Trebisacce-25/08/2018: Le emozioni positive: preziose per l’apprendimento (di Sandra Cataldi)

Le emozioni positive: preziose per l’apprendimento

SUGGERIMENTI  -ANNO SCOLASTICO 2018/2019

 Nuovo anno scolastico in arrivo, intriso di entusiasmi, ma anche di tante nuove sfide da affrontare. Per iniziare questo nuovo anno al meglio, l’imperativo per la scuola, che è molto più di un invito, da parte degli psicologi dell’apprendimento, è di tornare ad insegnare con il sorriso e con tutte le emozioni positive ad esso collegate. Difatti, l’insegnamento è molto delicato e richiede molta osservazione dell’ambiente circostante. La dimensione emotiva raccoglie, elabora e, con il passare del tempo dà i frutti della raccolta. Può essere positiva o negativa, a seconda della trasmissione reciproca  tra insegnante e allievi, o meglio nel modo in cui ci si relaziona, si comunica.

  La professoressa Lucangeli, esperta di psicologia dell’apprendimento e presidente nazionale dell’associazione per il coordinamento nazionale degli insegnanti specializzati, lo ha spiegato di recente a Rimini durante il convegno Erickson “ La qualità dell’inclusione scolastica e sociale”.

“ Le neuroscienze hanno dimostrato che non c’è contraddizione tra i meccanismi emotivi e cognitivi del cervello, se si apprende con paura -dice la professoressa Lucangeli – si crea un corto circuito: la paura mi suggerisce che quello che sto apprendendo è pericoloso, una parte di me vorrebbe ricordarlo, un’altra cancellarlo. Si crea quindi una condizione di grande fatica. Ecco perché è fondamentale non accompagnare l’insegnamento con emozioni disfunzionali, che possono bloccare l’apprendimento “.

 Emozioni negative quali la paura, la colpa e  la noia, si rivelano dunque pericolose per lo sviluppo cognitivo. La paura di sbagliare e  la colpa legata al principio di attribuzione, hanno effetto diretto sul corto circuito emotivo. Sul piano cognitivo, la noia determinata da prestazioni ripetitive innesca un allontanamento motivazionale. Difatti, gli psicologi dell’apprendimento ritengono che il metodo di studio funzioni con l’ascolto e la comunicazione diretta  con gli studenti, che si trovano ad esempio a dover affrontare i compiti ogni giorno e non riescono, perché magari provano emozioni negative, quali la paura, il timore di sbagliare etc.. Quello che consente di avere successo a scuola, quindi  la prima chiave per il successo scolastico è la motivazione allo studio e la seconda chiave di volta invece è  la metacognizione. È importante conoscere sé stessi e le proprie emozioni perché tutto ciò è direttamente proporzionale all’insegnamento che si ha davanti a sé. Stimolare la motivazione  accompagnando l’allievo con emozioni positive, di certo dovrebbe essere uno degli obiettivi di un buon insegnante. I genitori, anche tramite l’ausilio di percorsi di consulenza familiare, sono i primi educatori delle competenze emotive degli studenti-figli. Un impegno che deve iniziare fin dai primi istanti di vita, del neonato, per poi proseguire e svilupparsi lungo l’età evolutiva. Ansia o tranquillità, rabbia o equilibrio, ogni persona sarà quello che l’educazione emotiva avrà saputo costruire. Per educare alle emozioni, occorre soprattutto sapere ascoltare, riuscire a percepire lo stato emotivo del bambino, saper fare chiarezza nel suo stato d’animo. Con decisione e  autorità. Ma anche con dolcezza. Sono dunque i  genitori  con ciò che dicono e ciò che fanno quando il bambino sperimenta uno stato emotivo, a fornirgli una competenza emotiva, dotandolo di  un’educazione che in età evolutiva si struttura, organizza e sviluppa, che poi durerà per tutta la vita. Dopo i genitori però anche la scuola deve intervenire, come ribadisce la professoressa Lucangeli nel suo intervento al Convegno di Rimini: “ai genitori raccomando di iniziare subito ad accarezzare i loro bambini, sorridergli, guardarli negli occhi e capire come stanno, capire il loro stato emotivo. Poi arriva l’alleanza educativa, famiglie e scuola dalla parte dei ragazzi, alleati- suggerisce la psicologa –  contro gli errori per incoraggiarli a migliorare “, in un percorso inteso alla motivazione e  alla metacognizione, conoscere sé stessi e le proprie competenze didattiche e non solo, anche emotive. “L’insegnante giudice diventa maestro che aiuta”. Dunque, ci si auspica una scuola finalizzata all’insegnamento di capacità interpersonali e intrapersonali, essenziali per una buona qualità della vita. Un insegnamento intriso di emozioni positive, consapevole e rispettoso delle diversità è il fondamento di una scuola veramente inclusiva. L’imperativo rimane dunque quello di comprendere, quanto sia importante l’associazione tra apprendimento ed emozioni per poi cambiare gli atteggiamenti educativi basati su un eccesso di richiesta ed emozioni stressanti. Anche perchè gli indicatori del Ministero dell’Istruzione del Coordinamento Nazionale Psicologi parlano di un eccesso di carico, per quantità e qualità, sugli studenti italiani. In conclusione, se nutriamo i bambini con amore, le paure moriranno di fame e  l’apprendimento avrà la meglio.

  E che sia un buon anno scolastico per  tutti gli studenti, genitori ed insegnanti.

Dott.ssa Sandra  Cataldi (Consulente familiare)