Trebisacce-04/10/2018: RASPA:Né martiri, né colpevoli!

Né martiri, né colpevoli!

Comunicato Stampa

 

Mimmo Lucano, il sindaco di Riace, è stato arrestato con l’accusa di aver aiutato una ragazza nigeriana a restare in Italia e quella di aver affidato la raccolta dei rifiuti a due cooperative sociali. Le restanti accuse contestate dalla procura di Locri (malversazione, concussione e truffa, che costituivano i 3/4 dell’impianto accusatorio) sono state cassate. In questa vicenda c’è tutto lo scarto tra i protocolli e la vita, quella vera, uniformata a un inderogabile principio di umanità. R.A.S.P.A. ritiene che alcune leggi inique possano essere contestate, che non ci si possa accontentare di rispettare i codici, di limitarsi a eseguire il mansionario, se in gioco ci sono la sopravvivenza e l’esistenza stessa degli ultimi, dei più poveri, degli immigrati. A questi Lucano ha da sempre inteso estendere i diritti basilari, facendo di Riace una sorta di villaggio globale che fa paura proprio nella misura in cui si pone come delegittimazione di un sistema d’accoglienza troppo spesso viziato, cannibale e predatorio. R.A.S.P.A. ritiene che quella segnata dal sindaco di Riace possa essere una strada utopistica ma pienamente realizzabile e deplora fermamente l’umiliazione e la persecuzione politica e individuale cui continua a essere sottoposto Lucano. Lo stesso Mimmo Lucano, quindici giorni orsono, insieme a centinaia di sindaci calabresi, ha supportato la ricandidatura di Mario Oliverio alle prossime elezioni regionali; non siamo al corrente di ciò che ha motivato tale sostegno politicamente incomprensibile e sospettiamo, dunque, che possa riguardare un atto dovuto, rispetto a un’amicizia troppo sbandierata sui social da un governatore che, in fin dei conti, non ha mai saputo garantire alcunché né a Lucano, né al progetto di accoglienza di Riace. I due corni della vicenda delimitano esattamente lo spazio che resta in Calabria e in Italia per esercitare un’azione politica, anche quando essa è volta alla resistenza: spazio che si consuma tra una riverenza al potere (forse troppo ossequiosa, ma sentita come obbligatoria in un sistema così regolato) e la ricerca di una scappatoia per aggirarne i meccanismi burocratici, diciamo così, meno oliati. Dal canto suo, il popolo (anche in misura maggiore rispetto a chi lo rappresenta) è stretto tra la necessità di riconoscersi in un eroe e, adesso, in un martire e l’asservimento endemico di chi continua a uniformarsi alle consuete logiche dello scambio e della clientela. Quelle che continuano a conservare intatti e privi di civiltà questa regione e questo Stato e che lasciano che tutti siano convinti che Lucano sia colpevole e che fraudolento si sia rivelato l’esempio di accoglienza che ha allestito a Riace. D’altro canto, per capire davvero chi siamo e dove stiamo andando noi, lo sviluppo e il nostro fallimentare (ma legalissimo) modello di accoglienza, le ultime cose che ci servono sono i martiri e i colpevoli.

Trebisacce, 4 ottobre 2018

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