Francavilla Marittima-24/06/2019: Porte aperte alla Necropoli di Macchiabate
FRANCAVILLA MARITTIMA “Porte aperte a Macchiabate” per consentire all’Equipe dell’Università di Basilea in Svizzera guidata dal prof. Martin Guggisberg di illustrare i risultati degli scavi che sono tuttora in corso presso la Necropoli di Macchiabate che, come è noto, sorge nella parte inferiore del Parco Archeologico di Timpone della Motta. L’evento, promosso dall’Associazione per la Scuola Internazionale di Archeologia “Lagaria Onlus” diretta dal prof. Pino Altieri in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Francavilla Marittima guidata dal sindaco dr. Franco Bettarini, è in programma sabato prossimo 29 giugno alle 9.30 “in situ” e precisamente presso il cancello d’ingresso della Necropolidi Macchiabate. E’ qui che l’Equipe degli studiosi ha invitato la cittadinanza di Francavilla Marittima e tutti gli studiosi e gli appassionati di Archeologia. Come è noto le aree principali del Parco Archeologico di Francavilla Marittima sono due: Timpone della Motta, posto a 280 m. s/l/m, uno dei siti archeologici di maggiore interesse nel territorio calabrese del Parco Nazionale del Pollino e l’area della Necropoli di Macchiabate che sorge più in basso lungo la sponda del torrente Raganello. Se sul Timpone erano ubicati una serie di edifici a carattere sacro, tra cui il tempio alla dea Athena, la parte bassa, a Macchiabate, era occupata da una Necropoli di dimensioni notevoli presso cui venivano tumulati i morti appartenenti ad un abitato risalente dell’Età del Bronzo Medio costituito da capanne, alcune delle quali scavate e indagate nel corso degli anni. La necropoli di Macchiabate, invece, presso cui l’inizio degli scavi risale agli anni ’60 da parte della prof.ssa Zancani Montuoro, è formata da quasi 200 sepolture, costituite da tumuli di pietra di forma circolare o ellittica, dove il morto veniva deposto con le gambe ritratte su uno strato di sabbia e accanto a lui veniva disposto il suo corredo funebre composto da vario vasellame di ceramica ed oggetti in metallo, generalmente di bronzo, che facevano parte del vestiario del defunto (bracciali, anelli, cinturoni, fibule ecc.), o di armi se si trattava di un uomo di rango elevato. Le tombe non avevano assi o impalcature di legno e le pietre venivano poste direttamente sul morto e sul suo corredo. Tutti i reperti ritrovati nel corso delle numerose campagne di scavi sono stati prelevati e consegnati al Museo Nazionale della Sibaritide, dove vengono conservati dopo essere stati restaurati. Nel corso dell’evento in programma sabato prossimo saranno invece illustrati i reperti venuti alla luce nella corrente campagna di scavi.
Pino La Rocca