Corigliano-Rossano-13/04/2018: TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE (di GIOVANNI FERRARI)
TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE
di GIOVANNI FERRARI
“Con l’affermazione, TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE, intendo dire che, prima o poi, si pagano tutte le cattive azioni compiute nell’esercizio delle proprie funzioni”.
A conclusione della squallida e sciagurata CON–FUSIONE e l’accorpamento della Città di Corigliano alla confinante Rossano, da parte dei lestofanti e corrotti politici, cancellando e annullando di fatto, Corigliano dalla sua storia e dalla geografia. La gravissima responsabilità da parte del Sindaco “Pentito di Corigliano”, facendo votare in consiglio comunale “l’atto di impulso” a favore della Con–Fusione , per poi pentirsi e votare NO al Referendum. Non a caso, ho consigliato al Sindaco, personaggio fallito nella vita ed arricchito in politica. Confuso, di andare a curarsi nella clinica psichiatrica di Kazan in Russia, specializzata proprio alla cura degli squilibrati mentali; (vedi il mio articolo “PARENTOPOLI AL COMUNE DI CORIGLIANO”, pubblicato su tutta la stampa locale e nazionale), oggetto dell’ennesima querela. Tutto ciò non turba e non disturba il mio pensiero di libertà di leggere e scrivere tutto quello che penso; nonostante le minacce di MORTE che continuo a ricevere e subire non solo telefonicamente, ma anche con lettere anonime, oggetto di indagini da parte delle autorità competenti.
Una Città ed un territorio come Corigliano, ricco di storia, di tradizioni, di cultura, di economia, di turismo, cuore e centro propulsore della vasta area della sibaritide, svenduto per quattro mele marce ai poteri occulti della massoneria ed a pseudo associazioni UNO, CENTO E NESSUNO; una triste realtà di un territorio martoriato, consequenzialmente alle varie emergenze di viabilità, di dissesto idrogeologico, alla sporcizia dilagante dei rifiuti, all’inquinamento del mare, al fallimento di ogni processo di sviluppo socio-economico e al totale abbandono del Porto, come forza di trazione di un possibile progetto turistico: una vera e propria cattiva e truffaldina gestione amministrativa, rispetto ai tantissimi e gravi problemi, a Corigliano si sente fortemente nell’opinione pubblica tanta stanchezza e tanta esasperazione. Ciò che mi lascia perplesso è la faccia tosta, l’immoralità e la vergogna di costoro, mettendo sotto i piedi la loro dignità e la buona fede di chi li ha seguiti e gli ha dato fiducia, sperando nella loro coerenza; la mia necessità di scrivere e denunciare non è mai stata quella di presenziare o farmi un nome (dopo oltre quarant’anni di vita vissuta nel Mondo Accademico), ma quella di comunicare e mettere in luce uno stato di cose che, quasi sempre per malafede e malaffare, era taciuto ai più. Sono anche convinto che l’essere al di fuori di certe logiche (il che non significa non avere un ideale politico), faccia lavorare meglio chi vuole realmente affrontare i problemi, l’essere al di fuori di ogni schieramento, il non dover rendere conto a nessuno, parenti, amici, referenti o creditori morali che siano, mi ha permesso di essere a disposizione di chiunque me lo chiedesse e per dare, senza faziosità alcuna, il mio contributo alla comunità. Non ho bisogno di un curriculum per procurarmi una poltrona, mi bastano quelle che occupo nelle diverse sedi universitarie. Avrei senz’altro bisogno di più forza alle mie spalle ma se per questa, il prezzo è il baratto con la mia libertà allora NO, preferisco essere il Don Chischiotte di sempre e andare avanti con la mia coscienza perché è a lei, e a nessun altro, che devo rendere conto del mio agire.
E’ palese- il fallimento della guida amministrativa, dopo tanti anni di disastri totali su tutti i campi, in modo particolare quello della IN–CULTURA, ai lavori pubblici, all’organizzazione dell’apparato comunale, alla sicurezza, amministratori chiusi nell’autoesaltazione, sempre più distaccati dai cittadini e dai loro problemi.
SIBARI è la mia Città, la vasta area della sibaritide e del Pollino, costituiscono un comprensorio molto vasto, omogeneo e promettente, che si distingue concretamente per gli incessanti fermenti protesi a generare iniziative di riscatto in ogni settore della vita sociale, rappresenta il motore di sviluppo culturale e socioeconomico di tutto il territorio
Questa “AREA URBANA”, fortemente voluta da un gran numero di realtà territoriali istituzionale, dall’imprenditoria locale più attiva e dalle componenti più illuminate della società civile, è l’incontestabile acceleratore di uno sviluppo che non può essere negato, nonché anche una moderna risposta di reale presenza di servizi ad alto contenuto scientifico e culturale.
I territori che gravitano su SIBARI, SULLA SIBARITIDE E SUL POLLINO, sono fra i pochi, in Italia, a vantare una storia antica, ricca e prestigiosa.
Dalla civiltà della Magna Grecia a quella sibaritica, dalla bizantina a quella normanna sveva e via via nei secoli, i territori citati sono fra i più interessanti e degni per avere mostrato esempi incomparabili di civiltà, di cultura, di laboriosità e di progresso.
La pianura della Sibaritide, che dalla foce del Crati man mano si slarga verso la suggestiva catena del Pollino e verso l’interno, sino a raggiungere le propaggini della Sila, conserva momenti di storia, che vanno oltre il rispetto dato geografico, per inserirsi a buon diritto nel cammino dell’uomo verso forme sempre più alte di civiltà, nonché uno scenario d’incomparabile bellezza.
La città di SIBARI, che dà appunto il nome alla Sibaritide, rappresenta il primo momento di tale cammino, la storia civile dell’umanità deve molto ai coloni achei, i quali nell’VIII secolo prima di Cristo, interrompendo il flusso che vedeva i Greci dirigersi verso l’Asia Minore, si diressero verso occidente, fondando SIBARI, che a giudizio unanime degli storici, fu la più grande città d’Italia del tempo e, comunque, quella rimasta famosa nella memoria dell’Occidente europeo per la sua ricchezza e per l’alto livello di civiltà raggiunto.
SIBARI fu, infatti, uno de più importanti centri culturali e commerciali del tempo, ed estese il suo dominio e la sua influenza su tutto il Bruzio settentrionale, dallo Ionio al Tirreno; Sibariti furono i coloni, che, animati da spirito pionieristico, attraversando le aspre giogaie del Bruzio, fondarono, sulla costa tirrena della Lucania, altre colonie, fra le quali le più importanti furono Lao e Scidro.
Lo splendore di SIBARI, poggiava essenzialmente sul commercio; le navi sibarite raggiungevano i più lontani porti dell’area magnogreca e dell’Asia Minore, esportando i prodotti locali: (il vino, l’olio della pianura, il legname e la pece dei boschi montani) ed importando preziosi manufatti (tessuti, ceramiche, essenze profumate, suppellettili preziose).
Va sottolineato a questo punto quanto confermato da recenti scavi: tra il porto di Sibari e le navi alla fonda vi era un collegamento di condotte a tubi per ilo carico dell’olio e del vino. La prosperità raggiunta dalla Città è testimoniata inoltre dalla sua splendida monetazione: famoso lo statere in argento con sopra impresso un toro.
Sibari fu, quindi, la colonia che, prima fra tutte inizio, con le sue merci ed il suo grado di civiltà raggiunto, con il suo apporto materiale ed il suo apporto spirituale, l’opera di diffusione della civiltà greca.
Distrutta Sibari nella guerra con Crotone, fu Turi, colonia panellenica fondata dagli Ateniesi per volere di Pericle nel 444 a.C., ad esprimere l’affascinante civiltà fiorita nella Sibaritide in epoca magnogreca.
Siamo nel secolo d’oro della storia greca, caratterizzato dalla figura di un geniale statista quale fu appunto Pericle, contrassegnato da un mirabile sviluppo delle lettere e delle arti, che ebbe i suoi rappresentati in artisti e pensatori di eccezionale statura: Fidia, che seppe tradurre in divine realtà le grandiosi concezioni della vita che pulsavano nell’ambiente politico ateniese, ed ancora Anassagora, Protagora, Democrito, Tucidide, illustri rappresentanti dell’illuminismo greco, che fiorì nel quinto secolo avanti Cristo.
Tale fulgore non poteva non diffondersi nella colonia di Turi, che a giudizio degli storici, riuscì a porsi sullo stesso livello di civiltà della madre patria. Assai significativa la presenza di Turi, dove morì nel 428 a.C., di Erodoto, considerato l’iniziatore della storia, indicato come colui che, per primo, superando una concezione storia ristretta ad interessi locali, s’interessò di eventi contemporanei di grande rilievo, primo fra tutti la guerra dei Greci contro i Persiani, sottraendo, così, all’oblio uno dei momenti più significativi della storia dell’Occidente.
Certamente, su questa vasta area urbana della sibaritide, per molti e lunghi anni, scesero successivamente la dimenticanza: la storia presenta purtroppo, di questi vuoti e di questi abbandoni. Non sono mancati, comunque, nel recente passato, interventi condotti a titolo personale da vari studiosi, mirati a restituire alla luce i resti di un patrimonio archeologico così interessante. Non vanno dimenticate le ricerche condotte da Edoardo Galli, da Ulrich Kahrstedt dell’Università di Gottinga, da Zanotti Bianco, per conto della prestigiosa Società Magna Grecia, non vanno dimenticati i carotaggi eseguiti da Donald Freemann Brown, dell’Università di Harvard, negli anni cinquanta. Non è possibile, infine dimenticare l’entusiasmo per gli studi archeologici nella Sibaritide suscitato dal sodalizio nato nella zona col nome augurale di “Ritorno a Sibari”. Si deve, infatti, a tale associazione l’avere imposto il problema archeologico della Sibaritide, all’attenzione del Governo, oltre che all’opinione pubblica nazionale ed internazionale, riuscendo ad ottenere l’intervento della Direzione Generale delle Antichità e Belle Arti per una campagna sistematica di scavi. Gli scavi del Parco del Cavallo furono i primi e più importanti risultati della nuova attenzione con cui si guardò al problema della Sibaritide.
Adesso che la sciagurata CON-FUSIONE si è realizzata, tutti i nodi vengono al pettine, sarebbe mio profondo desiderio, vedere realizzata la mia Città, ossia la Città di Sibari, quella vasta area urbana della sibaritide che porta il nome di “MAGNA GRECIA” che va da Sibari al Pollino, dai paesi albanesi fino all’alto ionio, in cui possano trovare ospitalità tanti coriglianesi, schifati e nauseati dai corrotti amministratori del malaffare e della corruzione, cambiando la propria residenza.
Prof. Giovanni FERRARI. DOCENTE UNIVERSITARIO