Trebisacce-20/06/2018: L’Altare del Signore (di Pino Cozzo)

Pino Cozzo

L’Altare del Signore

di Pino Cozzo

 

Altare, dal tardo àlere, nutrire, e quindi, alimento, in origine, indicava la mensa destinata a ricevere gli olocausti offerti in dono e quasi in cibo alla statua del nume tutelare, o anche, nel senso metaforico di elevare, sollevare, per indicare il luogo dove si immolavano le offerte e si bruciava l’incenso, oggi indica la mensa sulla quale, in modo incruento e mistico che accetta, per immenso amore, di essere sacrificato per la nostra estrema infedeltà. In questo modo, c’è un rapporto diretto e intrinseco tra tavola (altare) e croce, sui quali c’è la vittima, realizzando un’unità o una fusione tra Gesù e l, si offre il sacrificio di lode a Dio e  si perpetua il rituale che Gesù ha lasciato in eredità ai suoi discepoli dell’ultima cena, in cui il sacerdote rigenera il Corpo e il Sangue di Cristo come cibo spirituale del popolo santo di Dio. Gesù è la vittima che paga il giusto prezzo in riparazione del grande peccato commesso, come servo sofferente a croce, tra Gesù e l’altare. Per questo, la cena del Signore o Messa – prolungata o attualizzata nel tempo per espresso desiderio di Gesù è l’anticipo incruento del suo sacrificio cruento sulla croce. Sull’altare è rappresentata non solo la persona divina di Gesù, ma anche la sua azione a favore degli uomini. Per questo, sulla pietra dell’altare si incidono e si ungono cinque croci che rappresentano le piaghe della crocifissione.  È Cristo stesso, sommo ed eterno sacerdote della Nuova Alleanza, che, agendo attraverso il ministero dei sacerdoti, offre il sacrificio eucaristico. Ed è ancora lo stesso Cristo, realmente presente sotto le specie del pane e del vino, l’offerta del sacrificio eucaristico.  L’ altare, attorno al quale la Chiesa è riunita nella celebrazione dell’Eucaristia, rappresenta i due aspetti di uno stesso mistero: l’altare del sacrificio e la mensa del Signore, e questo tanto più in quanto l’altare cristiano è il simbolo di Cristo stesso, presente in mezzo all’assemblea dei suoi fedeli sia come la vittima offerta per la nostra riconciliazione, sia come alimento celeste che si dona a noi. Giorno otto giugno duemiladiciotto, nel corso di una solenne celebrazione eucaristica, Sua Eccellenza, il Vescovo della Diocesi di Cassano Ionio, Mons. Francesco Savino, nella Chiesa Cuore Immacolato della Beata Vergine Maria, ha officiato i riti per la dedicazione del nuovo altare: unzione, incensazione, copertura della mensa sacrificale, illuminazione, floreazione. In particolare,  si  dice che con l’unzione del Crisma, l’altare diventi simbolo di Cristo, che fu detto Unto più degnamente di tutti; il Padre infatti lo unse con lo Spirito Santo e lo costituì Sommo Sacerdote, che offrisse il sacrificio della vita per la salvezza di tutti sull’altare del proprio corpo. Ed è proprio l’unicità del sacrificio redentore, sul Calvario e nell’Eucaristia, da parte di Cristo sacerdote e vittima, che ha portato la riforma liturgica conciliare a stabilire che in una stessa chiesa non si celebrino contemporaneamente più Messe e che nelle nuove chiese l’altare fisso sia uno solo: è chiara l’intenzione di educare il popolo cristiano anche con questa prassi e con questo segno, che rappresenta  in modo evidente e permanente Cristo Gesù, Pietra viva, e rappresenta in mezzo all’assemblea dei fedeli l’unico Cristo e l’unica Eucaristia della Chiesa. E così dev’essere, perché la Liturgia, ben celebrata  con i suoi segni propri, trasparenti e più importanti (come l’altare) è e deve essere in sé stessa la prima scuola: “Lex orandi, lex credendi”. Alla solenne e toccante celebrazione eucaristica, ha partecipato un’elevata folla di fedeli, in una chiesa che, dopo tutte le opere di restauro, sembra davvero aver cambiato aspetto e decoro. Presenti i tre parroci della chiesa Cuore Immacolato della B.V.M., Don Vincenzo Calvosa, Don Nicola Cataldi e Don Claudio Bonavita, hanno officiato, insieme col vescovo, anche i parroci delle altre tre chiese di Trebisacce, Mons. Gaetano Santagada, Don Joseph Vanson e Don Michel Sewodo.