Trebisacce-17/03/2019: Giuseppe: l’uomo della bontà, umiltà e obbedienza  ( di Pino Cozzo)

Giuseppe: l’uomo della bontà, umiltà e obbedienza

                                                    di Pino Cozzo

Pino-Cozzo

 

Nella odierna società, abbiamo, più che mai, bisogno di volgere il nostro sguardo su S. Giuseppe, l’uomo giusto,  che porta a compimento il progetto salvifico di Dio. Giuseppe, prendendo in sposa Maria, diviene il padre putativo del bambino Gesù, e questa paternità, come il suo amore per la sua promessa sposa, costituisce un legame assai forte, che è ammirabile per limpidezza e tenacia. Con l’aiuto dello Spirito Santo, fra i due giovani si instaura un autentico dono reciproco di affetto e di stima, che fa loro superare anche i primi, timidi tentennamenti. Ed il legame tra S. Giuseppe e Gesù è ancora più estasiante, perché scaturisce da due cuori umili, poveri e dolci, che, ciascuno per la sua parte, sono votati ad esaudire la volontà di Dio. Ed è grazie a questo superbo amore, così intenso e risoluto, che Giuseppe diventa il servo per eccellenza di Maria, del Dio celeste e del Bambino Gesù. E lo farà con docilità e condiscendenza, con povertà di sostanze e ricchezza di spirito, con la consapevolezza che Dio, per suo mezzo, realizzerà il suo progetto divino di salvezza degli uomini. E così, il buon Giuseppe si carica della responsabilità di accudire il Bambino, parte per l’Egitto, senza preoccuparsi del perché o del come l’avrebbe fatto, per sfuggire alla persecuzione, fidandosi ciecamente dell’annuncio dell’angelo, messaggero di Dio, dimenticandosi del suo volere e facendo unicamente la volontà di Dio. Dunque, Giuseppe si spoglia del suo volere, si eclissa, per lasciare Maria e Gesù in primo piano, a dispetto dell’organizzazione patriarcale della società del tempo. Giuseppe si fa da parte, servo fedele, e anche Maria, avrebbe potuto farlo, perché Gesù era il figlio di Dio e non aveva bisogno di acquisire una educazione o acquistare delle virtù. Ma Maria deve portare a termine il suo incarico, fino in fondo, fino alla via verso il Calvario, fino ai piedi della Croce, causa della morte del suo adorato figlio. E’ l’uomo del sì incondizionato, che si fida della parola di Dio, laddove chiunque avrebbe avuto delle incertezze e dei tentennamenti, l’uomo che conosce e capisce il disegno d’amore e di salvezza del Signore, l’uomo del “Fiat voluntas Dei”. Non ha bisogno di clamori o di proclami, perché S. Giuseppe, con Maria, Madre di Dio e della Chiesa, hanno onorato la verginità sponsale del matrimonio, e la loro unione è stata comunione e amicizia profonda, aiuto reciproco nella crescita e nell’educazione del Bambino Gesù. Gli Angeli del Cielo lo celebrano con i cantici, lo adorano nel silenzio, lo adorano con il lavoro delle mani e delle braccia, lo glorificano con tutta la vita e con tutto il loro essere.

In questo mese di marzo, quando il caldo sole trebisaccese riscalda l’aria e i cuori, ricorre, il 19 marzo, la festa di S. Giuseppe, padre per eccellenza, ed anche la festa dei papà. E’ un’occasione civile, forse consumistica, di rendere omaggio alla figura dei padri, che spesso sono solo dei collaboratori biologici dell’opera della vita, ma poi si disinteressano dell’esempio e dell’educazione da impartire ai figli. Abbandonano la famiglia con troppa facilità, delegano la formazione ad altre agenzie, come le associazioni  o la scuola, non sono presenti nei momenti cruciali della vita dei ragazzi, non riflettono sulle dannose conseguenze che la mancanza della figura paterna può causare sulla crescita dei giovani. Allora, auspichiamo che la festa di S Giuseppe e dei papà sia occasione propizia per ripensare al ruolo dei padri, nella famiglia e nella società, che deve essere quella di esempio di vita cristiana, dedita all’amore e al lavoro, alla collaborazione con il Signore ad attività di costruzione di un mondo più a misura d’uomo.  L’uomo sia riabilitato al rapporto divino mediante la trasformazione di tutta la sua persona, anima, intelligenza, volontà, affettività, venga purificato, santificato e rigenerato, perché diventi una nuova creatura e un uomo nuovo. Dunque, auguri a tutti i papà del mondo, siate lieti di esserlo, e fatevi imitatori di S. Giuseppe.