata sviluppata dallo storico-documentarista mandatoriccese, rossanese di adozione, Franco Emilio Carlino, esponente della famiglia che da generazioni porta avanti questa produzione di pregio dell’artigianato calabrese. Carlino, in sintonia con quanto riferito da Joele Pace, ha voluto ricordare come, ancora oggi, molte delle attività artigianali citate dal Joele, continuano a rimanere volano dell’economia del luogo, con la caratteristica di punta che da oltre un secolo però caratterizza Mandatoriccio, che è quello dell’artigianato della lavorazione dell’erica arborea, dalla quale si ricavano le pipe. Dopo i consueti ringraziamenti, Carlino è entrato nel tema della serata offrendo interessanti ragguagli sulla storia della pipa, circa la sua composizione come strumento per fumare (cannuccia e fornello), i primi arnesi usati per il fumo, l’invenzione del tabacco, la nicotina, la diffusione della pipa (1600 in Inghilterra) anche come oggetto d’arte e design, la nascita dell’“Accademia della pipa”, i materiali usati: gesso, terracotta, argilla bianca (caolino), porcellana, avorio, metallo, pietra, vetro, sepiolite, un minerale bianco argilloso simile all’osso di seppia con il quale si realizzano le pipe di schiuma, legno (ciliegio, olivo, noce), ma -ha aggiunto Carlino– senza risolvere il problema del calore della combustione sviluppato nel fornello, superato poi con la realizzazione della pipa in radica di erica arborea (ciocco), voce ottenuta dall’incrocio di due termini latini cippus (ceppo) e soccus (zoccolo), risalente alla metà del 1800 usata per le sue qualità di resistenza al fuoco (800-900°), la sua economicità e le sue preziose caratteristiche. Carlino ha poi intrattenuto i partecipanti sulla storia della sua famiglia presente nel settore a Mandatoriccio sin dal 1905, con una tradizione artigianale avviata dal nonno Francesco Carlino e proseguita nel tempo, (da padre in figlio e da zio a nipote), riuscendo a conquistare con il marchio ‘Briarwood’ prima e ‘Carlino Genuine Briar’ poi i diversi mercati con esportazioni nei paesi di tutto il mondo in particolare: (Olanda, Ungheria, Germania, Danimarca, Rhodesia, Irlanda, Belgio e URSS). Oggi questa storia ha più di un secolo alle sue spalle ed è alla quarta generazione, con il marchio di “Calabria pipe” azienda gestita dal Maestro artigiano Carlo Carlino, che continua a rappresentare questa nobile tradizione, intervenuto nella conversazione con alcune sue utili e necessarie puntualizzazioni. Un’azienda quella di Carlo, a Mandatoriccio, che associa alla produzione degli abbozzi e delle placche anche il processo di finitura grazie proprio al suo estro e alla sua arte in grado di produrre anche oggettistica varia. Infine, Franco Carlino ha illustrato gli aspetti riguardanti il composito processo tecnologico con informazioni sulle caratteristiche fisiche, chimiche e tecnologiche della materia prima, le proprietà, fra cui il gusto conferito alla fumata e la porosità che permette al legno la respirazione del tabacco, la raccolta del ciocco, gli arnesi (marrascure) usati per l’estrazione e la pulizia, gli addetti alla raccolta (cioccaiuoli), il trasporto in segheria, la conservazione alla giusta temperatura e grado di umidità, gli ambienti di lavoro, il taglio, la scelta degli abbozzi e delle placche, secondo la qualità, la resa, il duro lavoro del maestro artigiano (segantino), la bollitura nelle (caldaie), l’essiccazione (essiccatoi), la stagionatura, l’imballaggio nei sacchi di juta, la finitura che comprende (tornitura, preparazione del fornello, stuccatura se necessaria per le pipe di bassa qualità, verniciatura, lucidatura, ceratura) tutte operazioni che mettono in risalto le abilità del maestro segantino capace di dare alla pipa estetica, funzionalità ed eleganza.
Franco Carlino