Trebisacce-25/05/2019: Incontro con un’opera: il romanzo Mangereta di Adalberto Maria Merli* ( di Salvatore La Moglie)
Incontro con un’opera: il romanzo Mangereta di Adalberto Maria Merli*
di Salvatore La Moglie
IL romanzo Mangereta dell’attore-scrittore Adalberto Maria Merli (La nave di Teseo, 2018), colpisce subito il lettore per due grandi qualità. La prima è la scorrevolezza, la fluidità che, come ha scritto una volta Piero Citati, è virtù somma del narratore. Infatti, il romanzo – che è romanzo di formazione – si legge in un paio di giorni.
L’altra grande qualità ci sembra quella consistente in una scrittura che appare già come una sceneggiatura stesa per un film. Perché, in verità, ogni capitolo, ogni macrosequenza, ogni scena del libro è come se fossero delle sequenze e delle scene cinematografiche. Insomma, siamo di fronte a un libro-film: ogni scena scritta, raccontata – con grande realismo – è come se la vedessimo al cinema o alla televisione. Questa particolarità della narrazione è certamente dovuta alla grande arte della recitazione dell’autore, che è, appunto, attore di gran lunga data oltre che di gran vaglia. E le scene che leggiamo-vediamo sono scene di vita di tutti i giorni, di uomini reali, in carne ed ossa, che affrontano le difficoltà quotidiane avendo intorno a loro l’orrore della guerra.
Quanto al registro stilistico e linguistico, esso si può definire medio-alto, anche se si avvale spesso della mimesi dialettale e del parlato popolare, sia friulano che romanesco, che contribuisce alla resa realistica della narrazione.
Dicevamo che si tratta di un romanzo di formazione che ha, autobiograficamente, come protagonista il piccolo Adalberto, che la nonna amava chiamare scherzosamente Mangereta, ovvero come si dice nell’idioma dell’Italia Meridionale, Mangione, cioè uno che mangia sempre e tanto. Ma il piccolo protagonista non è solo affamato di cibo (specialmente durante la Seconda Guerra Mondiale di fame ce n’era tanta…): egli ha anche e soprattutto fame di conoscenza, di esperienza, di curiosità anche a costo di farsi male. E, in verità, durante gli anni duri della Guerra, in mezzo alle distruzioni, all’odore di morte e al fragore di armi sempre più micidiali che l’uomo è riuscito a costruire, il piccolo Berto di esperienze ne fa eccome! Perché il nostro piccolo eroe ha fame di vita, ha sete di conoscenza, vuole imparare dalla vita (che è così varia), dagli uomini e da quello che essi fanno.
Alla fine, il libro si chiude con l’immagine-metafora della formica che si dà da fare per trasportare come può una crosta di pane larga e sottile, previdente provvista, essenziale per la sopravvivenza. Il trasporto è problematico, difficoltoso e anche alquanto ridicolo perché il minuscolo esserino procede goffamente, ondeggiando come una barchetta a vela, pur di portare il pezzettino di pane nel suo rifugio. Berto la guarda attentamente, l’ammira e, forse, la vede simile a lui, una sorta di mangereta che, piena di vita, cocciutamente si attiva e si adopera per soddisfare il bisogno di mangiare, di vivere e di sopravvivere. E, grato, comincia a ridere per lo spettacolo che dà quel pazzo esserino che è riuscito a distrarlo e ad allontanarlo dalla malinconia, facendolo, magari riflettere sul senso della vita, sul fatto che essa, pur se breve, è tanto dura e complicata, costa fatica ma va comunque vissuta fino in fondo, assaporata, mangiata, anche voracemente, anche a costo di farsi male. Nella consapevolezza che in essa c’è il miele e il fiele, che può essere dolce ma anche tanto amara e che il bene e il male – nella vita di tutti i giorni come nella Storia – è fatto dagli uomini e che c’è chi opprime, decide delle vite degli altri e chi è costretto a subire, anche le guerre, ma potrebbe anche ribellarsi. Proprio in nome di quella vita e del diritto a viverla pienamente, a gustarla nella libertà, nella pace, nella dignità e nella giustizia anche se, come la piccola formica, con tanto lavoro e tanta fatica.
* Adalberto Maria Merli (Roma, 14 gennaio 1938) è un attore e doppiatore italiano.
Ha lavorato in varie fiction televisive fra cui La freccia nera, Le terre del Sacramento, E le stelle stanno a guardare, L’impostore, La piovra 3, Maria Montessori – Una vita per i bambini, Rebecca, la prima moglie. Al cinema è stato coprotagonista con Alain Delon in La prima notte di quiete, poi protagonista in La villeggiatura premio Sadou, La ragazza con gli stivali rossi, Il poliziotto della brigata criminale, Le Gang, Cento giorni a Palermo di Giuseppe Ferrara dove oltre a dar la voce a Lino Ventura nella parte del generale dalla Chiesa, ha interpretato il ruolo di un mafioso. Ha avuto anche il nastro d’argento ne La cena (1998) di Ettore Scola. Ha interpretato il Commissario tecnico della Nazionale Italiana di Calcio Vittorio Pozzo nel film Il colore della vittoria del 1989 diretto da Vittorio De Sisti. Frequenti i lavori per la radiofonia RAI, sia nella prosa classica che negli originali radiofonici, a partire dall’inizio degli anni sessanta.
Come doppiatore è noto soprattutto per aver prestato la voce ad attori del calibro di Clint Eastwood, in Million Dollar Baby (con il quale ha vinto il Nastro d’Argento 2006 per il doppiaggio), Jack Nicholson, in Qualcuno volò sul nido del cuculo, David Carradine in Kill Bill: Volume 1, Malcolm McDowell in Arancia meccanica e The Company, Brian Cox in Troy ed Ed Harris in The Truman Show (che gli ha fruttato il Premio Voci nell’ombra 1999 per la “Miglior Voce Caratterista”), Robert Redford in Leoni per agnelli. Tra gli altri attori doppiati ci sono Michael Caine, Lino Ventura, Willem Dafoe, Sam Shepard, Billy Bob Thornton, Nick Nolte, James Caan, Anthony Hopkins, Sean Connery, Tommy Lee Jones, Gérard Barray, Michael Douglas e Giuliano Gemma. Ha lavorato anche in film d’animazione come Gli Incredibili, Monsters & Co., Le follie dell’imperatore, Cars – Motori ruggenti e Rango.
Merli ha fatto inoltre parte della commissione per il cinema. Nel 2011, durante l’ottava edizione del Leggio d’oro, ha ricevuto un riconoscimento alla carriera (da Wikipedia).