Trebisacce-18/09/2018: ‘’Sulla mia pelle’’: a proposito di verità scomode. (di Teresa Valastro)
‘’Sulla mia pelle’’: a proposito di verità scomode.
Il film ‘Sulla mia pelle’’ si presenta con un ‘amarezza che non è cruda realtà posta in modo netto e senza filtri davanti allo spettatore, anche se la tentazione poteva essere tale. Tale realtà non è una Cosa impossibile, insopportabile tale da far chiudere gli occhi. L’intento del regista è stato di mostrare una realtà resa umana dalla verità che è mediata da umane presenze. Queste umane presenze sono da comprendere come gli attori invisibili dello stesso regista e degli stessi spettatori. In effetti, senza la mediazione dell’occhio umano non ci può essere arte, verità e mera comunicazione. ‘’Sulla mia pelle’’ non è un semplice film denuncia o di protesta nei confronti di istituzioni che talvolta presentano faglie, inciampi, mele marce. Questo film racconta la vera storia di Stefano Cucchi e la sua tragica fine dopo giorni di agonia, lasciato solo in balia delle conseguenze fisiche dovute al fatto di essere stato duramente percosso da tre carabinieri, in una stanzino di una stazione dei carabinieri di Roma. Non è un film concernente temi cosiddetti sociali, ma prima di tutto, è un film di denuncia di un certo modo di vedere la realtà e di interpretare i dati della realtà stessa. E’ un film sulle illusioni e gli autoinganni: l’illusione di poter andare avanti nonostante le nostre colpe di omissione, l’illusione di vedere quando in realtà si è ciechi di fronte ai lividi che ricoprivano il povero corpo martirizzato di Stefano, l’illusione di seguire le chimere di un banale bene di lavoro quotidiano, quando in realtà ci stiamo perdendo pezzi importanti, come la responsabilità di chiederci come sta il nostro fratello che ci illudiamo di vedere e toccare con occhi veri e autentici. Anche per chi non è credente, vale l’idea di una verità non astratta, universale o sovratemporale. La verità è una Persona che alcuni identificano in Gesù Cristo, ma è sempre una persona anche per chi non crede. La verità è incarnata nelle vittime, i carnefici, le persone comuni. Forse stiamo perdendo il valore di guardarci dentro non come in uno specchio che valga da sussidio per la nostra piacevolezza estetica. Più ripenso a questo film, e più rivedo le pagine di Hannah Arendt , ‘’La banalità del male’’La Arendt ,al di là del discorso storico dei nazi-fascismi, aveva profetizzato come saremmo caduti nella tetra maglia di una burocrazia assurda , sì, assurda, se vogliamo utilizzare il termine beckettiano dei genitori di Stefano Cucchi, i quali hanno visto il loro figlio solo in obitorio, a cause di assurde regole di autorizzazioni di entrata presso il carcere e poi l’ospedale-carcere. Una storia vera come questa fa’ da spartiacque tra i grandi fenomeni di corruzione e delinquenza e quei fenomeni più nascosti,nei quali si cade più facilmente preda di atteggiamenti omertosi e propri di quei bambini che vogliono turarsi gli orecchi e chiudere gli occhi pur di non vedere un Reale maligno e orripilante.
Teresa Valastro.